Trattativa ‘Stato-mafia’: condannati gli ex vertici dei ROS, Dell’Utri, Bagarella e Cinà
Assolto l'ex DC Nicola Mancino
Palermo, 20 aprile – La Corte d’Assise di Palermo ha emesso la sentenza del processo per la trattativa ‘Stato-mafia’, condannando gli ex vertici del ROS, Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. Condannati inoltre, l’ex senatore Marcello Dell’Utri, Massimo Ciancimino e i boss mafiosi Leoluca Bagarella ed Antonio Cinà.
L’ex Ministro della Democrazia Cristiana, Nicola Mancino è stato invece assolto dall’accusa di falsa testimonianza.
Le condanne sono particolarmente pesanti e variano dai 28 anni inflitti a Bagarella per arrivare ai 12 anni per Mori, Subranni e Dell’Utri e gli 8 anni a De Donno e Ciancimino. Quest’ultimo è stato condannato per calunnia nei confronti dell’ex Capo della Polizia, Gianni de Gennaro, mentre è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Prescrizione per il pentito Giovanni Brusca.
Amaramente sorpresa la difesa degli ex generali Mori e Subranni, riconosciuti colpevoli di minaccia a Corpo politico dello Stato: “E’ una sentenza che lascia sbigottiti, una sentenza dura che non sta né in cielo né in terra”, ha affermato il loro legale, Basilio Milio che ha aggiunto: “Lo dico non come cittadino o avvocato, ma perché ci sono quattro sentenze che hanno escluso trattative di sorta e che hanno assolto gli imputati. Aspettiamo di leggere le motivazioni. C’è comunque un barlume di contentezza, perché so che la verità è dalla nostra parte. Possiamo sperare che dopo cinque anni, in appello vi sarà finalmente un giudizio. Questo è stato un pregiudizio. Non sono stati ammessi 200 documenti alla difesa e venti testimoni”.
Non meno amareggiato il legale di Marcello Dell’Utri, Pino Di Pieri: “Oggi registriamo una grande delusione. Non ce lo aspettavamo, alla luce degli atti del dibattimento. Le nostre memorie sono a disposizione, sono memorie documentate, con testimonianze. E leggendo queste memorie si può ricostruire una verità diversa”. “Il presidente della Corte d’Assise Alfredo Montalto è di grande esperienza – ha proseguito Di Pieri -, e che abbia subito pressioni dal sistema mediatico mi sembra difficile. Certamente questa sentenza di condanna era attesa da coloro che si erano costituiti parti civili, ma a me sembra assolutamente inaccettabile”.
Di umore naturalmente diverso, Nicola Mancino: “Sono sollevato, è finita la mia sofferenza anche se sono sempre stato convinto che a Palermo ci fosse un giudice. La sentenza è la conferma che sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato e un suo uomo che tale è stato ed è tuttora”, ha dichiarato l’ex Ministro DC.
Soddisfatto anche il PM, Nino Di Matteo che ha definito la sentenza importante, “anche per recidere una volta per tutte i rapporti che la mafia ha sempre avuto con le istituzioni”. “Questo processo e questa sentenza – ha proseguito Di Matteo – sono dedicati a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e a tutte le vittime innocenti della mafia”.
Antonio Marino