Storia

1683, Vienna di nuovo sotto assedio: i turchi ci riprovano

L’Impero Ottomano tenta nuovamente di espandersi in Europa

Recentemente ci siamo occupati dell’assedio di Vienna del 1529, conclusosi con la sconfitta dei turchi di Solimano il Magnifico, ed abbiamo concluso il relativo articolo anticipando che la città austriaca avrebbe subito un altro duro assedio; bene, vedremo ora la storia di quell’assedio che nel 1683 vedrà ancora una volta l’esercito ottomano tentare di affacciarsi alle porte d’Europa.

Nel periodo tra i due assedi vi furono diversi scontri non risolutivi tra i due contendenti, rimanendo quindi la situazione sostanzialmente inalterata e fossilizzata in una latente conflittualità anche nei periodi di pace.

Gli ottomani non approfittarono poi del periodo della terribile Guerra dei Trent’anni (1618-1648), che vide gran parte d’Europa dissanguarsi in quello che è considerato uno dei più spaventosi conflitti (secondo alcuni storici il peggior conflitto, anche più della Seconda Guerra Mondiale) nella storia del Vecchio Continente. La ragione della scelta turca di non approfittare della grave crisi che stava attraversando l’Europa va ricercata in due ordini di motivi: innanzitutto l’Impero Ottomano era perennemente lacerato da intrighi di potere e lotte intestine che ne minavano la stabilità politica; inoltre estendere i domini molto oltre i confini del già vastissimo territorio presentava dei problemi di carattere logistico cui neppure quel potentissimo impero era in grado di affrontare. L’interesse dei turchi era per altro limitato al controllo della sola Ungheria, ma per ottenerne un dominio stabile era necessario infliggere un colpo decisivo alla rivale Austria, anch’essa interessata al controllo della regione magiara. Di conseguenza il Gran Visir (in pratica il primo ministro ottomano) Kara Mustafà decise, sotto consiglio di diplomatici francesi residenti a Costantinopoli interessati ad un Austria indebolita, di attaccare il rivale (ricordiamo che per Austria intendiamo quello che era in realtà il Sacro Romano Impero). Fu così che Kara Mustafà, parlando in nome del suo sultano Mehmed IV, presentò formale dichiarazione di guerra all’Austria nel luglio del 1683.

Il 13 luglio del 1683 un esercito di 200.000 uomini giunse a Vienna e la cinse d’assedio, dopo una marcia durante la quale furono commesse atrocità ben pubblicizzate dai turchi per ragioni di carattere psicologico, prassi ben consolidata ed in uso presso tutti gli eserciti dell’epoca, musulmani e cristiani indifferentemente. E sempre secondo prassi, Kara Mustafà concesse ai viennesi la possibilità di arrendersi e sottomettersi in cambio della salvezza, ricevendo però un netto rifiuto. Difendevano la città 10.000 soldati e 9.000 cittadini armati.

Vienna stava subendo un duro assedio, mentre l’Imperatore Leopoldo I d’Asburgo, fuggito prima dell’arrivo dei turchi, stava svolgendo una febbrile attività diplomatica per radunare forze sufficienti fornite da vari paesi europei, tutti interessati a limitare l’avanzata turca verso il centro Europa. Fu messo i piedi un esercito variegato, il cui comando fu dato al re di Polonia (che allora formava con la Lituania la Confederazione polacco-lituana) Giovanni III Sobieski; la forza che doveva soccorrere Vienna assediata comprendeva 30.000 polacchi, 19.000 austriaci, toscani, veneziani e mantovani comandati dal duca di Lorena Carlo V e dal condottiero Eugenio di Savoia, nonché 28.000 tra svevi, bavaresi e sassoni. Come si vede la coalizione era numericamente inferiore agli ottomani (77.000 contro 200.000), ma l’esercito ottomano era provato da due mesi di assedio, e buona parte delle forze erano impegnate a depredare i territori circostanti la città.

Come nell’assedio del 1529, i turchi cercarono di minare da sottoterra le mura cittadine con l’abile lavoro dei loro rinomati genieri, ma i difensori erano sempre riusciti ad individuare le gallerie di mina nemiche e a neutralizzare le operazioni di posa delle mine; ma poco prima dell’arrivo dell’esercito di soccorso i turchi erano riusciti a piazzarne diverse che avevano indebolito i bastioni difensivi della città, sicché la rottura dell’assedio era ormai divenuta urgente per la città ormai allo stremo delle forze. Kara Mustafà era ormai sicuro che la vittoria fosse a portata di mano, e così pure i suoi generali, che commisero il grave errore di non fortificare il campo d’assedio per fronteggiare un eventuale esercito di soccorso, che era ormai a pochi chilometri da Vienna. Era la mattina del 12 settembre 1683, e le truppe dell’esercito di Sobieski parteciparono alla messa sulle alture a nord di Vienna, pronte ad attaccare gli assedianti turchi.

L’attacco degli occidentali fu devastante essendo del tutto inaspettato dai turchi, che furono travolti ed attaccati persino dai difensori di Vienna i quali, galvanizzati dall’arrivo dei soccorsi, uscirono dalle mura ed attaccarono gli ottomani, i quali si trovarono schiacciati dal doppio attacco. La lotta divampava feroce, con gli occidentali che assalivano i turchi quali si difendevano strenuamente, riuscendo talvolta a respingere gli assalti nemici. A decidere le sorti della battaglia fu però l’attacco dei 3.000 ussari alati polacchi, una formidabile forza di cavalleria pesante con le caratteristiche piume poste su dei supporti di legno fissati sulla parte posteriore delle loro corazze; il loro attacco, guidato personalmente da Sobieski, fu talmente devastante che i turchi ne furono travolti e la battaglia terminò con una schiacciante vittoria per gli occidentali, che persero 2.000 uomini a fronte dei 15.000 turchi.

Vienna fu quindi salva per una seconda volta, e questo fu possibile grazie alla tenacia dei difensori ed all’arrivo in extremis dei soccorsi guidati da Sobieski, il quale dimostrò grande lungimiranza rendendosi conto che una eventuale vittoria ottomana avrebbe rappresentato un pericolo per l’intera Europa Orientale. Per quanto riguarda Kara Mustafà, riuscì a fuggire ritirandosi con le forze superstiti fino a Belgrado, dove il 25 dicembre fu strangolato per ordine del sultano Mehmed IV, che volle così punire il Gran Visir per il fallimento riportato.

Sul lungo periodo le conseguenze dell’esito dell’assedio di Vienna del 1683 portarono alla progressiva uscita dell’Impero Ottomano dall’area balcanica a favore dell’Austria, che espanderà il proprio territorio nei Balcani dando vita a quell’impero multietnico tedesco-slavo che durerà fino al 1918, ossia fino alla conclusione della Grande Guerra con il dissolvimento dell’Impero Austro-Ungarico.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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