Storia

20 luglio 1969: cinquant’anni fa l’uomo sulla Luna. La realizzazione di un sogno

Nel clima della Guerra Fredda gli USA superano l’URSS nella corsa allo spazio

Verso la fine del 1609 uno studioso italiano nato in quel di Pisa stava osservando il cielo con uno strumento per l’epoca davvero eccezionale, ossia un cannocchiale che egli stesso aveva modificato e che ora aveva puntato verso il satellite naturale della Terra; fu così che la Luna venne esplorata “da vicino” per la prima volta. Per potere arrivare tanto vicino alla Luna da potervi addirittura poggiare piede però, l’umanità avrebbe dovuto attendere ancora per un po’.

Il contesto nel quale maturò la grande impresa dello sbarco sulla Luna era quello della Guerra Fredda, nel quale le rivalità USA-URSS prendevano corpo in ogni ambito, ed una manifestazione di potere tecnologico come l’esplorazione dello Spazio giocava in tal senso un ruolo di primaria importanza; ed il primo goal fu messo a segno dai sovietici quando il 4 ottobre del 1957 lanciarono in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Ovviamente gli americani furono colpiti nel vivo per lo smacco subito e reagirono con la creazione del famoso ente spaziale noto a tutti col suo acronimo, la NASA (National Aeronautics and Space Administration); ma dovettero mettersi l’animo in pace e subire una seconda batosta quando il 12 aprile del 1961 i sovietici lanciarono il primo essere umano nello spazio in orbita geocentrica, il famosissimo Jurij Gagarin. Alcune settimane dopo, precisamente il 5 maggio di quello stesso anno, gli americani salvarono la faccia lanciando il loro primo (secondo in generale, il primato era e rimarrà sempre sovietico) uomo in orbita, lo sconosciuto Alan Shepard. Ma era solo un contentino a fronte delle batoste subite; bisognava andare decisamente oltre ed appianare il divario con i sovietici. Fu così che il 25 maggio del 1961 il presidente Kennedy annuncio la nascita del progetto che si proponeva l’ambizioso obiettivo di far atterrare un essere umano sulla Luna; a quel programma, che se portato a termine avrebbe permesso agli USA di sorpassare l’URSS nella corsa allo spazio, fu dato un nome rimasto mitico: Progetto Apollo.

Ottenuti i fondi, la NASA si mise all’opera progettando il dispositivo che avrebbe portato un equipaggio umano sulla Luna, la famosa navicella Apollo: tre moduli di cui uno di comando con una cabina per l’equipaggio, uno per la propulsione, ed uno per l’atterraggio sul suolo lunare; il vettore per il lancio sarebbe stato un razzo di tipo Saturn V. Alla missione lunare vera e propria si arrivò per gradi, dall’Apollo 1 (quello in cui vi fu l’incidente famoso con l’incendio che provocò la morte di tre astronauti), fino ad Apollo 10 che nel maggio del 1969 fece le ultime prove per definire gli ultimi dettagli e dare il via alla missione finale, ovviamente affidata ad Apollo 11. Intanto i sovietici avevano raggiunto l’orbita lunare con la missione di Luna 15 (senza equipaggio); i tempi stringevano, bisognava lanciare Apollo 11 prima che i sovietici ci riprovassero con un equipaggio.

Si giunse quindi al giorno fatidico del lancio, al quale assistette una folla di circa un milione di persone che affollarono la zona nei dintorni del sito di lancio presso il Kennedy Space Center; l’equipaggio era costituito dal comandante della missione Neil Armstrong, il pilota del modulo lunare Buzz Aldrin, ed il pilota del modulo di comando Michael Collins. Ovviamente erano presenti le autorità degli USA, più gli ambasciatori di 60 paesi del mondo, ed il tutto fu trasmesso in diretta televisiva in 33 paesi (oltre ovviamente alle trasmissioni in diretta radio). Era il 16 luglio del 1969; il lancio avvenne alle ore 13:32:00 (gli orari sono riportati in base al fuso orario di riferimento, che non coincide con l’ora italiana).

In dodici minuti il dispositivo era in orbita attorno alla Terra, un’ora e mezza dopo iniziò a dirigersi verso la Luna e 30 minuti più tardi il modulo si sganciò dal razzo vettore. Il giorno 19 alle 17:21:50 l’Apollo 11 entrò in orbita lunare (prima di atterrare furono eseguite in tutto trenta orbite). Alle 12:52:00 del 20 luglio l’equipaggio cominciò le operazioni di discesa del modulo di atterraggio sulla superficie della Luna, il cui suolo fu toccato alle 20:17:40 del 20 luglio 1969.

