Cronaca

Medici eroi tra corsie e corridoi

Ecco lo stato della Sanità italiana nel 2020

Ci si può ancora chiamare e ci si può ancora sentire in uno Stato “civile” quando ai più fragili, ai malati gravi ed agli anziani, non sia garantita, per mere questioni economiche, nemmeno la dignità di essere umano e si allestiscano stanze nei corridoi?

Partendo da un episodio personale ho esplorato lo “status” della Sanità nel 2020 nel nostro Paese, scoprendo una situazione disastrosa. Non è detto che si debba scegliere per forza in forma esclusiva tra “economics o humanitas”, ma che invece non si possa, con buona volontà e scelte oculate, da parte della dirigenza sanitaria, delle regioni, della politica, dell’individuo singolo che opera in questo campo, trovare una coniugazione che soddisfi entrambe!

Giusto, giustissimo evitare sprechi e “mala-gestione”, ma questo deve essere posto in campo tutelando i pazienti senza che questi debbano pagare a proprie spese, scelte sbagliate.

Traggo da Wikipedia: “L’humanitas è un valore etico nato e affermatosi nel Circolo degli Scipioni con il quale si sostenevano gli ideali di attenzione e cura benevola tra gli uomini”.

Non è giusto dunque ridurre i medici a dover improvvisare, come fossimo in tempo di guerra, stanze in corridoi esponendo i malati a sguardi inopportuni, non garantendo nemmeno quella giusta privacy e dignità umana in momenti della giornata come ad esempio un cambio, una pulizia personale, l’alimentazione assistita quando non più indipendenti. L’avere una “semplice stanza” in una corsia di ospedale non deve e non può essere considerato un privilegio.

Questa situazione critica di sovraffollamento di alcuni reparti, è in atto, in forma cronica, come molti purtroppo sanno, vivendolo sulla propria pelle, da diversi anni. Un fenomeno che tocca tutta l’Italia, dalla Liguria al Friuli, scendendo in Abruzzo per proseguire fino alla Sicilia. Questo stato è anche conseguenza della chiusura di molteplici ospedali di una provincia, per “efficientare” l’Azienda Sanitaria, determinando il sovraffollamento delle corsie, degli ospedali che sono rimasti aperti, costringendo così i medici a saltare tra una sedia in corridoio, la borsa di un paziente, un parente in visita che occlude il passaggio del personale anche paramedico, in situazioni esplosive che superano di molto la ricettività e l’accettazione anche umana.

Che razza di civiltà abbiamo generato ai nostri giorni e che tipo di società consegniamo in eredità ai nostri giovani? Come si può sopportare e vedere, ad esempio, in un reparto geriatrico persone – perché tali sono e restano!! – fragili, delicate come cristalli, spaurite, magre, semi-coscienti, deprivate nel momento più critico della vita, di quello che a volte è l’unica cosa che resta loro, cioè la dignità!

Il calvario, di un paziente, a fronte dei “ri-accorpamenti”  degli ospedali, impone spesso di percorrere anche diversi chilometri, per raggiungere “l’Azienda Sanitaria” che offra il servizio giusto, con conseguenti ore ed ore di attese per la visita o l’intervento sanitario, che si aggiungono al viaggio.

Salta all’occhio che qualcosa proprio non va. Riflettiamo con un po’ più di profondità umana anche nelle scelte politiche che davvero interessano il cittadino, perché poi si traducano in vita quotidiana: perché c’è un appuntamento che è ineluttabile per tutti. Valori come quello della salute, le cure e il diritto alla dignità fino all’ultimo nostro giorno, sono di TUTTI e per TUTTI da preservare sempre, se ancora ci vogliamo chiamare “civili”!

Ester M. Campese

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Ester Campese

Amante delle discipline artistiche con particolare apprezzamento per le arti visive, interessata a tematiche di cultura che la spingono ad approfondimenti tradotti in articoli anche relativi ad esperienze vissute in prima persona.
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