Politica

Immigrazione ed il silenzio assordante dell’Europa

Il nostro Paese considerato come una terra di conquista

Il caso della Sea Watch, la nave ferma al largo delle coste maltesi, ha riportato in primo piano il doloroso tema dell’immigrazione e, al tempo stesso, quello degli interventi umanitari a tutela della salute dei migranti quando, in casi come questo, ad essere coinvolti sono famiglie e minori in attesa di conoscere il proprio destino.

Ancora una volta, risalta il comportamento vergognoso e inaccettabile delle istituzioni europee, che usano due pesi e due misure – non solo su questo tema – riservando all’Italia un trattamento penalizzante per motivi politici, mentre sorvolano vigliaccamente sul comportamento di altri Paesi, Malta in questo caso, direttamente coinvolti nelle stesse dinamiche.

L’Europa applica un codice che non esiterei a definire vomitevole, e dà dimostrazione di considerare il nostro Paese come una terra di conquista: le continue critiche rivolte alle nostre istituzioni si accompagnano infatti al trattamento morbido riservato ad altri, quando non si tratti addirittura di ignorare completamente situazioni che invece, quando riguardano l’Italia, sembrano essere all’improvviso al centro degli interessi della Ue. Interessi di comodo, però: l’Unione Europea, in questi anni, non ha infatti saputo trovare soluzioni valide per limitare le ondate migratorie, né ha dimostrato collaborazione e solidarietà nei confronti del Paese che più di tutti è esposto al fenomeno. Si è piuttosto limitata a chiedere a noi di farci carico del problema, con le ovvie conseguenze sul piano economico e sociale, salvo poi lamentarsi e minacciare ritorsioni quando le nostre istituzioni doverosamente si ribellano e chiedono rispetto.

Fra l’altro, va sottolineato come, mentre l’Italia è quasi abbandonata a sé stessa, la Turchia dell’islamista Erdogan ha ricevuto 6 miliardi di euro per bloccare la rotta balcanica che avrebbe coinvolto nelle dinamiche migratorie la Germania e il centro Europa. E, nello stesso tempo, del fantomatico “piano Marshalle” per l’immigrazione di cui ha parlato Tajani non vi è nessuna traccia. Da questo punto di vista, il buonismo cieco ed esasperato di una parte degli esponenti politici legati alla sinistra e a +Europa, con particolare riferimento alle posizioni estreme di Emma Bonino, risulta ancora più incomprensibile.

Siamo immersi da anni in una profonda crisi sociale ed economica che si riflette inevitabilmente sulle vite di tutti gli italiani, a cominciare dai ceti più deboli; la disoccupazione ristagna intorno all’11% e molti degli occupati sono comunque prigionieri di dinamiche di precariato e bassi salari che non permettono loro di immaginare e costruire un futuro accettabile. Eppure c’è chi vorrebbe che l’Italia si facesse economicamente carico del problema migranti e insiste sulla necessità di “importare” forza lavoro quando una percentuale importante della forza lavoro autoctona è alla ricerca di un impiego o, addirittura, è costretta a cercare un mestiere in Paese stranieri, come dimostrano le centinaia di migliaia di partenze per motivi economici che siamo costretti a registrare ogni anno.

Siamo quindi convinti, oggi più che mai, che la linea dura scelta dal governo sul tema immigrazione sia l’unica possibile, perché ci hanno lasciati soli e perché la priorità di uno Stato serio e responsabile in questo momento dv’essere rivolta ai nostri concittadini in difficoltà. Siamo per l’accoglienza ponderata, responsabile e regolare, perché l’Italia è sempre stato un Paese accogliente e democratico, siamo contro a qualsiasi forma di immigrazione irregolare e di massa che finisce solo per creare effetti nefasti sulla società, come dimostrano i bivacchi di disperati in molte delle nostre piazze, persone che oltretutto sempre più spesso – in assenza di possibilità di sostentamento – vengono reclutate come manovalanza da parte delle organizzazioni criminali. E non è migliore l’operato di chi usa questa “forza lavoro” per abbattere i salari, costringendo i migranti a lavorare in condizioni disumane per paghe da fame e spesso in nero.

Questa non è accoglienza, questo è puro schiavismo, e noi non accettiamo di portare in Europa questa forma di schiavitù mascherata. Ovviamente, riteniamo che ai minori e alle famiglie imbarcati sulla nave della Ong Sea Watch debba essere garantita assistenza, perché questo è ciò che fanno le istituzioni di un Paese civile quale noi siamo. Nello stesso tempo, chiediamo ancora una volta alla Ue di uscire da questa spirale pericolosa nella quale non vi è equità, non vi sono soluzioni praticabili ma solo la volontà di scaricare su un solo Paese un problema che dev’essere condiviso e affrontato da tutti gli Stati europei di comune accordo, sia dal punto di vista economico, sia da un punto di vista di sostenibilità. Esattamente il contrario di ciò che, nonostante le nostre continue e pressanti sollecitazioni, sta accadendo in questi giorni.

Stefano Maullu

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Redazione La Voce

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