Storia

1529, Vienna assediata: i turchi alle porte dell’Occidente

L’ultimo baluardo d’Europa resiste all’avanzata turca

La città di Vienna è stata più volte assediata a causa della sua posizione geografica che la vede “porta” d’Europa per eventuali invasori provenienti da sud-est; ed ovviamente il potenziale invasore era l’Impero Ottomano, il potentissimo impero che allora sovrastava l’Occidente in organizzazione, scienza e tecnologia, ed era dotato di una straordinaria potenza militare terrestre e marittima. Tra gli assedi subiti da Vienna, particolarmente noti sono quello del 1683 (in vero il più famoso) e quello del 1529, del quale andremo ora a narrare.

Agli inizi del ‘500 l’Impero Ottomano si estendeva su di un immenso territorio che comprendeva gran parte del Medio Oriente, del Nord Africa, estendendosi fino ala Caucaso ed alle propaggini del continente europeo in area balcanica; tale assetto territoriale poneva poi l’Impero Ottomano in condizione di dominare il bacino orientale del Mediterraneo. La cosa non deve però far pensare ad una condizione di perenne conflittualità tra il potente impero del sultano e l’Europa Occidentale; difatti tra gli stati europei e l’Impero Ottomano vi erano intensissimi rapporti commerciali ed economici. Tra l’altro agli inizi del ‘500 gli stati occidentali avevano ben altro a cui pensare che non far fronte ad un eventuale minaccia di un Impero Ottomano che avesse voluto intraprendere rapporti ostili con l’Occidente: il protestantesimo aveva messo in discussione l’autorità della Chiesa ed il Sacro Romano Impero di Carlo V era impegnato nelle sanguinose guerre con la Francia di Francesco I per il controllo dell’Italia del Nord.

Nel 1520 però salì sul trono dell’Impero Ottomano un sovrano che avrebbe lasciato un impronta indelebile nella storia, ossia quel Solimano I che sarà ricordato con l’appellativo di “il Magnifico”. Il nuovo sultano infatti aveva mire espansionistiche sia in direzione del Medio Oriente, sia verso nord oltre i confini balcanici del suo impero, ossia verso l’Ungheria. Peccato però che la regione ungherese fosse anche nelle mire del Ferdinando I d’Asburgo, arciduca d’Austria, nonché fratello del già citato Carlo V (del quale sarà poi successore sul trono del Sacro Romano Impero dopo l’abdicazione avvenuta nel 1556); comunque, Ferdinando I tanto fece che riuscì a diventare re d’Ungheria nel 1527. Ma i turchi cominciarono ad avanzare verso nord decisi a mettere le mani su quanto desideravano, ossia quell’Ungheria che diverrà terra di conquista cambiando spesso padrone, divenendo tragicamente e per lungo tempo un enorme campo di battaglia.

Nell’estate del 1529 l’esercito di Solimano marciò contro Vienna ma non, come spesso si è portati a credere, per sfidare l’Occidente e magari tentare di impadronirsene, cosa che non aveva alcuna intenzione di fare e per la cui realizzazione non disponeva di forze sufficienti; il sultano aveva in mente l’obiettivo strategico di prendere Vienna per usarla come merce di scambio per il riconoscimento del possesso dell’Ungheria.

Per la campagna di conquista Solimano allestì un potente esercito di 120.000 uomini, tra i quali i famosi giannizzeri, ed un possente parco artiglieria. I difensori di Vienna (la cui popolazione era allora di 20.000 abitanti) contavano 17.000 uomini, tra i quali un reparto di lanzichenecchi tedeschi e moschettieri spagnoli concessi dall’imperatore Carlo V; le mura cittadine vennero rinforzate, le quattro porte fortificate e furono eretti bastioni difensivi.

Il 27 settembre l’esercito ottomano cominciò a cingere d’assedio Vienna con forze numericamente molto superiori ai difensori, ma per fortuna dei viennesi l’armata ottomana aveva dovuto lasciarsi alle spalle gran parte della possente artiglieria pesante d’assedio, date le difficoltà di trasporto durante una lunga marcia di 2.000 chilometri nelle malconce strade dei territori balcanici; i bombardamenti che colpivano incessantemente la città si stavano difatti rivelando alquanto inefficaci. L’assedio andava quindi per le lunghe, nel clima ormai autunnale del centro Europa, per altro molto più rigido del normale e quindi particolarmente penoso per i soldati del sultano; per di più, la strategia del terrore attuata dai turchi, consistente nel terrorizzare le popolazioni dei territori circostanti con le devastanti scorrerie della cavalleria mongolo-tartara, si stava rivelando controproducente, dato che nel territorio ormai devastato non vi si trovava più né cibo per gli uomini né foraggio per gli animali. Intanto i turchi scavavano gallerie sotterranee per piazzare le mine sotto le mura ed aprire delle brecce, ma furono puntualmente individuate ed efficacemente attaccate dai difensori, i quali fecero anche delle sortite causando gravi perdite agli assedianti. Dopo ripetuti assalti falliti, preso atto dell’impossibilità di portare a compimento la conquista di Vienna, Solimano ordinò la ritirata il 14 di ottobre, la quale si rivelò disastrosa per il maltempo e per i continui attacchi subiti durante il viaggio di ritorno dalle provate truppe ottomane, tra le cui fila si contarono più perdite durante la ritirata che non durante l’assedio stesso.

Il fallimento dell’operazione militare per la conquista di Vienna fu dovuto sostanzialmente al fatto che la città era situata oltre i limiti della capacità logistica dell’esercito ottomano, e Solimano ne concluse che i margini di espansione verso l’Europa avevano raggiunte il loro limite. E soprattutto, qualora Vienna fosse stata presa dai turchi, è bene sottolineare che comunque il raggio d’azione dell’Impero Ottomano non sarebbe potuto andare oltre, e Solimano lo sapeva, come lo sapevano i sovrani d’Europa: quella spedizione verso i confini tra i Balcani e l’Europa centrale era solamente una guerra di conquista che non sarebbe potuta andare oltre; non vi era in atto alcuno scontro di religione, di culture o di civiltà, come propagandisticamente si diceva già allora.

Nei decenni successivi venne a realizzarsi una situazione di perenne conflitto tra le forze di Ferdinando I ed i turchi, e varie città ungheresi cambiarono bandiera più volte fino alla firma del trattato di pace del 1562. Ma la pace fu provvisoria, perché Vienna era destinata a subire un nuovo tremendo assedio.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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