Economia

CORONAVIRUS. CONTE SFIDA L’EUROPA

Al Consiglio Europeo non si raggiunge l'accordo sui coronabond. Due settimane di tempo per una strategia anti-crisi comune

La riunione del Consiglio Europeo svoltasi ieri e durata 6 ore, non ha prodotto alcun risultato in merito all’introduzione dei coronabond come strumento anti-crisi economica nell’ambito dell’epidemia di COVID-19. I 27 paesi membri hanno deciso di darsi altre due settimane, dopo aver firmato un documento conclusivo che non prevede il MES, esclusione voluta dall’Italia, men che meno uno strumento di debito comune, avversato dai Paesi più rigorosi in materia di flessibilità.

Ne esce un’Europa profondamente divisa tra chi vorrebbe la condivisione delle risorse e dei rischi, e tra chi sceglie di gestire la situazione in casa propria.

Toccherà adesso all’Eurogruppo, chiamato in causa dal documento conclusivo, presentare “proposte entro due settimane. Queste dovrebbero tenere in considerazione la natura senza precedenti dello shock” del coronavirus e “la nostra risposta deve essere rafforzata, come necessario, con azioni ulteriori in modo inclusivo alla luce degli sviluppi, per finalizzare una risposta esauriente”.

La linea dura di Conte che, nel corso della riunione aveva dato ai paesi membri “10 giorni per battere un colpo”, ha prodotto un documento piuttosto insipido. Il premier italiano, respingendo la bozza conclusiva, era stato chiaro: niente strumenti usati nel passato con aiuti verso i singoli Stati. “Non disturbatevi, ve lo potete tenere, perche’ l’Italia non ne ha bisogno”, ha tuonato Conte.

In buona sostanza, ognuno è rimasto della propria idea. La Cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha dichiarato: “Ho spiegato che noi preferiamo il Mes come strumento, che è stato fatto per le crisi”, sottolineando quindi la posizione della Germania in merito ai coronabond.

Della stessa idea, l’Austria per la quale ha parlato il Cancelliere Sebastian Kurz: “Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti”. Posizione contraria anche da Finlandia ed Olanda. Il premier olandese, difendendo la linea dei paesi del Nord, ha dichiarato:

“Siamo contrari ai coronabond. Molti altri Paesi lo sono, perché porterebbe l’Eurozona in un altro territorio; sarebbe come attraversare il Rubicone. L’Eurozona ha creato i suoi strumenti, come il MES, che può essere usato in modo efficace, ma con le condizionalità previste dai trattati. Non posso prevedere alcuna circostanza in cui l’Olanda possa accettare gli eurobond”. Un rigore di questo tipo era stato visto solo ai tempi dell’austerità alla quale era stata soggetta la Grecia.

In Europa dunque, torna lo spettro della troika e con esso si dissolve quella flessibilità che pareva essere la linea della nuova Commissione UE. La diffidenza del Nord Europa nei confronti del Sud, è tutt’altro che scomparsa. Non c’è fiducia per quel che riguarda la gestione dei conti pubblici e non c’è la benché minima disponibilità a mettere in comune le risorse e i debiti, a garanzia di Paesi che non possono fregiarsi delle tre ‘A’.

Conte ha voluto sgombrare il campo da dubbi, spiegando che non si pensa a “una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne”. L’Italiaha sottolineato Conte, “ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/PIL di 1,6 anziché 2,2 come programmato”.

L’Italia nella strategia dei coronabond, può contare su Francia, Spagna, Irlanda, Belgio, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Slovenia. Una squadra che dovrà battagliare non poco all’Eurogruppo, ma forte in qualche modo della sponda data dalla Banca Centrale Europea che ieri ha dato il via libera al programma di acquisto di titoli per un valore di 750 miliardi di euro, finalizzato a far fronte alle conseguenze della pandemia ed eliminando il tetto del 33% relativo agli acquisti del debito di ciascun Paese. Lo strumento della BCE, il PEPP, taglia completamente fuori il MES, con ampia soddisfazione dell’Italia per prima.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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