Cronaca

Uccide il figlio di tre mesi gettandolo a terra: arrestata

Secondo il legale si tratta di depressione post parto

Catania, 3 dicembre – Tragedia a Catania dove una donna di 26 anni ha ucciso il figlio di tre mesi, gettandolo a terra. L’infanticida è stata arrestata dalla Polizia di Stato. I fatti risalgono al mese scorso ma se ne è avuta notizia solo oggi, quando è stato formalizzato l’arresto della donna.

Il piccolo, gravemente ferito alla testa, non è morto sul colpo ma il giorno dopo il ricovero all’ospedale Cannizzaro, avvenuto il 15 novembre. I medici si erano insospettiti e per questo hanno sensibilizzato l’Autorità giudiziaria che ha avviato le indagini. La madre aveva dichiarato che il bimbo “si era fatto male cadendole accidentalmente dalle braccia a causa di una spinta che si era dato da solo”. Gli interrogatori in Procura di tutti i soggetti interessati dall’inchiesta, inclusa la madre, hanno portato a dimostrare che le cose erano andate diversamente da quanto affermato dalla donna che adesso deve rispondere di omicidio aggravato dal fatto di avere agito contro il discendente.

Sentita dai PM, la donna ha dichiarato di aver avuto “la mente oscurata”. “Non so spiegare cosa è successo”, ma indubbiamente “non volevo uccidere mio figlio, non ho mai pensato di ucciderlo” perché “io lo amavo”. Il legale dell’infanticida, Luigi ZInno, ha riferito che la donna ha detto ai magistrati di “essersi sentita male” e che “gettarlo sul letto e non per terra”.

Il delitto si è consumato a casa della nonna paterna della ragazza la quale ha chiesto subito aiuto alla nonna stessa ed al padre, dicendo che il piccolo le era caduto dalle mani.  “Quel giorno stava male – ha spiegato l’avvocato Zinno – e aveva chiamato suo padre, che era al lavoro, per dirgli se poteva tornare a casa. La signora aveva avuto un’infanzia dolorosa per la morte della madre, che ha perso quando aveva 11 anni. Quando è rimasta incinta è andata a vivere con la nonna”. A questo si aggiunge il fatto di essere stata una ragazza-madre: il bambino infatti, portava il cognome della donna.

Il penalista ritiene che la ragazza abbia sofferto di “una grave forma di depressione post partum, che ha aggravato la sua condizione di persona fragile psicologicamente”. Ne è prova il fatto che il padre le aveva fissato alcuni appuntamenti con dei medici che però la giovane ha disertato.

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