Era giunto il momento di mettere piede sulla Luna, il portellone fu aperto alle 2:39:33, ed una volta scesi i nove gradini della scaletta, Armstrong toccò il suolo lunare; il momento venne ripreso dalla telecamera in dotazione e vissuto da 600 milioni di persone. Ben nota è poi la frase pronunciata dal comandante dell’Apollo 11, che riportiamo: «Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità». Naturalmente Armstrong fece molte foto e raccolse una gran quantità di campioni di roccia lunare (22 chili in tutto) mentre saltellava sulla superficie con una gravità che è un sesto di quella terrestre. Successivamente venne raggiunto da Aldrin ed insieme piantarono la bandiera degli Stati Uniti della famosa immagine, dopodiché ricevettero la chiamata del presidente Nixon; ovviamente Collins non mise piede sulla superficie lunare, rimanendo in orbita attorno alla Luna in attesa del rientro del modulo di atterraggio con i suoi due compagni.

Armstrong ed Aldrin rientrarono poi nel modulo, riposarono per qualche ora, dopodiché accesero i motori per sollevarsi dal suolo e riagganciarsi al modulo orbitante. Sulla superficie lasciarono alcuni oggetti tra i quali una targa che riportava l’iscrizione «Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna. Luglio 1969 d.C. Siamo venuti in pace per tutta l’umanità». Alle 21:35:00 avvenne il ricongiungimento ed il modulo di risalita venne rilasciato in orbita attorno alla Luna, sulla cui superficie andò poi a schiantarsi.

Concluso il viaggio di rientro verso la Terra, la navetta toccò l’acqua del Pacifico alle 16:51:00 del 24 luglio con i tre membri dell’equipaggio sani e salvi, che furono poi recuperati da una nave della marina statunitense. Per la cronaca, i tre protagonisti della missione dovettero subire una quarantena per il timore che potessero essere stati a contatto con microorganismi patogeni, ma le analisi rivelarono poi che non vi era alcun rischio. Ovviamente furono accolti da eroi in patria e fecero un lungo tour in giro per il mondo.

Questa la cronaca in sintesi degli avvenimenti che portarono l’umanità a toccare il suolo lunare, e giunti a questo punto non si possono non spendere due parole sulle teorie complottiste che negano e cercano di dimostrare che si sia trattato di una gigantesca operazione propagandistica e che, in definitiva, sulla Luna non ci abbiamo mai messo piede. Vediamo le argomentazioni dei negazionisti lunari.

Com’è possibile che la bandiera sventoli mentre sulla luna non vi è atmosfera e quindi il vento è completamente assente? Presto detto: per ovviare all’inconveniente dell’assenza di vento, era stata predisposta un’asticella perpendicolare all’asta al fine di sorreggere il lato alto della bandiera; l’illusione del movimento è poi data dal fatto che la bandiera non è distesa del tutto ma è un po’ stropicciata. E come è possibile che le foto possano essere così ben riuscite in un contesto così difficile? In realtà di foto ne furono scattate molte di più di quelle messe a disposizione le quali sono solo quelle, per l’appunto, ben riuscite. E che dire delle ombre che non sono orientate nella stessa direzione, come se vi fossero più fonti di luce, tipo studio cinematografico? Si tratta di un’illusione di prospettiva, anche perché se vi fossero state più fonti luminose vi sarebbero state anche molte più ombre. Qualcuno arriva poi a vedere una lettera “C” su un sasso presente su di una foto, quasi che la roccia fosse stata preventivamente inventariata; peccato che si tratti solamente di un pelo depositato sulla pellicola fotografica in fase di sviluppo. Molte altre poi sono le argomentazioni dei complottisti, tutte smontabili in funzione delle particolari condizioni della missione in ragione della minore gravità, della particolare posizione del Sole rispetto a quando si è sulla Terra, al diverso comportamento dei granelli di polvere lunare che naturalmente si comportano diversamente da come si comporta la polvere sulla Terra sempre per la diversa gravità, eccetera. Insomma, l’unica vera bufala della questione è affermare che la missione e l’arrivo sulla Luna sia tutta una montatura; e tra l’altro qualcuno arriva addirittura ad indicare come regista della messa in scena nientemeno che Stanley Kubrick. Ah, già! Se fossimo stati veramente sulla Luna, avremmo fotografato la Terra per come è realmente, ovvero assolutamente piatta…

Chissà se poi quello studioso che nel 1609 stava osservando la superficie della Luna scoprendone i crateri, la conformazione e le inaspettate irregolarità, avrà pensato che un giorno l’uomo avrebbe messo piede sulla Luna; se lo pensò avrà forse sorriso, ritenendo che quell’idea fosse una sciocchezza. Ma si sbagliava, perché alla fine sulla Luna ci siamo arrivati, professor Galilei. Ed ora tocca a Marte.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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