Parlare d’amore con amore

Dai racconti di Andrea… Mariano lascia Martina: “Non ti amo più”

“Devi andare via. Hai sette giorni di tempo”: la cinica sentenza!

Carissimi Amici, carissime Amiche, a conclusione del capitolo intitolato “La stagista” – tratto dall’inedita raccolta “Mastr’Antria e altri racconti” di Andrea Giostra –affrontiamo l’ultima fase del rapporto tra Martina e Mariano. Un rapporto già agonizzante da tempo che ora, dopo due anni, giunge dichiaratamente alla fine.

Nella vita di Mariano, l’affascinante manager, annoiato dal rapporto sentimentale con Martina – che da tempo si protrae per inerzia – subentra la giovane Simona, la stagista.

Simona, è una ragazza molto determinata e seppure innamorata di Mariano, non accetta di ricoprire il ruolo dell’amante, peraltro già protrattosi per tre mesi. Decide così di affrontarlo scrivendogli una lettera intrisa d’amore, ma anche di determinazione atta a porre fine alla loro breve storia, qualora lui tergiversasse ulteriormente.

https://www.lavoce.online/2018/06/09/dai-racconti-di-andrea-simona-scrive-a-mariano-non-voglio-essere-unamante/

Mariano, sollecitato da Simona alla chiarezza di una decisione definitiva – qualunque essa sia – sceglie di abbandonare Martina.

Qual è la reazione di Mariano dopo aver letto la lettera di Simona?Alcuna: egli resta fedele a se stesso! Vale a dire che il suo atteggiamento verso le donne, lo induce a manifestare lo stesso, identico comportamento. Infatti, esattamente come fece due anni prima, dopo aver letto la lettera di Martina(Mariano Vicari finì di leggere la mail che Martina gli aveva inviato, si distese sulla poltrona presidenziale poggiando entrambi i piedi sulla scrivania di faggio, poggiò la nuca sulle palme delle sue mani intrecciate dietro la testa, chiuse gli occhi e inspirò aria profondamente.”https://www.lavoce.online/2018/05/19/dai-racconti-di-andrea-martina-una-donna-che-ama-troppo/e www.lavoce.online/2018/05/26/dai-racconti-di-andrea-mariano-luomo-soffocato-dal-troppo-amore-di-martina/ legge quella di Simona e…

“Mariano Vicari finì di leggere la lettera scritta da Simona, si distese sulla poltrona presidenziale poggiando entrambi i piedi sulla scrivania di faggio, poggiò la nuca sulle palme delle sue mani intrecciate dietro la testa, chiuse gli occhi e inspirò aria profondamente.”

Nessuna differenza, nulla in lui è cambiato.E presto comprenderemo…

Ne “La scelta di Mariano” (https://www.lavoce.online/2018/06/02/dai-racconti-di-andrea-la-scelta-di-mariano/) vi avevo anticipato che Mariano, tra Martina e Simona,  avrebbe scelto Simona, tuttavia quellaera in realtà un’ipotesi proiettivache l’autore – Andrea Giostra –  non ha confermato. Infatti, l’unica certezza è che Mariano lascia Martina, ma non che si unisce a Simona, come le aveva promesso.Questa, ribadisco è solo una delle tante supposizioni rimesse alla fantasia del lettore.

Mariano, nel lasciare Martina, dichiarandole di non amarla più e concedendole sette giorni di tempo per andarsene, esplode in una drammatica rivelazione:

«Lo vuoi capire che nessuna donna potrà mai scaldare il mio cuore? Lo vuoi capire? Non posso farci nulla!

Sono un pezzo di ghiaccio. Ci sto male qualche volta, ma ci sono abituato oramai. Mi conosco. Non sento nulla. Dopo un tremito di passione che mi costringe a possedere quella donna, a sentirla mia, a progettare un futuro,una casa, una famiglia, dei figli. Null’altro. Non sento nulla se non questa prospettiva che se svanisce diventa inesorabile. Diventa la mia scelta per cercare un’altra via,un’altra vita, un’altra donna. E questa donna ormai non sei più tu, Martina. Non ti amo più. Non voglio più stare con te. Devi andare via. Hai sette giorni di tempo.»

“Era stata l’aridità di Mariano, la sua incapacità di legarsi affettivamente, emotivamente, emozionalmente…”prosegue l’autore.

Penso che comprendere ed ammettere il proprio stato di anoressico sentimentale, equivalga ad emettere la propria condanna a vita. Certo, le caratteristiche fisiche e l’agiatezza di Mariano, inducono i più a non concedergli neppure il diritto alla sofferenza.

Sette giorni di tempo, una scadenza terribile, ma… come hanno vissuto Martina e Mariano quei sette giorni?

L’autore li descrive con tratti che evidenziano la disperazione di lei in netto contrasto con il cinismo di lui:

“Martina aveva un groppo nella gola che non riusciva a mandare giù, che la strozzava, che le toglieva il respiro, che la faceva sentire sospesa ad un filo di canapa che a breve sapeva si sarebbe spezzato.

Sette giorni di tempo per raccogliere la sua anima frantumata in tanti piccoli cocci di vetro sparsi in una piazza enorme bagnata da una pioggia acida, cercare di ricostruirla pezzo per pezzo, anche se calpestata da migliaia di scarpe che adesso vedeva estranee e che l’avevano lasciata esanime per terra tra lacrime di sangue e di disperazione.”

Dal canto suo, Mariano si è sottratto  il più possibile da Martina:

“Sette giorni che Mariano rientrava a casa la sera tardi, si metteva sul divano, guardava un po’ di TV, e poi si addormentava lì per alzarsi la mattina all’alba e lasciare la casa come un fuggitivo.

Sette giorni che Mariano non le rivolgeva la parola, solo il saluto strozzato del buon giorno quando andava via, e della buona notte quando rientrava a casa.”

Era stato molto duro Mariano con Martina, tanto che in quei sette giorni lei “aveva visto la sua crudeltà e il suo cinismo che l’avevano investita inaspettatamente senza darle scampo.”

Si critica la durezza di Mariano, tuttavia credo sia stato un comportamento coerente con l’irrevocabilità della sua scelta, ovvero chiudere la loro storia. Spesso, un comportamento più tenero e compassionevole, rischia di essere frainteso con una reminescenza di amore propedeutica alla ripresa della storia stessa. Può dunque divenire fuorviante, induttivo di illusioni.

Invece, a questo punto, trascorsi i fatidici sette giorni in preda alla disperazione, Martina ha iniziato la fase convalescenziale,recuperando consapevolezza del proprio valore e, soprattutto, proiettata verso la sua nuova vita.

“Adesso a Martina era chiaro. In fondo aveva solo trentadue anni. In fondo era bellissima e desiderabile. In fondo si piaceva.”

E, quanto alla storia con Mariano, pensò:

“Era stato un bel viaggio durato due anni. Adesso bisognava scendere da quel treno divenuto irrespirabile, puzzolente, ripugnante, e prenderne un altro pieno d’aria nuova, frizzante.

Un nuovo viaggio. Sì, sarebbe stato un altro bellissimo viaggio. Erano sette giorni. Sette giorni per capire che era arrivato il momento di ricominciare una nuova vita.”

Un abbraccio

Daniela Cavallini

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