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Viaggio attraverso la Locride

Io, Frodo, nella Terra di Mezzo

Io, Frodo, nella Terra di Mezzo. Col mio fardello (o anello, immaginatevi quel che volete) di stress, ansie, problematiche cittadine. Tra percorsi sconosciuti, luoghi selvaggi ed incantati; da un momento all’altro mi aspetto di incontrare maghi, streghe, fate, elfi, lupi mannari. Mondi incredibili; mondi che mutano di aspetto e di colori da un momento all’altro.

Io, Frodo, che rimango estasiato da quello che i miei occhi hanno la fortuna di vedere, di vivere. Con un sentimento di pace interiore che mi accompagna per tutto il viaggio. E lo stress, le ansie, le problematiche svaniscono, troppo concentrato nel cercare di capire quale sorpresa troverò dopo l’ennesima curva.

O, più semplicemente, Io. Un figlio della città, dove la foresta è grigia e fatta da grattacieli; dove il silenzio non esiste; dove il rumore regna sovrano. Sempre uguale, forse intervallato qua e là da sirene che graffiano i timpani.

Raccontare cos’è la Locride è meno facile di quello che potrebbe sembrare a prima vista. Il bravo e solerte cronista se la caverebbe snocciolando una serie di dati, descrivendo il paesaggio…o, tanto per cambiare, parlando di faide, ndrangheta, omicidi e quant’altro. Ma sarebbe come andare a Parigi e non ammirare la Gioconda. Visitare Londra senza passare almeno una volta di fronte a Buckingham Palace per vedere il cambio della guardia. O, assurdo, arrivare fino a New York e non salire sull’Empire State Building.

Tutte cose assolutamente impossibili.

Così voglio partire dagli odori, dai sapori, dai colori di questa terra che ti colpisce, ti rapisce, ti costringe a viverla. Dalla semplicità di volti in principio duri, sospettosi ma che, quando sanno di potersi fidare di te, quando sanno di poterti considerare un amico, si aprono in sorrisi contagiosi. Di mani forti che stringono le tue; mani che vengono dal lavoro in campagna, dalla lotta quotidiana contro una terra aspra e brulla.

Un mondo duro e dolce contemporaneamente, particolare, diverso da tutto ciò a cui siamo abituati. Un mondo dove dietro ogni curva, ogni dosso, si trova un paesaggio differente; dove i colori, nella loro uniformità, sono difformi; dove ti stupisci e resti a bocca aperta di fronte a taluni spettacoli della Natura; dove l’orizzonte è un optional, perché l’occhio si perde inseguendo spazi immensi.

L’amore di queste persone per la propria Terra è evidente; nonostante l’asprezza, la difficoltà, la lotta quotidiana contro di Essa, i suoi abitanti la dipingono come e meglio di un quadro impressionista. I problemi ci sono, negarli sarebbe stupido; e anacronistico. Problemi legati ad uno stato assente, che spesso si dimentica di questa piccola fetta di Italia: la Magna Grecia, la culla della civiltà. Leggevo qualche giorno fa che i Bronzi di Riace, opera invidiata da tutto il Mondo civile, fruttano 840 euro al giorno di biglietti venduti per andarli a vedere. 840 euro. Una vergogna nazionale.

Ma questo è un esempio; ce ne sono a decine da raccontare, tutti su questa falsa riga. Perché è incomprensibile che borghi incantevoli come Gerace, patrimonio dell’UNESCO, o Caulonia Superiore o, ancora, Squillace ed il suo golfo, siano sconosciuti alla maggior parte degli italiani.

Potere della paura. Meglio, potere dei luoghi comuni.

Tranquilli, qui l’autoradio non ve la ruba nessuno.

E, a rendere ancora più intrigante questo territorio, la cucina: essenzialmente prodotti semplici, preparati come solo qui sono in grado di fare. Con una versatilità che ti stupisce. Il mare è la cornice della Locride, ma non è il pesce il re della tavola. Sono piuttosto le verdure a farla da padrone. Ricche, gustose, presentate in mille e una ricetta diversa. Qui la Haute Cuisine non sanno nemmeno lontanamente cosa sia; perché è molto meglio un piatto di melangiani imbuttunati (melanzane ripiene, e che ripieno…), un piatto di pasta di casa con ragù di cinghiale oppure un antipasto di olive ed insaccati. Ad un metro dal mare.

Tu, turista, lasciati andare in questo percorso gastronomico, siediti e mangia, apprezza il piacere di gustare cibi così lontani tra di loro ma, al contempo, così vicini. Non farti domande, non chiederti come si prepara questo piatto o quell’altro: siediti e mangia, rilassati e godi.

Io, Frodo, torno nella Contea. È stato un viaggio lungo, ma ne è valsa la pena. Rientro nella mia foresta grigia, osservando un mare di formichine brulicare intorno a me, indaffarate, sempre di corsa, col cellulare che è ormai una prosecuzione naturale dell’orecchio. Dove il tempo passa velocemente, dove il relax è una parola fuori dal vocabolario, dove il prendersi del tempo per se stessi fa parte di un sogno che non si avvera mai.

Io, semplice cittadino, ho trovato dove prendermi del tempo e dello spazio; ormai da più di un decennio. E so che quella Terra è li, che mi aspetta, pronta a donarmi di nuovo sensazioni, emozioni, odori, sapori e colori unici. Senza chiedermi nulla in cambio. O forse si; la mia grande voglia di viverla per un’altra volta.

Gabriele Borzillo
Conduttore Radio ed Opinionista

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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