Economia

DEF, ISTAT: “Livelli ancora elevati di evasione fiscale”

Il presidente dell'Istituto di statistica in audizione sulla Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economica e finanziaria

Roma, 8 ottobre – Il presidente dell’ISTAT, Gian Carlo Blangiardo, nel corso della sua audizione sulla Nota di aggiornamento al DEF, ha dichiarato che in Italia permangono “livelli elevati di evasione fiscale e contributiva”. Il recupero è “critico per il rafforzamento della capacità competitiva e di crescita del nostro Paese e per l’efficacia e l’equità delle politiche pubbliche”.

Stando alle stime della Relazione, la differenza è pari a circa 109,7 miliardi nel triennio 2014-2016.

“In Italia – ha proseguito Blangiardo- , le prospettive per i prossimi mesi sembrano orientate a una sostanziale persistenza dell`attuale fase di debolezza del ciclo economico”. “Nel corso della prima metà del 2019 gli indici di diffusione – che misurano la percentuale di settori in crescita rispetto al totale – si sono mantenuti al di sotto del 50%, sia nell’industria che nei servizi; tuttavia le prime indicazioni per il terzo trimestre del settore manifatturiero segnalano un miglioramento. Nei mesi più recenti è proseguito il peggioramento del clima di fiducia delle imprese”. fanno sapere dall’ISTAT.

“Le imprese più orientate alla sostenibilità – prosegue l’ISTAT – mostrano la presenza di un premio in termini di produttività che può arrivare anche al 15%. Il valore aggiunto delle ecoindustrie (ossia attività economiche la cui finalità principale è la protezione dell’ambiente o la gestione delle risorse naturali), nel 2017 è stato pari a 36 miliardi di euro e al 2,3% del PIL, con una tendenza alla crescita superiore a quella media dell’economia”.

Parlando poi di donne e lavoro, l’ISTAT sottolinea che “ancora solo il 56,2% delle donne partecipa al mercato del lavoro e il tasso di occupazione non supera il 50%. Si tratta dei valori tra i più bassi, insieme a quelli della Grecia, tra i paesi dell’UE dove il tasso di attività è pari al 68,3% e quello di occupazione al 63,4%. Il ruolo ricoperto in famiglia, in assenza di un adeguato sistema di sostegno, appare come uno dei fattori discriminanti, insieme alla regione di residenza e al titolo di studio”.

La Voce

Mostra Altro

Redazione La Voce

Quotidiano d'informazione e cultura nazionale ed internazionale, fondato nel 2014

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio