Politica

DEF ASFALTATO ANCHE DALL’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO

Tria alle corde, stamattina torna in Aula a difendere la Manovra. Di Maio e Salvini furibondi

Dopo il No del FMI e di Bankitalia, per la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza arriva anche la bocciatura dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio che, visti i numeri, l’ha dichiarata eccessivamente ottimistica”. A dichiararlo,  il presidente, Giuseppe Pisauro, in audizione alle Commissioni Bilancio. Impossibile non dar peso allo spread ed ai suoi aumenti di questi ultimi mesi che comporteranno un aggravio per interessi di 17 miliardi di euro spalmabili tra  il 2018 e il 2021.

Pisauro ha spiegato che sussistono “forti rischi al ribasso cui sono soggette le previsioni per il 2019” meritatamente ad alcuni aspetti: “Le deboli tendenze congiunturali di breve termine, che rendono poco realistiche forti trend al rialzo rispetto allo scenario tendenziale del prossimo anno” e “la possibilità che nelle attese degli operatori di mercato lo stimolo di domanda ingenerato dall’espansione dell’indebitamento venga limitato dal contestuale aumento delle turbolenze finanziarie”.

L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ritiene che “disallineamenti rispetto alle stime del panel UPB e fattori di incertezza sulla crescita reale” finiranno con il riguardare “anche il biennio 2020-2021, periodo al di fuori dell’orizzonte di validazione”.

L’Ufficio ha calcolato anche le stime di Bilancio, tali per cui il PIL reale dovrebbe crescere dell’1,3% nel 2019. Il Governo aveva calcolato una crescita pari all’1,5% ma l’Ufficio Parlamentare ritiene che sarà “tra +1,1% e +1,3% con uno scarto di 0,2 punti sulla parte alta e di 0,3 punti sulla mediana”. Sul PIL nominale, le previsioni peggiorano; l’Ufficio afferma “che nel Def è al 3,1% mentre per noi va dal 2,2% al 2,7%, quindi uno scarto minimo di 4 decimi che diventano 7 rispetto alla mediana”. “La motivazione della divergenza sul Pil reale dipende interamente dalle diverse previsioni sulla domanda interna e sui consumi per investimenti”, ha spiegato Pisauro.

La Commissione Europea inoltre, potrebbe giudicare come una violazione del Patto “particolarmente grave”, la deviazione del saldo strutturale dall’Omt, insieme a quella della regola della spesa. Nel merito, Pisauro ha affermato: “Lo scenario programmatico della NADEF 2018 si distingue da quello delineato nel DEF 2018 di aprile per l’allontanamento nel 2019 e l’arresto nel 2020-21 del percorso di avvicinamento verso l’Obiettivo di medio termine (OMT). I cambiamenti ipotizzati si riflettono sul rispetto delle regole europee”. “Per il 2019 – ha proseguito Pisauro – il deterioramento del saldo strutturale di 0,8 punti percentuali di PIL, a fronte dello stesso aggiustamento richiesto (0,6 punti percentuali) comporta una deviazione significativa della regola sul saldo strutturale in termini sia annuali sia in media su due anni. Analogamente, le previsioni implicano una deviazione significativa anche per la regola della spesa”.

Preso atto di entrambe le deviazioni, L’Unione Europea compirebbe una valutazione complessiva rispetto al Patto e “nel caso lo sforzo di bilancio indicato per il 2019 nella NADEF venisse confermato nel Documento Programmatico di Bilancio e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione Europea ‘chiaramente’ al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio nel luglio scorso, essa potrebbe considerare come “particolarmente grave” il mancato rispetto delle regole del Patto”.

Le valutazioni dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio hanno suscitato la reazione dei due Vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Salvini ha commentato: “Ascoltiamo tutti ma gli italiani ci chiedono di tirare dritto”. Di Maio ha affermato che un cambiamento della Manovra per com’è impostata  “sarebbe tradire i cittadini”.

Il Movimento Cinque Stelle in particolare, è quello che ha preso peggio la valutazione dell’UPB e sulla sua pagina Facebook scrive: “L’Ufficio parlamentare di bilancio si è rifiutato di validare la nostra Nota al Def, che per la prima volta dopo tanti anni presenta stime di crescita prudenti”.  “Ricordiamo bene chi ha nominato Giuseppe Pisauro, Alberto Zanardi e Chiara Goretti, rispettivamente Presidente e consiglieri dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, organismo teoricamente indipendente che valuta le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo. Furono Pietro Grasso e Laura Boldrini nell’aprile 2014, durante il governo Renzi. Cosa potevamo aspettarci da un organismo che risponde ancora ad una ex maggioranza oggi ridotta a rabbiosa opposizione?”, prosegue il post aggiungendo: “Veniamo da un recente passato in cui i governi gonfiavano sistematicamente le stime di crescita per promettere alla Ue un deficit più basso di quello poi realizzato a consuntivo. Ora il governo stima una crescita per il 2019 di soli 0,6 punti più alta di quella prevista a bocce ferme (+1,5 invece di +0,9) nonostante le tante misure espansive proposte (investimenti produttivi, reddito di cittadinanza, detassazione per le imprese). E l’Upb che fa? Ci boccia le stime! Si conferma un organismo tutt’altro che indipendente, che giudica i documenti finanziari in base ad obiettivi strettamente politici. Questi veri e propri atti di guerra non ci fermeranno. La manovra del popolo andrà avanti, perché ciò che abbiamo promesso, e per cui siamo stati votati insieme alla Lega da 17 milioni di italiani, va realizzato. Senza se e senza ma”.

Questa mattina alle 10, il Ministro dell’Economia Giovanni Tria tornerà al cospetto delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato per dare ulteriori chiarimenti.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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