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L’ARROGANTE FRANCESE NON SI SCUSA

Macron, invece di fare un gesto di conciliazione, peggiora le cose: ora siamo anche provocatori

Chiunque nella vita, fosse solo per le reazioni, realizza di aver commesso uno sbaglio, tenta di riparare. Sbagliare è umano, perseverare è francese. Emmanuel Macron, se è possibile, è riuscito a peggiorare la già delicata situazione nei rapporti tra casa sua e casa nostra.

Ieri mattina, il nostro Ministro degli Esteri, Moavero Milanesi, le ha cantate in gloria all’emissaria dell’Ambasciatore francese in Italia, dicendo senza giri di parole che quanto detto dalle loro Istituzioni al nostro indirizzo è inaccettabile.

Nel frattempo, il Ministro degli Interni, Matteo Salvini così come quello dei Trasporti, Danilo Toninelli, hanno chiesto le scuse dall’Eliseo. Dato che la faccia tosta di questi personaggi è capace di raggiungere vette impensabili, hanno avuto il coraggio di dire che da Roma non è mai arrivata nessuna richiesta di scuse. Incredibile! Hanno bisogno della carta bollata per ammettere di essere stati dei cafoni.

A questo, si aggiunge quanto detto da Macron: “Se dessi ragione a chi cerca la provocazione rifiutando l’attracco, aiuterei forse i democratici? Non dimentichiamo chi ha interloquito con noi, li conosciamo bene“. Quindi, oltre che vomitevoli, irresponsabili e cinici, siamo anche dei provocatori. Effettivamente, riportare l’Italia alla dignità, mettendo la parola fine alla logica di renderla il più grande campo profughi d’Europa, è una provocazione: sì, una provocazione nei confronti di chi, sino ad ora ha dormito sonni beati a Bruxelles o si è voltato con la faccia dall’altra parte come a Parigi. Perché preoccuparsi quando ci sono gli utili idioti?! Persino dalla Marina libica è arrivato il commento al cambio di rotta italiano: “Finalmente l’Italia si è svegliata!” hanno affermato dalle Alte Sfere militari tripoline. Roba da sprofondare per la vergogna! Bacchettati da chi ha una struttura democratica nata ieri.

Le parole dell’inquilino dell’Eliseo, se non fossero contestualizzate in una situazione ben più che seria, strapperebbero enormi risate. Lo show di Macron, non si è certo concluso con le affermazioni di cui sopra.

Questo strano personaggio è entrato nel merito di quanto fatto fino adesso per contrastare i flussi migratori: “Da un anno lavoriamo in modo esemplare: abbiamo ridotto a un decimo gli sbarchi grazie alla collaborazione con la Libia, nel Sahel. Un lavoro attivo, costante, costruttivo, un lavoro senza tregua della Francia che, dall’estate scorsa fino a qualche giorno fa sulla Libia, si è messa in luce in partnership con l’Italia”. “Lavoriamo”?! “Abbiamo”?! Perché usare il plurale che inopportunamente include la Francia a chi ha lavorato sul serio?! In che termini la Francia avrebbe lavorato?! Chiudendo i suoi porti e cacciando in malo modo i migranti sul confine con l’Italia?! Quanto visto fare ai loro uomini in divisa nei pressi di Ventimiglia e Bardonecchia, non è certo un film. Vogliamo parlare di quella cloaca che è il centro di Calais? Un luogo dove i migranti entrano da disperati ed escono da delinquenti, resi tali dalle condizioni di vita inconciliabili con la dignità di qualsiasi essere umano. Vogliamo commentare le banlieu parigine, dove i “civilissimi” francesi fanno vivere ghettizzati gli immigrati, togliendo loro qualunque prospettiva di emancipazione e rendendoli feroci elementi che tanta gola fanno all’Isis?! Per favore, non scherziamo!

Nonostante tutto ciò, Macron si è permesso di parlare di “politica di sviluppo” e “di sicurezza”. Ma quale sviluppo?! Quale sicurezza?! Chi tratta e fa vivere i migranti come sopra descritto, non può e non deve nemmeno remotamente ipotizzare di dare lezioni agli altri, pensando di avere a che fare con barbari ai quali insegnare come si gestisce casa propria.

Mai come in queste affermazioni, l’arroganza di Macron è emersa in tutta la sua maestosità.

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non ha alcuna voglia di incontrarlo domani. “Non ci sono le condizioni”, dicono da Palazzo Chigi. Più che naturale! Il fatto stesso di non andare a mettersi proni davanti a questo “ducetto”, rappresenta un passo importante ed ulteriore verso il riappropriarsi di quella dignità che qualcuno, negli anni scorsi, al timone dell’Italia, aveva fatto sparire.

Ed è solo l’inizio…

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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