Genova, 7 settembre – Tra i venti indagati dalla Procura di Genova per il crollo del ponte Morandi, spiccano i nomi di Giovanni Castellucci, Amministratore Delegato di Autostrade e di Roberto Ferrazza, Provveditore alle Opere Pubbliche di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
Per quanto riguarda Autostrade, risultano indagati anche il Direttore Operativo Centrale Paolo Berti, il Capo delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, il Direttore del Primo Tronco Stefano Marigliani, il responsabile del progetto di retrofitting Paolo Strazzullo, l’ex Direttore delle manutenzioni di Autostrade Mario Bergamo (colui che nel 2015 affermò la necessità di interventi sul ponte crollato), Riccardo Rigacci, Fulvio Di Taddeo e Massimo Meliani.
Per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sotto inchiesta il Direttore Generale per la vigilanza Vincenzo Cinelli, il suo predecessore Mauro Coletta, i funzionari Giovanni Proietti e Bruno Santoro, il Capo Ufficio Ispettivo Territoriale Carmine Testa, e il dirigente del Provveditorato Opere Pubbliche di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Salvatore Bonaccorso.
Inoltre, il Professor Antonio Brencich, già membro della Commissione ispettiva del MIT sul crollo del ponte, carica lasciata a fine agosto, Giuseppe Sisca e Mario Servetto, anch’essi facenti parte del Comitato tecnico del Provveditorato delle Opere Pubbliche: quello che a febbraio diede il via libera al progetto di retrofitting del viadotto, presentato da Autostrade.
Circa la Spea Engineering, Società del Gruppo Atlantia che si occupò del progetto di rinforzo del viadotto, sono indagati Massimiliano Giacobbi, responsabile del progetto, ed Emanuele De Angelis, Direttore tecnico.
Tutti dovranno rispondere a vario titolo di disastro colposo, omicidio stradale colposo plurimo e omicidio colposo per violazione delle norme antinfortunistiche.
Antonio Marino
