Cultura e Spettacolo

L’ANARCHIA DELL’ASINO. Educazione tra regole, libertà e fantasia

Cosa succede, oggi, nelle scuole? E cosa succede nei deserti, per gli emioni?

È una mulattiera l’ultimo tratto di cammino verso la sala. Ma chi l’ha calpestata, sabato 28 settembre, è un folto gruppo di insegnanti, educatori, psicologi, genitori che ben sanno quanto asini e muli abbiano da insegnar loro. E lo sanno ancor meglio dopo aver ascoltato gli interventi che in quella sala – del Museo Etnografico di Oleggio (Novara) – lo scorso 28 settembre hanno illuminato gli ospiti di una luce che aggancia il nesso tra pedagogia umana del crescere e, ebbene sì, le regole vigenti nella società degli asini.

“L’anarchia dell’asino. Educazione tra regole, libertà e fantasia” è il titolo del convegno che ha rivisitato i luoghi e i modi dell’attività educativa mettendosi coraggiosamente a confronto con il branco di asini, nel loro essere – come gli animali tutti e la natura in genere – fonte di ispirazione e campo cui attingere per nuove riflessioni.

“L’anarchia è l’ordine senza il potere”, insegna Proudhon. È dunque pensabile mettere i bambini nella condizione di poter gestire autonomamente la propria libertà in relazione al contesto e nel rispetto dell’altro? Cosa succede, oggi, nelle scuole? E cosa succede nei deserti, per gli emioni?

Domande alle quali i relatori hanno diffusamente risposto, talvolta con toni molto forti, come quelli, proprio in apertura, di Paolo Mottana, professore di Filosofia dell’educazione all’Università Bicocca di Milano: sin da quando veniamo al mondo viviamo un’esperienza violenta, e nel giro di soli pochi mesi siamo immersi in un reticolo di relazioni con persone, cose, ambiente che limitano la nostra libertà. Il corpo è sottoposto ad un addestramento forzato, ad un adeguamento a norme. La scuola è una rotaia che incanala, che mette in carreggiata. Corpi, menti, emozioni, creatività: tutto viene addestrato, attraverso una perdita di autonomie. La scuola utilizza un regime costrittivo.  Quello che i bambini realmente imparano a scuola non sono la geografia, la storia (e come è possibile imparare quando si è costretti nel corpo, nella mente, nella creatività?) ma le leggi della castrazione. Chiediamo loro di conoscere e sviluppare una cittadinanza restando fuori dal mondo: come possono farlo? Il nostro sogno è quello di un asino libero che vola…

E gli asini, dunque, pur senza volare? Daniele Corsi, esperto di fisiologia e comportamento dell’asino, accompagnato dai video da lui stesso realizzati in India, ci trasporta subito dopo nel deserto. E i suoi temi fanno da ottimo supporto alle considerazioni di Mottana: la legge della sopraffazione, nel branco, non è mai quella vincente, il gruppo coopera per risolvere i problemi ed esistono in natura oltretutto splendidi esempi di simbiosi mutualistica, ovvero di aiuto tra specie diverse. Se osserviamo lo stallone, il “capobranco”, capiremo presto che è rispettato, e un po’ temuto, ma assume sempre l’utile ruolo di guida a servizio degli altri. Quanti buoni esempi, per l’organizzazione di gruppo.

Igor Salomone, consulente pedagogico, torna inizialmente alle galere. Lascia parlare prima Daniele Silvestri, che il pubblico ascolta nella sua “Argento vivo”.

Costretto a rimanere seduto per ore/Immobile e muto per ore/Io, che ero argento vivo

Signore/Che ero argento vivo/E qui dentro si muore […] Però la sera mi rimandano a casa, lo sai/Perché io possa ricongiungermi a tutti i miei cari/Come se casa non fosse una gabbia anche lei/E la famiglia non fossero i domiciliari.

 Sono 18.720 le ore che i ragazzi passano a scuola, a partire dalla primaria.

Ma più che di libertà, termine astratto, Salomone ritiene sia meglio parlare di autodeterminazione, che è un processo. Il suo punto di vista si discosta a tratti da quello di Mottana, pur partendo dalle stesse considerazioni, diciamo così, “a tema carcerario”: certo a scuola c’è una riduzione della libertà a favore di una sovranità, ma così è nel mondo: per vivere in una rete sociale cediamo parti della nostra autonomia, della nostra sovranità. E Lucignolo, certo, ci piace più di Pinocchio: lui invita al paese dei Balocchi, dove si gioca sempre e non si studia. La storia però poi ci racconta di come per Pinocchio andare a scuola significhi non diventare asini, nel suo caso non ammazzarsi di fatica. Giocare sempre implica la rinuncia all’incontro educativo, necessario invece per dare significato a quello che accade.

L’incontro educativo apre a conflitti. La possibilità di scelta deve essere riconosciuta, deve essere riconosciuta la possibilità di opporsi. Possiamo “impiantarci come un mulo” per fare resistenza.

Ma tornando alla canzone iniziale… Forse è vero che la scuola è un po’ una prigione, ma tu ragazzo, dov’eri? Quello che succede dipende anche da te.

Qualcuno, sì, ci prova a fare scuola così. E gioca in casa Marzia Giovannoni, coordinatrice del progetto Crescere in Natura, che insieme alla casa editrice FrancoAngeli ha partecipato all’organizzazione del convegno. Scorrono immagini dei bambini affidati alle loro educatrici, bambini che imparano nella libertà dello stare nei boschi e con gli animali. Campeggia in uno dei loro lavori più belli, “Il libro per gli asini”, una pagina con disegni realizzati con il letame. Basta mettersi i guanti e magari tapparsi un po’ il naso, ma dopo, quante riflessioni possono nascere dalla scelta di usare una cacca!

Creatività che i bambini sanno esprimere nella loro più volante fantasia, ma che gli adulti che li affiancano possono ancora trovare in sé. E così Gianni Clocchiatti, creativity coach, chiama cento persone – tanto è il pubblico presente – a raccontare il più bel viaggio della propria vita. Con una sola regola: non usare le parole. L’atmosfera giocosa si mescola così alla soddisfazione di provare sul campo la forza del divergere dagli schemi e dalle abitudini.

Poi, in chiusura, il grande, illuminato Professore. Altissimo in tutti i sensi, e incurante dei suoi prossimi 90 anni, entra in sala Eugenio Borgna, lo psichiatra noto per la sua dedizione al malato, per l’approccio di “psichiatria gentile”, per aver slegato i “pazzi” dai letti di contenimento e dai manicomi, per le sue molteplici ricerche e pubblicazioni, per lo studio del rapporto tra genio e follia. E com’è stato per i tori di Picasso, anch’egli sembra dire cose semplici, ma che possono nascere solo da una profondissima ricerca di una vita: “Cosa possiamo dire noi ai genitori di un bambino gravemente malato? Diffidate dagli psichiatri che hanno certezze. Noi possiamo solo dire: Non smettete mai di guardare dentro di voi, nella vostra infanzia, nei vostri dolori. E ascoltate”.

Alessandra Giordano

Il convegno, organizzato da FrancoAngeli Editore e Crescere in Natura, e ospitato dal Museo Etnografico e dall’Associazione La Bellotta di Oleggio (NO), ha goduto del patrocinio del Comune e della Fondazione Comunità Novarese onlus e della mediapartnership della stessa casa editrice e della testata “Asiniùs. La rivista online degli asini”.

La simpatica locandina si deve alla bravura e alla generosità di Luisa Rapizzi per le illustrazioni e Anita Pirola per la parte grafica.

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Redazione La Voce

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