Cinema

Federico Fellini a 25 anni dalla scomparsa

I suoi riferimenti, l’umanità e la spontaneità delle persone

Roma, 30 ottobre – Ricorrono oggi 25 anni dalla scomparsa di Federico Fellini, il più grande regista italiano e uno dei primi nel mondo a lasciare una indelebile e personalissima traccia di sé non solo attraverso i suoi film ma anche per la complessa e multiforme attività artistica che caratterizzò tutta la sua vita.

Nato a Rimini nel 1920, Fellini firmò nel 1952 il suo primo film, “Lo sceicco bianco” con Alberto Sordi protagonista, Michelangelo Antonioni coautore del soggetto ed Ennio Flaiano cosceneggiatore; un esordio in grande stile con i più famosi artisti del cinema di quel periodo.

Seguirono poi, nel 1953, “I vitelloni” in cui la provincia, e Rimini in particolare, viene rivisitata come luogo dell’incanto, “La strada” con Giulietta Masina in cui gli ultimi ed i diseredati sono visti come i depositari della vera felicità e poi il vero boom nel 1960 con “La dolce vita”, immagine della straniante e vacua metropoli romana presa a simbolo della società in generale preda solo dell’apparenza, a cui seguì “8 ½”, che porta a galla l’inconscio freudiano sempre presente nell’artista, e “Amarcord”, del 1973, in cui Fellini ricordando la sua infanzia a Rimini tratteggia un malinconico bilancio della sua intera vita.

Peraltro, non solo in quelli ricordati ma anche in tutti i suoi altri film aleggia una sorta di “fantarealismo” felliniano come visione del mondo che si realizza dapprima sugli schizzi su carta da lui stesso disegnati per poi svilupparsi con la parola delle sceneggiature e prendere vita, infine, sul set in una dimensione quasi “circense”, in cui, cioè, il circo è visto come parabola della finzione ma allo stesso tempo come specchio della vita reale.

Ma pur avendo segnato un’epoca, lanciato attori del calibro di Marcello Mastroianni e Giulietta Masina, aver vinto Premi Oscar in America, Palma d’Oro a Cannes, Leoni d’Oro a Venezia, perché, dunque, Fellini è stato non adeguatamente considerato già in vita (non dimentichiamo che negli ultimi suoi tre anni non riuscì a produrre film per mancanza di finanziamenti) ed ancora oggi questa ricorrenza non viene celebrata con il dovuto risalto, rimandando il tutto al 2020 per il centenario della sua nascita? La risposta è forse nel motivo, che lui stesso riconosceva con una punta di malinconia: non essersi mai voluto schierare politicamente da una parte o dall’altra, perché i suoi riferimenti restavano sempre l’umanità e la spontaneità delle persone con i loro pregi ed i loro difetti.

Riccardo Bramante

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Riccardo Bramante

Laureato in Giurisprudenza, iscritto alla USPA (United States Press Agency), ha svolto attività con la RAI nel settore della postproduzione e marketing in diversi Paesi europei ed extraeuropei. Collabora con una multinazionale giapponese di produzioni televisive e cinematografiche svolgendo attività di Relazioni Pubbliche

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