Economia

CORONAVIRUS. Si annuncia una primavera di scioperi contro il Governo

I sindacati accusano i settori in cui non sono rispettati i protocolli di sicurezza per i lavoratori

Andrà da Nord a Sud la protesta all’interno delle aziende contro il Governo per le misure restrittive dirette a contenere i contagi da Coronavirus. E non poteva essere altrimenti, dal momento che attualmente la Lombardia è la regione italiana che più delle altre sta pagando dazio con migliaia di vittime dall‘esplosione dell‘epidemia.

Certo, gli ultimi dati relativi ai contagi parlano di numeri in contrazione rispetto a due giorni fa, ma sono in molti a pensare che le misure messe in atto fino a questo momento non siano in grado di garantire alcunché. Leonardo, Ge Avio, Fata Logistic System, Lgs, Vitrociset, MBDA, DEMA, CAM e DAR: è proprio da queste aziende (fonte FIOM) che ieri sono partiti il grido d’allarme e la volontà di incrociare le braccia per dire no alle ultime ordinanze che stabiliscono quali attività devono rimanere aperte e quali no.

Ed in Lombardia, inoltre, è già stato proclamato uno sciopero dei metalmeccanici di 8 ore per domani, mercoledì 25 marzo. Le motivazioni sono estremamente semplici: nel territorio della Regione urge una decisiva ed ulteriore stretta sulle attività produttive che necessitano di rimanere aperte in questo momento così cruciale.

Sempre mercoledì, ma ancora con modalità al vaglio dei sindacati, sono in programma altri scioperi nei settori chimico, tessile, dell’energia e della manifattura. In una nota a firma FILCTEM, FEMCA e UILTEC si legge: ”Ci mobilitiamo per difendere la vita e la salute; il decreto del governo tiene conto solo in misura parziale delle istanze che CGIL, CISL e UIL hanno posto all’attenzione dell’esecutivo; infatti molte attività non essenziali nè indispensabili sono state inserite tra quelle che possono continuare a lavorare. L’aver inserito nelle attività d’impresa da considerare essenziali una serie di attività di vario genere che di essenziale non hanno nulla, depotenzia il decreto e crea l’effetto di ridurre ai minimi termini il numero delle lavoratrici e dei lavoratori che potranno ‘rimanere a casa’”.

Anche il settore bancario è sul piede di guerra, minacciando anch’esso scioperi a breve in quanto, come si legge in una nota congiunta dei segretari di FABI, FIRST CISL, FISAC CGIL, UILCA e UNISIN inviata ad ABI, a FederCasse, a tutte le banche e per conoscenza anche al Primo Ministro Conte: “i dipendenti del settore, tra i quali si registrano molti casi di positività al Coronavirus, non operano in condizioni di sicurezza”, di fatto costretti a lavorare senza mascherine, guanti e disinfettanti. Pronta la risposta di ABI, che in un comunicato ha spiegato come: “continua a compiere il massimo sforzo per prevenire, contrastare e contenere la diffusione del Coronavirus, con priorità per la sicurezza di lavoratrici, lavoratori e clienti, in conformità con le disposizioni di legge e degli altri atti normativi e dando, inoltre, piena attuazione al Protocollo condiviso il 16 marzo 2020 con FABI, FIRST CISL, FISAC CGIL, UILCA e UNISIN”.

Per questa mattina alle 11, intanto, è stato convocato un incontro in videoconferenza tra CGIL, CISL e UIL, un incontro sollecitato a gran voce dai tre segretari confederali Landini, Furlan e Barbagallo, che nella sostanza chiedono di rivedere l’elenco delle attività da non fermare, in quanto ritengono che molte di quelle destinate a continuare inserite anche nell’ultimo DPCM non siano di vitale e primaria importanza; in particolare Landini ha esplicitato che lo sciopero sarà indetto in quei settori dove non siano rispetttai i protocolli di sicurezza dei lavoratori.

A fare da contraltare a questa presa di posizione, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che in un intervento a Radio Capital si è detto perplesso sullo sciopero generale ventilato in queste ore.

Donatella Swift

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Redazione La Voce

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