Politica

SALVINI, ROM E SINISTRO DOPPIOPESISMO

Quando la politica d'opposizione dimostra di avere la memoria corta

E’ opportuno cominciare con le differenze che la lingua italiana impone. La differenza sta tra le parole “censimento” e “schedatura”.

Ordunque, dicesi “censimento”, “operazione statistica di rilevazione diretta e totale intesa ad accertare lo stato di un fatto collettivo in un dato momento e caratterizzata dall’istantaneità, dalla generalità e dalla periodicità. Censimento della popolazione: rilevazione per accertare lo stato della popolazione, e cioè la sua consistenza numerica, la sua distribuzione territoriale e la sua composizione intrinseca riguardo ai caratteri etnici, biologici e sociali degli individui di cui si compone”.

Dicesi “schedatura”, nella fattispecie “delle persone ritenute sospette e dei pregiudicati, la trascrizione dei loro dati anagrafici e dei precedenti penali, negli uffici di Polizia”.

Non lo afferma chi scrive ma ben altra e più autorevole fonte: la Treccani. Ora, qualcuno dimostri dove il Ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha parlato di “schedatura”. Ve lo dico io senza necessità di perdere tempo o peggio, agevolare esercizi di disonestà intellettuale: da nessuna parte. Salvini ha parlato di censimento. Un censimento finalizzato fondamentalmente alla tutela dei minori che vivono nei campi Rom e spesso, sottratti agli obblighi scolastici per far apprendere loro l’antica “arte” del furto.

La strumentalizzazione proveniente da una certa parte politica rispetto ad un’iniziativa del Viminale, è quantomeno fuori luogo. La dimostrazione di quanta poca onestà intellettuale vi sia nelle parole che contrastano un’azione di legalità, la consegna la storia più recente.

Correva l’anno 2012 ed il mese di luglio quando a Milano, governata dalla Sinistra con Sindaco Giuliano Pisapia, gli Assessori Pierfrancesco Majorino, con delega ai Servizi Sociali ed il suo collega, Marco Granelli, titolare della Sicurezza cittadina, si presentarono alla stampa ed all’opinione pubblica con la Nota, “Sinti, Rom e Caminanti”, nella quale si prendevano giustamente a cuore la causa dei minori che vivevano nei campi Rom, per “contrastare forme di irregolarità e illegalità”. I due prodi assessori della Sinistra “maîtres à penser”, intendevano “intervenire sulle forme di degrado e illegalità diffuse in città nelle aree destinate a campi regolari, contrastare gli insediamenti irregolari già presenti o di recente costruzione anche grazie alla messa in sicurezza delle aree libere attraverso un costante controllo del territorio”. Ma non solo: al primo posto, Majorino e Granelli volevano procedere con un “censimento dei nuclei familiari delle popolazioni Rom, Sinti e Camminanti presenti a Milano”. Ciò è scritto nel documento facilmente ottenibile dagli archivi.

Quello che Majorino e Granelli avevano agevolato nel luglio del 2012, è esattamente ciò che Salvini intende fare oggi, nel 2018. La differenza sta che se a proporlo è la “Sinistra al caviale”, tutto ciò diventa un’azione socialmente meritevole e degna di essere sostenuta. Se a proporlo è qualcuno che non ha in tasca tessere di un Partito riconducibile alla Sinistra o all’estrema Sinistra, diventa una sorta di persecuzione razziale.

L’aver giocato sui termini, “censimento” e “schedatura”, mettendo in primo piano il secondo mai pronunciato dal titolare del Viminale, agli occhi dei meno accorti ha fatto presagire scenari di rastrellamenti, campi di concentramento, persecuzioni e violenze di qualsivoglia natura. Voglio rassicurare coloro i quali sono caduti nella trappola lessicale: l’Italia è e resta una democrazia, sebbene qualcuno non meriterebbe di viverla, dato che col suo atteggiamento menzognero e mistificatore le manca di rispetto.

Ridicoli sono quindi gli annunci di denunce per “istigazione all’odio razziale”, formulati da chi aveva bisogno del suo “quarto d’ora di celebrità”. Parimenti ridicoli i commenti che provengono da apparati europei. Questi ultimi, al contrario di chi annuncia azioni legali, sono ben consapevoli della situazione ma si attivano in virtù del disagio che provano nell’avere a che fare con chi, dopo anni, finalmente fa valere le ragioni che non sono solo le proprie, ma anche quelle di un’Italia che non intende più essere prona al cospetto di nessuno. Un’Italia che ha una sua dignità, una dignità che tra oscuri opportunismi e palesi incapacità, si è persa di vista: fortunatamente solo per un tempo limitato e già scaduto.

Avranno tempo di abituarsi al “cambiamento climatico”: questo è solo l’inizio. L’inizio del ritorno allo stato di diritto ed alla legalità, con buona pace di chi nell’illegalità ci sguazza.

Antonio Marino

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
Pulsante per tornare all'inizio