Parlare d’amore con amore

Dai racconti di Andrea… “Louis Vuitton” uno status symbol da esibire

Intrigante storia di esibizionismo–adulazione-rivalsa–peculato

Carissimi Amici, carissime Amiche, che le boutiques Louis Vuitton di tutto il mondo siano un polo attraente per persone benestanti, sensibili ai dettami della moda e degli status symbol non è certo una novità. Tuttavia, nelracconto di Andrea Giostra, tratto dall’inedita raccolta “Mastr’Antria ed altri racconti”, riscontriamo quanto alcuni siano schiavi dell’apparire.

Una storia vera, che a tratti descrive con ironia banali comportamenti unitamente a pochezze di una parte del genere umano.

«Da quando in via Libertà avevano aperto lo store cittadino di Louis Vuitton, era come se quella via avesse assunto una dimensione nuova, internazionale, sciccosa, interessante, da visitare, da guardare, da andare e fare la fila per farsi vedere. Persone vestite tutte firmate, con le donne truccate di tutto punto che tenevano in mano la sac à main che nello stesso store avevano comprato qualche settimana prima. Quel giorno non si doveva mancare. Era l’antivigilia di Natale e occorreva andare a comprare i regali per tutta la famiglia. Era uno status symbol fare quella fila. Tutta la città lo doveva sapere. Lì, si sa, uno stipendio di un operaio della Fiat ci vuole per comprare una sola sac à main».

Certo che autoinfliggersi di affrontare una coda solo per “farsi vedere”, mi pare sinceramente da parvenue molto, ma molto naif. Non per nulla si dice che “quelli che contano non si mostrano”.

Di seguito, Andrea, ci riporta un aneddoto ambientato nel citato store, in un giorno qualunque – seppure ascritto al periodo natalizio – cui, in veste di cliente alla ricerca di un dono per la fidanzata, ha assistito fingendo indifferenza, divertito e molto incuriosito. Io ne ho tratto alcuni frammenti atti ad enfatizzare le debolezze umane.

«Ad un certo punto alzai lo sguardo e chi vedo davanti a me? L’Onorevole Giuseppe Crapari. Da Louis Vuitton? Ma chi minchia ci fa c’a da Louis Vuitton il presidente Crapari?».

L’Onorevole Crapari era un personaggio politico di spicco, appartenente al partito di governo, paladino dei poveri e dei cosiddetti “ultimi”. Il partito degli operai, dei disoccupati, dei precari, degli indigenti, dei senzatetto, dei cassintegrati oltreché delle donne sole e abbandonate.

Sebbene non condivida l’associazione della propria posizione politica – quand’anche di pubblico rilievo – al personale tenore di vita, nel proseguo dei frammenti estrapolati dal racconto, balzerà agli occhi l’inconfutabile incoerenza. E non solo…

Andrea prosegue:

«Era in confidenza con la direttrice dello store l’onorevole Crapari. L’onorevole le stava piazzato a mezzo metro di distanza dall’acconciatura appena fatta dal famoso parrucchiere di via Torrearsa, e raccontava di dove era stato, di dove aveva cenato, di quali piatti slow food aveva gustato, di quale chef stellato aveva conosciuto, in quale hotel a cinque stelle lusso aveva dormito, di quale…  insomma, di minchiate parlava il presidente per impressionare la direttrice dello store che secondo me non se ne fotteva niente di so cunti. Le interessava solo che comprasse e che spendesse più soldi possibile.»

“Quando la vanagloria non conosce il senso del ridicolo…” aggiungo io, evitando a tale atteggiamento, l’attribuzione della più appropriata definizione gergale alla quale state pensando.

Ed ecco che Andrea ci rivela il suo lato curioso:

«Mi fermai dietro al bancone che conteneva accessori che si vedevano dietro un vetro trasparente, facendo finta che la mia attenzione fosse al di là della trasparenza orizzontale, ma di fatto mi assaporavo la scena. La direttrice continuava a fissarlo attenta, scrupolosa, empatica, sorridente. Il presidente si sentiva incoraggiato e parlava orgoglioso convinto di averla impressionata. Corpulento e pacchione, come si diceva al liceo e alle medie quando si voleva sfottere un compagno che per il lardo che portava addosso non poteva giocare a pallone con il resto della classe. Si sedeva a guardare di lato e veniva escluso dal gruppo meditando la sua rivincita da adulto. Era diventato onorevole della regione. Era diventato presidente. Era diventato uno cazzuto. Era uno che comandava piddavvieru. Era uno che andava a fare shopping da Louis Vuitton.»

È evidente che Andrea ha riconosciuto nell’onorevole il compagno di liceo, così com’è altrettanto spiegabile come la tracotanza da quest’ultimo manifestata senza il minimo pudore, sia il risultato di tanta umiliazione subita, una sorta di rivalsa sociale.

L’onorevole aveva precedentemente telefonato alla direttrice, commissionando i tre doni scelti e preannunciando la sua visita per il ritiro. I pacchi erano già elegantemente confezionati e non restava che espletare l’ultima operazione: il pagamento. Quanto stava pagando l’onorevole? Il personale addetto gli era accanto impassibile, mentre lui firmava incurante la copia del bigliettino riferito alla carta gold.

Se in alcuni negozi ordinari i commessi avrebbero esultato ed appalesato l’importo, in un negozio di prestigio vige la classe della riservatezza.

«La curiosità mi stava manciannu lu ficatu. Ma nientipotevo fare» – ci confessa Andrea e prosegue: «in qualsiasi altro negozio della città avrebbero ad alta voce abbanniato il prezzo da pagare per far capire a tutti che quello i picciuli ce li aveva. Che il negozio stava incassando una bella somma.Da Louis Vuitton tutti muti. Troppo curioso ero. Ma come potevo fare. Non lo potevo sapere mai. L’unica cosa che potevo vedere erano i tre sacchetti di carta lucida color marrone col logo ben in vista.» … «La curiosità mi stava manciannu lu ficatu. Ma nienti potevo fare.» … «Scelsi la mia borsa Speedy Bandoulière chiara, pagai e me ne andai con il pensiero fisso all’onorevole Crapari che fortunatamente non mi aveva visto. O forse aveva fatto finta di non vedermi?».

Sono propensa a credere nella seconda ipotesi… “rinnegare le proprie origini”, induce a porre in atto una strategia evitante nei confronti delle persone testimoni di un passato mediocre.

Chissà quanto avrà speso l’onorevole da Louis Vuitton e chissà se aveva o meno visto Andrea?

«Con questi due dubbi con cui l’onorevole mi lassò. Sconfitto me andai».

Ma come si dice “il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi” fu così che una mattina, Andrea, gustando un buon caffè e sfogliando un quotidiano…

«Nella prima pagina dell’inserto Sicilia de La Repubblica c’era un titolone: “Spese pazze all’Assemblea Regionale. Chiesto il rinvio a giudizio per tredici politici”. Presidenti dei gruppi parlamentari avevano usato la carta di credito del gruppo per fare centinaia di acquisti personali».

L’elenco, diffuso con dovizia di particolari – oltre a nominare i 13 politici con relativa attribuzione di acquisti e cifre sottratte, appagò così uno dei due dubbi di Andrea:

«All’onorevole Crapari veniva contestato l’acquisto di tre borse Louis Vuitton per un importo di diecimilacinquecentoventieuro».

Un abbraccio

Daniela Cavallini

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