Calcio Serie A

Calcio, arbitri di Serie A: Rizzoli promuove Abisso ma rimanda Fabbri

Il designatore: "Non ci sono stop o cose precise: arbitra chi è in forma"

Il presidente dell’AIA, Marcello Nicchi ed il Responsabile del CAN A, Nicola Rizzoli, hanno incontrato ieri, nella sede della Lega Calcio, a Milano, i rappresentanti dei club di Serie A. All’incontro erano presenti anche gli arbitri, La riunione per fornire ai presenti le statistiche arbitrali del Campionato attualmente in fase di svolgimento.

Nel corso del suo intervento, Rizzoli ha detto che le “idee sono chiare, non c’è nessuna confusione. Poi, certo possiamo sbagliare”. Circa gli episodi dell’ultima giornata ed il fiume polemico che ne è derivato, il Responsabile del CAN A non ha dubbi: “Bene Abisso, il rigore alla Lazio era da concedere, il braccio di Locatelli non era congruo al movimento. C’era anche quello per il Milan”. A chi gli chiedeva spiegazioni sullo stop per Fabbri, Rizzoli ha risposto: “Arbitra chi è più in forma”.

Al termine dell’incontro, Rizzoli e Nicchi hanno tenuto una conferenza stampa durante la quale hanno rimarcato i concetti espressi nella riunione con i club e gli arbitri.

“Non abbiamo niente da nascondere, vogliamo solo chiarezza – ha detto Rizzoli -: nel mondo arbitrale le idee sono molto chiare, non c’è alcuna confusione. Certo, si possono commettere sbagli, ma questo è un altro discorso. Abbiamo spiegato perché sono state prese alcune decisioni e abbiamo ammesso alcuni errori umani, non della tecnologia”.

“Il 90% degli errori che abbiamo individuato – ha proseguito il Responsabile del CAN A- è per falli di mano e da rigore. Serve più professionalità, degli uomini e della tecnologia, per ridurre gli errori”.

Tornando poi sui casi di Fabbri, arbitro di Juventus-Milan, e di Abisso, direttore di gara tra la Lazio ed il Sassuolo, Rizzoli ha affermato: “Le indicazioni internazionali propendono per la punibilità di entrambi”. Un rimpallo infatti, non può escludere il fallo di mano: “Concetto vecchio – ha detto Rizzoli -. Se l’intenzione è impattare la palla col corpo e il braccio è largo, poco conta che rimpalli su un’altra parte del corpo. Il rigore alla Lazio ci sta perché il braccio è estremamente largo, e il corpo va nella direzione di intercettare il pallone. In questo caso conta meno che la sfera tocchi un’altra parte del corpo prima”.

A chi gli ha chiesto se non sarebbe stato il caso di stoppare sia Fabbri che Abisso, Rizzoli ha replicato: No, il discorso degli stop per entrambi viene riportato da qualche giornale”. “E’ una questione di gestione della squadra, fa parte dell’allenatore. Le persone che io ho intenzione di mettere in campo devono essere in forma e nelle condizioni per poter fare il loro meglio. E’ solo una questione di gestione personale. Non ci sono stop o cose precise. Fabbri ha buone capacità e ottime potenzialità. Sicuramente deve crescere come tanti arbitri. Stiamo facendo un percorso di crescita e ricambio generazionale, nel giro di un paio d’anni perdiamo arbitri internazionali con oltre 1500 partite di esperienza. Dobbiamo far fare esperienza ai giovani, e l’esperienza passa attraverso gli errori: l’errore fortifica nel tempo e, per paradosso, dà più sicurezza e serenità, lo dico per esperienza. Riuscendo a capire se stessi si riesce a maturare meglio. Fabbri sente la stima che l’AIA ha nei suoi confronti, per persona che deve maturare come altri”.

Su Fabbri grava tuttavia un altro errore: quello del rigore che il Milan si è visto negare dopo il calcio di Mandzukic a Romagnoli. Nel merito, Rizzoli ha spiegato: “La linea d’intervento del VAR è molto chiara: nelle situazioni di gioco bisogna intervenire se c’è violenza. Se fosse stata reputata come violenza, sarebbe intervenuto e sarebbe stato dato il rosso a Mandzukic e rigore al Milan. Se viste e valutate come non violente – preso atto anche della reazione di entrambi i calciatori dopo l’episodio – e nel caso specifico non è chiaro dal campo se ci sia contatto o meno, il VAR non deve intervenire. In quel caso è stato valutato così”.

Antonio Marino

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
Pulsante per tornare all'inizio