Cronaca

CORONAVIRUS. La Società di Anestesia: “Privilegiare per la Terapia Intensiva chi ha maggior speranza di vita”

I "camici bianchi" dovranno scegliere tra chi, secondo loro, può vivere e chi può anche morire. Questa è civiltà?!

Il momento è indubbiamente difficile con il coronavirus, anche per il nostro sistema sanitario che, per l’impennata di ricoveri, rischia di collassare. I posti letto sono quelli che sono ed in particolar modo, quelli disponibili nei reparti di Terapia Intensiva.

La Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) ha diffuso un documento di guida etico, destinato ai primari di Terapia Intensiva. Nel documento si afferma: “Come estensione del principio di proporzionalità delle cure, l’allocazione in un contesto di grave carenza delle risorse sanitarie deve puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico”.

In buona sostanza, in un’ottica di selezione, la Società degli anestesisti, invita a scegliere tra chi può farcela e chi, invece, potrebbe essere condannato, in relazione al tipo ed alla gravità della malattia, alla presenza di altre patologie ed alla compromissione di altri organi e l’età.

“Le previsioni – premette il documento – stimano un aumento dei casi di insufficienza respiratoria acuta di tale entità da determinare un enorme squilibrio tra le necessità cliniche reali della popolazione e la disponibilità effettiva di risorse intensive”.

“È uno scenario – prosegue – in cui potrebbero essere necessari criteri di accesso alle cure intensive (e di dimissione) non soltanto strettamente di appropriatezza clinica e di proporzionalità delle cure, ma ispirati anche a un criterio il più possibile condiviso di giustizia distributiva e di appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate”. Questo, data la straordinarietà della situazione sanitaria in essere.

Tra gli elementi per valutare la speranza di vita, secondo la SIAARTI, potrebbe essere posto “un limite di età all’ingresso in terapia intensiva”.

“Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone”.

“I criteri di accesso alla terapia intensiva andrebbero discussi e definiti per ogni paziente in modo il più possibile anticipato, creando idealmente per tempo una lista di pazienti che saranno ritenuti meritevoli di terapia intensiva nel momento in cui avvenisse il deterioramento clinico, sempre che le disponibilità in quel momento lo consentano”.

Comunque, “per i pazienti per cui viene giudicato ‘non appropriato’ l’accesso a un percorso intensivo, la decisione di porre una limitazione alle cure (‘ceiling of care’) dovrebbe essere comunque motivata, comunicata e documentata. Il ceiling of care posto prima della ventilazione meccanica non deve precludere intensità di cura inferiori”.

In buona sostanza, i “camici bianchi” dovranno scegliere tra chi, secondo loro, può vivere e chi può anche morire. Questa è civiltà?!

Antonio Marino

PER LEGGERE IL DOCUMENTO DELLA SIAARTI NELLA SUA INTEREZZA, CLICCARE SUL COLLEGAMENTO SOTTOSTANTE

SIAARTI – Covid19 – Raccomandazioni di etica clinica

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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