Cronaca

DI MAIO SENIOR AMMETTE LE SUE COLPE E CHIEDE SCUSA

In un video su Facebook, il padre del Vicepremier racconta dei lavoratori in nero e dei sequestri a Marignanella

Che la vicenda politico-giudiziaria riguardante il Vicepremier Luigi Di Maio, ovvero l’azienda di famiglia che assumeva lavoratori in nero ed i casi di abusivismo edilizio sul terreno di Marignalella, avrebbe avuto sviluppi, era abbastanza prevedibile. Che questi sviluppi sarebbero stati destinati ad assumere la connotazione della più lacrimevole delle sceneggiate napoletane, questo era imprevedibile.

Attore principale della farsa tragicomica in più atti, Antonio Di Maio, il padre del Ministro del Lavoro. Il “piccolo imprenditore che ha commesso degli errori”, come egli stesso si è definito, ha registrato una sorta di video-confessione pubblicandola sul suo profilo Facebook.

Travolto dall’emozione, Di Maio senior ha preferito leggere la lettera aperta che aveva scritto. Di seguito, il testo integrale che accompagna la pubblicazione del video sul social.

“Salve a tutti,
Questa volta Facebook lo uso io per parlare di una vicenda che ormai è sotto i riflettori. Sono emozionato perciò leggo questa lettera che sentivo il dovere di scrivere.

Sono semplicemente un piccolo imprenditore che ha commesso degli errori. Chiedo scusa per gli errori che ho commesso, chiedo scusa alla mia famiglia per i dispiaceri che hanno provato, e chiedo scusa anche agli operai che hanno lavorato senza contratto per la mia azienda anni fa. Mi dispiace per mio figlio Luigi che stanno cercando di attaccare ma, come ho già detto, lui non ha la minima colpa e non era a conoscenza di nulla.

Come ogni padre ho provato a non far mancare nulla alla mia famiglia. Per questo, nei periodi difficili, ho cercato di andare avanti da solo perché non volevo pesare su di loro. So che tanti papà mi capiscono.

Essere un piccolo imprenditore non è facile, soprattutto quando le commesse non vengono pagate. Quando c’è crisi e a volte si ha paura di non poter andare avanti. Ho sbagliato a prendere lavoratori in nero, per carità, ma l’ho fatto perché in quel momento non trovavo altre soluzioni a una situazione difficile. Io ho certamente commesso degli errori, delle leggerezze di cui mi prendo tutta la responsabilità. E, come ho già detto, sono pronto a rispondere dei miei errori ma dovete lasciar stare la mia famiglia.

Ribadisco che i miei figli non c’entrano nulla con tutto questo. Ho nascosto i miei errori per un motivo banale che per me era importante: avevo paura di perdere la loro stima. Cosa che forse è accaduta comunque. Come ha scritto mia cugina “Non potendo attaccare l’onestà, la trasparenza e il coraggio di Luigi… ecco che sono partiti attacchi spropositati contro la sua famiglia pur di screditarlo e di togliergli la voglia di andare avanti. Cosa che, se conosco mio figlio, non succederà.

Luigi a volte mi ha dato una mano in azienda, come fanno tanti figli con i padri e ci sono tutti i documenti che lo provano, lui li ha già pubblicati.
Io sono molto orgoglioso dei miei figli e sono orgoglioso di Luigi.

Volevo parlare poi anche di un altro argomento. Quando, nei giorni scorsi, la Polizia Municipale è venuta a Mariglianella per controllare il capanno sul terreno – che è di proprietà mia e di mia sorella –
l’area è stata sorvolata da un drone, come nei giorni scorsi anche la nostra casa. C’erano telecamere e giornalisti ovunque. Forse non spetta a me giudicare, ma mi sembra un trattamento che si riserva a un pericoloso criminale e mi spiace anche per i miei vicini e per tutto il Paese.

Ammetto che nel cortile avevo lasciato qualche mattone e dei sacchi con materiale edile e altre cose. Anche in questo caso, se ho sbagliato me ne assumo la responsabilità, ma essendo la mia proprietà privata non pensavo che questo potesse essere addirittura un reato ambientale.

Riguardo, poi, il nuovo servizio delle Iene andato in onda ieri sera, voglio precisare una cosa importante: non esiste nessuna elusione fraudolenta. Nel 2006 ho deciso di chiudere la mia azienda per debiti tributari e previdenziali che non ero in grado di pagare. Questi avevano bloccato l’attività di impresa per cui non vi era altra strada che chiuderla. Non ho sottratto i miei beni alla garanzia dei creditori, tanto è vero che, 4 anni dopo, nel 2010, Equitalia Polis Spa agente della riscossione per la provincia di Napoli iscrive ipoteca legale su due terreni e un fabbricato di mia proprietà a Mariglianella.

Successivamente mia moglie ha avviato una nuova attività di impresa che ha pagato regolarmente le tasse. Quindi non c’è stato nessun intento elusivo: né elusione di imposte sui redditi prodotti dalla nuova ditta di mia moglie, né sottrazione della garanzia patrimoniale per i miei debiti pregressi alle pretese dei creditori. Ripeto che non voglio certamente discolparmi se ho fatto degli errori e voglio da padre a figlio dire a Luigi che mi dispiace per tutto quello che lui sta passando.

