Cronaca

Caso Cucchi. I due carabinieri accusati: “Ci sentiamo traditi”

Il Comandante generale dell'Arma, Nistri: "Se colpevoli, saranno destituiti ma non è violenza di Stato"

Roma, 13 ottobre –  Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i due carabinieri accusati dal loro collega, Francesco Tedesco di essere gli autori del pestaggio che ha portato alla morte di Stefano Cucchi, affermano: “Ci sentiamo traditi”, riferendosi alle parole di Tedesco. “Siamo innocenti, tutto diventa doppiamente tragico se si aggiunge il tradimento di un collega. Un atteggiamento che è dettato da ragioni di opportunità”, hanno aggiunto.

Il legale di Di Bernardo, in un’intervista al quotidiano, ‘La Stampa’, ha raccontato: “Questa mattina un uomo ha telefonato a casa della madre, sostenendo di chiamare dalla procura di Roma, e le ha detto: pagherete violentemente per quello che è accaduto. La signora ha avuto un malore. È sconvolgente che tutta Italia giudichi Di Bernardo colpevole sulla base di mere dichiarazioni rese da un co-imputato del medesimo reato che per anni ha detto l’opposto e non sulla base di una sentenza, creando un clima di odio”. “Adesso ci ritroviamo, nove anni dopo, con queste dichiarazioni, che abbiamo conosciuto attraverso il web e i giornali. Le affronteremo, vedremo quando sarà sentito. L’ informazione è importante, ma i processi si fanno nelle aule di giustizia”.

Roberto Mandolini, l’altro carabiniere accusato di calunnia e falso assieme a Vincenzo Nicolardi, sul quale grava anche l’accusa di aver fatto sparire la Nota di servizio scritta da Tedesco, dove veniva raccontato quanto accaduto in caserma, durante le fasi del fermo di Cucchi, ha parlato tramite il suo legale. “Francesco Tedesco, fulminato sulla via di Damasco, ci ha messo dieci anni a dire certe cose, ed è un co-imputato, quindi le sue dichiarazioni saranno sottoposte a un controllo obiettivo ed estremo. Se troveranno il conforto delle prove, allora ci confronteremo con questa realtà”, ha affermato l’avvocato difensore.

Nel merito della vicenda, ha espresso la posizione dell’Arma il Comandante generale, Giovanni Nistri. “Quei carabinieri sono stati sospesi e nel momento in cui saranno accertate le responsabilità, l’Arma prenderà le decisioni che le competono”, fino alla “destituzione: non guarderemo in faccia a nessuno”. Parlare di “violenza di Stato – ha aggiunto Nistri – è una sintesi giornalistica, ma non si tratta di una violenza dello Stato ma di alcuni appartenenti dello Stato: lo Stato non può essere chiamato come responsabile della irresponsabilità di qualcuno”. “Forse si è aperto uno spiraglio di luce: mi sembra che sia la prima volta che un militare di quelli presenti quella sera ha riferito la sua verità, che ora dovrà passare al vaglio dell’autorità giudiziaria, ma noi siamo al fianco dell’autorità giudiziaria, perché è ora che siano accertate tutte le cause e le dinamiche di quanto successe quella sera”, ha concluso Nistri.

Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi, ha fatto sapere che  il Generale Vittorio Tomasone “sarà ascoltato in aula entro gennaio su nostra richiesta”. Tomasone, oggi al comando Interregionale dell’Arma a Napoli, all’epoca dei fatti era Comandante provinciale dei carabinieri di Roma.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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