Calcio Serie A

Serie A: Juventus già padrona, ancora da scoprire le altre

Le sorprese arrivano da Sassuolo e Firenze

Milano, 5 settembre – Gli imminenti impegni della nuova Nazionale di Roberto Mancini nell’ancora misteriosa “Nations League” impongono la prima sosta stagionale al campionato di calcio di serie A dopo tre giornate, a conclusione delle quali è possibile tracciare un seppur acerbo bilancio e rilevare qualche sorpresa.

Tra queste ultime, non figura certo la Juventus, prevedibilmente capolista già dalla prima giornata e apparentemente in grado di spazzare ben presto e senza troppe cerimonie le altre pretendenti al titolo. Il cammino fin qui compiuto dagli uomini di Allegri è un percorso netto, al quale tuttavia non è estranea qualche sbavatura; è fatto nuovo, per esempio, che la retroguardia bianconera abbia già incassato tre reti, laddove invece storicamente l’imperforabilità difensiva dei bianconeri costituiva un marchio di fabbrica. Colpisce poi il protrarsi dei tempi di adattamento di Cristiano Ronaldo, insolitamente ancora all’asciutto di reti dopo 270 minuti, così come non era preventivato l’utilizzo con il contagocce di Paulo Dybala, a beneficio del processo di formazione calcistica di Federico Bernardeschi.

Il Napoli, dopo un’estate trascorsa in nome del ritorno in Italia di Carlo Ancelotti, ma con pochi innesti sul terreno di gioco, ha accusato domenica scorsa i primi scricchiolii incassando tre schiaffi rumorosi dalla Sampdoria. Qualche squilibrio si era per la verità già manifestato nei primi due incontri, entrambi ribaltati dopo un avvio deficitario. La sensazione è che il gioco proposto dal tecnico di Reggiolo poggi ancora unicamente sul lavoro del suo predecessore e che di per sé gli elementi apportati dall’ex tecnico rossonero possano risultare alla lunga piuttosto datati; non è poi da sottovalutare l’equivoco legato ai portieri (Ospina, Karnezis e Meret sono in buona sostanza tre numeri uno) e a Hamsik, forse inadatto a maturare con profitto un ruolo simile a quello che fu di Pirlo. La pur comprensibile insistenza su Milik, poi, ha condotto alla frequente esclusione di Mertens, risultato invece letale in zona gol nelle ultime due stagioni.

Sotto la Madonnina il cantiere è invece ancora aperto. L’Inter è andata in crescendo sotto il profilo dei risultati, ma non sotto quello del gioco; Icardi, assente a Bologna per un fastidio non preoccupante, è ancora a secco di reti e non ha un sostituto di ruolo, con Keita che, utilizzato sabato scorso come prima punta, non ha del tutto convinto. Il promettente Lautaro Martinez non ha poi ancora avuto modo di proporsi, mentre a centrocampo l’inserimento di una figura dominante come quella di Nainggolan impone qualche sperimentazione da parte di Spalletti, costantemente alla ricerca di un assetto definitivo nella zona nevralgica. Quanto al Milan, le vicissitudini societarie degli ultimi mesi limitano in qualche misura le attese intorno alla squadra, anche se la figura ingombrante di Antonio Conte si allunga con insistenza sul capo di Gattuso, che sembra atteso al varco al termine di ogni partita. L’allenatore calabrese pare avere però le idee ben chiare su quale debba essere il proprio undici di partenza, a cui manca solo il definitivo inserimento in difesa di Mattia Caldara; se dal punto di vista tecnico e tattico non emergono incertezze, sono ancora tutti da disegnare il carattere e la personalità di una squadra che contro il Napoli si è sciolta come neve al sole, mentre contro una Roma non impressionante ha rischiato seriamente di non portare a casa i tre punti.

Dalla Capitale, invece, giungono spifferi di malessere. La Roma di Di Francesco appare incerta in difesa, confusa a centrocampo e sovrabbondante in attacco, con Schick e Kluivert che, dai ritiri delle rispettive Nazionali, non mancano di lamentare qualche perplessità circa il proprio utilizzo; non sembra invece in discussione il ruolo di titolare di Javier Pastore, la cui estetica calcistica non è esente da leziosità talvolta sublimi, ma più spesso di scarsa concretezza. Più comprensibile è invece la partenza deficitaria della Lazio, che nelle prime due partite si è trovata davanti, soccombendo, il Napoli e la Juventus; gli attriti tra Lotito e Inzaghi, nonostante le dichiarazioni distensive di rito, sembrano poi essere state solo momentaneamente accantonate, anche in virtù del sofferto, ma sacrosanto, successo contro il Frosinone.

Meritano infine una menzione il Sassuolo e la Fiorentina. I neroverdi, secondi con 7 punti, hanno regalato la prima sorpresa stagionale imponendosi all’esordio contro l’Inter, guidati dalla sfacciata esperienza di Kevin Prince Boateng e da un Berardi che sembra tornato ai livelli di un tempo, dopo mesi in chiaroscuro. I gigliati, con due vittorie su due partite, appaiono invece equilibrati tatticamente e fantasiosi sotto il profilo del gioco, con Simeone e Chiesa che già fanno scintille e con Pjaca scalpitante per poter finalmente esibire il proprio enorme talento.

Gigi Bria

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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