Da padre, posso solo incoraggiarlo ad andare avanti, ma non perché è mio figlio, ma perché credo che stia facendo il bene di questo Paese, contro tutto e contro tutti”.

IL VIDEO

Queste dunque, le testuali parole di Antonio Di Maio: una vera e propria ammissione di responsabilità delle quali, verosimilmente sarà chiamato a rispondere davanti alla legge. Parole che se da una parte potrebbero essere encomiabili, nel tentativo estremo di salvaguardare la credibilità del figlio che non è certo uno qualunque, dall’altra accendono ben più di un interrogativo.

Antonio Di Maio afferma di aver chiuso la sua azienda nel 2006 ma le dichiarazioni dei lavoratori in nero raccontano di fatti avvenuti tra il 2009 ed il 2010. Di Maio senior afferma che successivamente alla chiusura dell’azienda, per l’appunto nel 2006, la moglie ha avviato una nuova azienda (verosimilmente si riferisce alla Ardima Costruzioni). Di questa realtà imprenditoriale, dice che ha pagato regolarmente le tasse”. Nella fattispecie, va precisato che a distanza di due mesi dalla chiusura, la ditta viene riaperta a nome di Paolina Esposito, moglie di Antonio Di Maio. Nel 2014, come Ardima S.r.l., entrano in società Luigi Di Maio e sua sorella Rosalba.

Se il tempo quantificato in anni non è diventato un’opinione e se i casi di lavoro nero si sono verificati, per come affermato dagli ex operai, tra il 2009 ed il 2010, c’è da chiedersi se la ditta sia effettivamente così cristallina da un punto di vista fiscale: almeno antecedentemente all’ingresso in quota di Luigi e Rosalba Di Maio. Qualcosa non torna.

E sempre a proposito di cose che non tornano, focus sui quattro immobili edificati sul terreno di Marignanella, la cui proprietà detenuta in origine da Antonio Di Maio, dal 2006 al 2013 è intestata alla moglie, Paolina Esposito. La trasmissione televisiva, ‘Le Iene’, ha puntato il faro su questi fabbricati.

Luigi Di Maio, agli inviati de ‘Le Iene’ che gli hanno mostrato i rilievi in quota dell’area, ha detto di riconoscere solo due dei quattro immobili: il primo, “una masseria dove ha vissuto mio padre per un periodo della sua vita quando era piccolo”; il secondo, afferma essere “un magazzino” al quale aveva accesso per permettere agli operai della ditta, le attrezzature da lavoro.

Il vero problema però, è dato dal terzo immobile che Luigi Di Maio dice di essere “credo una stalla” risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Il fatto è che da foto satellitari del 2002, della cosiddetta “stalla” non c’è traccia; bisogna arrivare al 2008, quando ‘Google Heart’ immortala un fabbricato che proprio una “stalla” non sarebbe… pare essere invece un patio in muratura, attrezzato di cucina e piscina fuori terra montabile. Ed il Vicepremier ne ha fatto ampio uso: esistono infatti fotografie che lo immortalano nel corso di serate con amici. Il Ministro del Lavoro, nell’ennesima “arrampicata sugli specchi”, arriva a dire che “non è una villetta, nel senso che non è abitata, non è un posto abitato, non ci sono camere da letto o altro”. Il problema non è questo, caro Di Maio… il problema è che quella che chiama “stalla”, non dovrebbe proprio esistere così come le altre tre costruzioni dichiarate abusive dal Sindaco di Marigliano.

Quindi, Luigi Di Maio consentiva l’accesso ad un magazzino abusivo e faceva serate in una “stalla” abusiva? Qualcosa non torna.

Per quanto riguarda l’ipoteca iscritta sul terreno, vero è quanto afferma Antonio Di Maio che risale al 2010: 333.499 euro a fronte di un credito non pagato di 176.724 euro. L’Avvocato Raffaella Di Carlo, dello Studio Martinez & Novebaci, ha rilasciato un’intervista a ‘Le Iene’ dove spiega che “ormai la giurisprudenza è costante nell’aver riconosciuto la figura sia del socio occulto che dell’amministratore occulto, cioè di quelle persone che pur non risultando da nessuna parte sono di fatto le persone che esercitano il ruolo di chi la gestisce e la organizza”. Ma per quale motivo a gestire un’azienda dovrebbe essere chi non compare sugli atti ufficiali? L’Avvocato Di Carlo risponde: “Ce ne possono essere diversi; diciamo che uno dei più ricorrenti, dei più frequenti, è quando una persona ha dei debiti e non vuole che i propri beni vengano aggrediti dai creditori”.

Di Maio senior dice: non esiste nessuna elusione fraudolenta. Nel 2006 ho deciso di chiudere la mia azienda” ed ancora: Non ho sottratto i miei beni alla garanzia dei creditori”. Se così non dovesse essere (e ci auguriamo che il padre del Vicepremier abbia detto il vero), Antonio Di Maio dovrebbe rispondere del reato di elusione fraudolenta ma sua moglie Paolina Esposito, di concorso nel reato stesso.

Intanto, il Vicepremier Luigi Di Maio, ha promesso di produrre altra documentazione a discolpa. Sicuramente arriverà ma non aspettiamoci tempi brevi. In buona sostanza, la sceneggiata continua ed il finale pare essere ancora lontano.

Antonio Marino

 

Fotocomposizione: La Stampa

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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