Calcio Serie A

Calcio, Serie A: iniziato il conto alla rovescia per il “derby d’Italia”

Juve e Inter in campo venerdì

Il conto alla rovescia ha già preso a ticchettare domenica scorsa. Dopodomani, infatti, Juventus-Inter, storico “derby d’Italia”, occuperà la serata di Sant’Ambrogio, patrono di Milano, per l’anticipo del 15° turno del campionato di calcio di serie A. La tradizione, quanto l’attuale classifica, non possono che alimentare l’interesse e l’attesa degli sportivi per il confronto.

La rivalità e gli attriti tra le due squadre hanno radici profonde. Dal 9-1 bianconero contro la Primavera interista nel campionato 1960/1961, al contrasto Iuliano-Ronaldo del 1998; da “Calciopoli”, al discusso 2-3 in favore della Juventus dello scorso aprile. In più occasioni il veleno ha contaminato il confronto tra due dei club più titolati d’Italia, talvolta generando strascichi di lunga durata. Venerdì, tuttavia, il luccicante confronto dello “Stadium” si vernicia di un’aspettativa nuova e diversa.

L’Inter, infatti, appare l’unica squadra in grado di infastidire la capolista, finora dominante al punto tale da rendere il campionato noioso e ripetitivo agli occhi del comune spettatore. Certo, di questo aspetto non può essere ovviamente incolpata la Juventus, che negli anni è riuscita a pianificare un rafforzamento graduale e regolare dal punto di vista economico, organizzativo e tecnico, culminato, sotto quest’ultimo profilo, dal nobilitante approdo a Torino di Cristiano Ronaldo. I nerazzurri, sebbene siano in una fase ancora acerba e prematura della propria rinascita, forniscono però periodicamente indizi circa la possibilità di riuscire un giorno non lontano ad acquisire un passo analogo.

La classifica, è evidente, parla chiaro; 40 punti contro 29, prima contro terza, con il Napoli che, tre punti più in alto dei nerazzurri, ancora si frappone alle più ambiziose velleità interiste. In apparenza, non c’è partita, ancor più considerando che si gioca allo “Stadium”. Eppure, proprio tra le mura di casa la Juventus ha sperimentato gli unici due passi falsi della stagione, entrambi maturati per eccesso di leggerezza in occasione dell’1-1 in campionato contro il Genoa e dell’1-2 europeo con il Manchester United.

I nerazzurri, dal canto loro, hanno qualche freccia al proprio arco, prima fra tutte una ritrovata consapevolezza di poter competere. È vero, la squadra di Spalletti è incappata, dopo un inizio poco convincente, in un’amnesia inspiegabile per tenore e proporzioni contro l’Atalanta. Del tutto giustificabile è stata invece la sconfitta del “Camp Nou”, essendo ancora da colmare il divario con il Barcellona, mentre risulta più bruciante e potenzialmente deleteria quella patita in casa del Tottenham. Al netto di queste considerazioni, tuttavia l’Inter ha in Icardi un alfiere capace di andare sempre a segno nelle sfide di rilievo del campionato italiano.

Per l’una come per l’altra squadra, molti meriti vanno poi ascritti alla panchina, di marca toscana in entrambi i casi. Allegri, erede di un nucleo plasmato in precedenza da Antonio Conte, oltre ad imprimere una dimensione europea ai bianconeri, è riuscito ad iniettare nei propri uomini un cinismo letale, che spesso consente alla Juventus di non aver bisogno di scomporsi lungo tutti i novanta minuti per avere ragione degli avversari. Spalletti, guida di un gruppo composto da valori tecnici non paragonabili a quelli di cui dispone il collega, ha ugualmente lavorato sul carattere, come testimoniano le sette vittorie ottenute consecutivamente in campionato tra la fine di settembre e la prima decade di novembre.

Sarà dunque una sfida di storia e di tradizioni, di nervi e di emozioni, in grado di incidere più sul campionato dell’Inter che su quello della Juventus. Tra poco più di sessanta ore il verdetto del campo dello “Stadium” sentenzierà il resto.

Gigi Bria

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Gigi Bria

Le cose migliori arrivano per caso. Per caso, ormai dieci anni fa, iniziai ad insegnare diritto ed economia politica in una scuola superiore di Milano. Sempre per caso, qualche anno fa, mi fu proposto di scrivere. Ho visto "La Voce" quando era ancora un embrione; ora è il giovane figlio di cui mi prendo cura ogni giorno parlando di sport e dirigendone la relativa redazione. Seguo il mondo del calcio, confidando di riuscire a non far mai trasparire la mia pur blanda fede calcistica.
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