Politica

ROMANZO QUIRINALE

Governo sì, governo no, andiamo a votare. Ormai sembra una soap-opera

Mentre Cottarelli si trattiene al reparto surgelati del Quirinale, un’altra giornata si è consumata con aperture, chiusure e riaperture che hanno visto protagonisti il leader della Lega Nord, Matteo Salvini ed il capo politico del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio. Arbitro della partita, come sempre, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Quanto accaduto ieri, è idealmente assimilabile all’ottovolante. Ad accendere l’interruttore della giostra, è Luigi Di Maio che, accantonati i toni da Masaniello, rientra nella ragionevolezza istituzionale con la disinvoltura tipica dei pentastellati, come se nulla fosse accaduto nel quarto d’ora prima. Dopo una chiacchierata con il Capo dello Stato del quale, ricordiamo, sino a lunedì ne voleva la testa con la procedura d’impeachment, il virgulto di Avellino afferma: “La battaglia non è con il Quirinale”: roba da manicomio. Di Maio mantiene la linea, “governo politico o voto” e dato che il voto è evidente che poco lo convince, propone all’auditore Mattarella di collocare la “pietra dello scandalo”, Paolo Savona, nel governo ma distante dal Ministero dell’Economia. “Troviamo una persona della stessa caratura dell’eccellente professor Savona: lui resta nella squadra di governo, ma in un’altra posizione”, ha detto Di Maio a Mattarella che pare lo abbia ascoltato con vivo interesse. Chissà dove pensano di collocare lo “scomodo personaggio”…

La prima reazione di Salvini non è delle migliori verso la proposta di Di Maio: “Se mi tirano via anche un solo uomo di quella squadra, il governo non ha senso che esista”, dice il Segretario leghista aggiungendo con sospetto: “Strana questa richiesta di spostamenti da un giorno all’altro, perché un ministro dell’Economia non sta simpatico alla Merkel o ai tedeschi. Valutiamo quanto possa essere utile agli italiani questo tipo di ragionamento e di spostamento parlandone ovviamente con il professor Savona, cosa che educazione vuole”.

Il Segretario del Carroccio, nella tarda serata di ieri, pare abbia ammorbidito la sua posizione e, in una lunga serie di telefonate con Di Maio che si è affrettato a precisare che la sua è una proposta e non un ultimatum, stia cercando di recuperare per favorire un governo politico.

In tutto questo, Cottarelli attende. Potrebbe essere scongelato o rispedito a casa. Se il redivivo progetto di un governo politico dovesse naufragare ancora una volta, sarebbe pronto con una lista dei ministri, a caricarsi sulle spalle il ruolo di premier, andare in Parlamento, essere impallinato, dimettersi e lasciare l’Italia e gli italiani immersi nelle nebbie. A meno che, non riesca a tessere la trama di un accordo con i partiti che gli darebbero una temporanea boccata d’ossigeno, funzionale comunque ad una chiamata al voto. Sarebbe bello se nel frattempo, M5s, Lega e Fratelli d’Italia, questi ultimi accodatisi per partecipare al governo, avessero cambiato idea sul suo conto. Ma così non è: il No a Cottarelli esiste e resiste.

Ormai, dopo la farsa, siamo entrati nella soap-opera laddove il Quirinale è diventato un una specie di set cinematografico. Capire chi sono gli attori e chi è destinato a fare lo spettatore è un esercizio di abilità di non facile soluzione.

Intanto oggi è un altro giorno… si vedrà.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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