Speciale crisi di Governo

PD-M5S: E’ SCONTRO SU CONTE BIS

Vertice tra Zingaretti e Di Maio nella serata di ieri. Il M5S preme sul nome del premier dimissionario come Capo del nuovo Governo ma il PD risponde picche. Trattativa a rischio?

Il Movimento Cinque Stelle ha deciso di giocare d’azzardo, cercando di imporre il nome del premier dimissionario, Giuseppe Conte al Partito Democratico che però risponde picche.

Il tutto si consuma nello spazio di un incontro, per molti versi a sorpresa, avvenuto nella serata di ieri tra il leader del M5S, Luigi Di Maio ed il Segretario del PD, Nicola Zingaretti. Il leader Dem, pur confermando la volontà di andare avanti nelle trattative avviate ieri pomeriggio, è fermo nella sua posizione di voler dar vita ad “un governo di Svolta, non per una questione personale, ma per rimarcare una necessaria discontinuità” rispetto al precedente Esecutivo gialloverde. Da quanto si apprende, i due dovrebbero tornare ad incontrarsi nelle prossime ore e dai pentastellati sarebbe stato posto un dictat: risposta definitiva dal PD su un Conte bis in tempi rapidi, al massimo 24 ore. Il rischio che il tavolo salti non è comunque campato in aria. Per i Cinque Stelle, la garanzia di un secondo mandato a Conte ha pari valenza del taglio dei parlamentari: ciò significa che se dovesse pervenire un ‘No’ dal PD, la pratica potrebbe definirsi archiviata.

A dare il colpo di acceleratore sul nome del premier, è stato fuor di dubbio Beppe Grillo che nel pomeriggio di ieri ha tessuto le lodi del premier uscente, ponendolo di fatto nell’Olimpo degli intoccabili. “Giuseppe Conte non si lancia in strambe affermazioni, mostra e dimostra un profondo senso di rispetto per le istituzioni, insieme ad una chiara pacatezza ricca di emozioni normali, senza disturbi della personalità. La politica è mediazione o mediocrizzazione?”, aveva scritto ieri il fondatore del M5S.

Facendo una sintesi del pomeriggio di ieri, le due delegazioni avevano concluso il primo incontro manifestando ottimismo da ambo le parti. “Non ci sono problemi insormontabili”, avevano dichiarato all’unisono. La prima condizione posta dai Dem, stava nel non avere tavoli concorrenti aperti dal M5S con altre forze politiche. “Abbiamo chiesto al M5S che questa interlocuzione sia l’unica come condizione per affrontare gli ulteriori punti”, aveva affermato il Vicesegretario, Andrea Orlando. Ed era stato il Capogruppo M5S alla Camera, Francesco D’Uva a rassicurarlo in questa direzione, affermando: “Non abbiamo tavoli con altre forze politiche. Questo è il tavolo principale”; rassicurazioni ben accolte dal Senatore PD, Andrea Marcucci: “E’ molto positivo che il M5s tenga aperto un solo forno”. Tuttavia, il PD aveva chiesto che la trattativa in esclusiva tra Dem e pentastellati, venisse resa nota “in modo chiaro al Capo dello Stato”.

Quanto al resto, nessun problema particolare: ad esempio, l’accordo totale sulla calendarizzazione rapida della Riforma per il taglio dei parlamentari.

Va comunque detto che a minacciare il percorso della trattativa tra i due partiti, ci sono le polemiche interne a ciascuno di essi.

Ieri in Casa PD, l’ex Segretario Matteo Renzi ha aperto un fronte di scontro con il presidente Dem, Paolo Gentiloni, accusandolo di voler far saltare il tavolo con i grillini. A gettare acqua sul fuoco ci aveva pensato Zingaretti che si è affrettato a smentire attività di boicottaggio da parte di Gentiloni.

Sull’altro versante, quello pentastellato, la spina nel fianco è rappresentata da Alessandro Di Battista, da sempre avverso all’accordo con il PD e a quanto pare, con nessuna intenzione di cambiare idea. Dibba, ha chiesto di aggiungere al pacchetto di richieste del M5S, il taglio delle concessioni autostradali al Gruppo Benetton. Di Battista ha trovato una valida sponda nel Sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, il quale ha dichiarato: “Di Battista dice di alzare la posta? L’ho detto anche io. È chiaro che in questa fase siamo noi che dettiamo l’agenda necessariamente: i numeri in Parlamento parlano chiaro”. La sforbiciata ai Benetton non sembra dispiacere neanche a Di Maio: “Con Alessandro ci sentiamo sempre. È chiaro che il concetto espresso da lui non solo è legittimo ma sano in una democrazia”, ha affermato il Capo politico del M5S.

Alla cronaca della complicata giornata politica va aggiunta la smentita di una voce circolata che voleva Paolo Gentiloni, candidato italiano alla Commissione Europea.

C’é da scommettere: le prossime ore/giorni, che separano dal secondo giro di consultazioni del Capo dello Stato, saranno all’insegna di discussioni che sono ancora addivenire in una delle crisi più complicate e “liquide” della storia della democrazia italiana. Scenari in costante movimento, accelerazioni e frenate, sommate a tempi obiettivamente stretti, non renderanno le cose semplici a nessuno degli attori in scena. Ed il finale di questa rappresentazione resta ancora da scrivere.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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