Politica

SALVINI PARLA DEI DELINQUENTI D’IMPORTAZIONE TUNISINA E GLI ESPORTATORI SI OFFENDONO

Il governo di Tunisi convoca il nostro Ambasciatore ed esprime stupore per le parole del Ministro degli Interni

Secondo i dati del Ministero della Giustizia, aggiornati al 31 maggio 2018, i tunisini rappresentano il 10,8% della popolazione carceraria straniera in Italia: al quarto posto dopo marocchini, rumeni ed albanesi. Non sono in una percentuale vicina alla totalità ma, ad onor del vero, neanche così pochi. Ciononostante, la Tunisia non ha gradito le parole pronunciate dal Ministro degli Interni, Matteo Salvini domenica in Sicilia.

A chi gli aveva chiesto un commento sui tafferugli avvenuti nei centri di accoglienza, spesso con i tunisini come fomentatori, Salvini aveva detto: “La Tunisia è un Paese libero e democratico che non sta esportando gentiluomini ma spesso e volentieri esporta galeotti”. Il Ministro aveva aggiunto: “Non mi sembra che in Tunisia ci siano guerre, pestilenze o carestie”. Questo a far capire che difficilmente avrebbero potuto ottenere uno status da rifugiato politico ma un’espulsione rapida.

La replica del governo tunisino alle affermazioni del titolare del Viminale, si è articolata con la convocazione del nostro Ambasciatore a Tunisi, Lorenzo Fanara, al cospetto del Ministro degli Esteri tunisino. La Tunisia si è detta colpita da “profondo stupore” per quanto detto da Salvini che, secondo loro, dimostra “una conoscenza incompleta dei vari meccanismi di coordinamento esistenti tra i servizi tunisini e italiani”. A questo, Tripoli ha espresso preoccupazione per il dialogo con il nuovo Esecutivo italiano, temendo che possa compromettersi lo spirito di cooperazione e l’amicizia tra Tunisia ed Italia.

Salvini ha incaricato il nostro diplomatico di far chiarezza circa le sue affermazioni “riportate fuori contesto” e ribadire la sua volontà nel “sostenere la cooperazione” tra i due Paesi. Il Ministro ha anche detto di essere pronto ad incontrare il suo omologo tunisino “nel più breve tempo possibile”, “per aumentare e migliorare la cooperazione nel reciproco interesse sul fronte sicurezza, immigrazione e contrasto al terrorismo”.

Salvini però ha anche voluto commentare la reazione tunisina:  “Qualcuno in Tunisia si è offeso sbagliando, perché io ho detto solo che arrivano qui anche persone non perbene”. Per l’appunto rappresentato dal 10,8% della popolazione carceraria straniera in Italia. “Io – ha sottolineato Salvini – non ho detto che chiunque arrivi dalla Tunisia è un galeotto, ma che quel Paese esporta anche galeotti. L’anno scorso in migliaia sono usciti dalla galera, alcuni hanno preso i barconi e sono stati fermati 22 volte nei centri di accoglienza italiani”.

E’ comprensibile che la Tunisia si sorprenda delle parole di Salvini, dopo anni di relazioni con rappresentanti italiani che del ‘politically correct‘ ne hanno fatto uso, abuso e logorio. Chi ha preceduto l’attuale governo, nelle relazioni internazionali è arrivato a sfiorare livelli di servilismo imbarazzante, tali da guardarsi bene dal ricordare ai loro interlocutori, numeri, fatti e circostanze incontrovertibili. La conseguenza, sotto gli occhi di tutti, è stata quella di far diventare la Sicilia un enorme centro d’accoglienza per migranti. Persino la Cancelliera tedesca, Angela Merkel ha dovuto ammettere che l’Italia, nel problema dell’immigrazione, è stata lasciata sola.

Questo Esecutivo ha detto di se stesso di essere “il governo del cambiamento”. Cambiamento vuol dire anche recuperare la dignità dell’Italia che all’oggi risulta smarrita. Pare sia stato compiuto un primo passo in questa direzione: vogliamo credere che sia solo l’inizio di un lungo ed il più possibile illuminato cammino. Ne ha bisogno l’Italia, ne hanno bisogno gli italiani.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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