Roberto Fico ha appena iniziato il suo mandato esplorativo per sondare l’ipotesi di un governo M5s-Pd e già si vedono possibili passi avanti e segni di apertura tra le forze politiche prese in carico. Il segretario reggente del Pd Maurizio Martina aveva infatti dichiarato prima delle nuove consultazioni: “Se i 5 Stelle confermano la fine di qualsiasi tentativo di un accordo con la Lega, siamo disponibili a valutare questo nuovo e importante scenario”.
Martina ha poi definito i paletti dell’eventuale azione comune: “Abbiamo ribadito al presidente Fico che l’asse di riferimento fondamentale gira attorno ai 100 punti del programma del Pd, e in particolare alle tre sfide essenziali richiamate durante le consultazioni al Quirinale, quindi l’Italia è chiamata a scegliere se contribuire a un stagione europeista o se ripiegare sul sovranismo. Noi siamo per un lavoro deciso perché l’Italia contribuisca, assieme alla Francia e alla Germania, a una nuova agenda europea; il rinnovamento della democrazia, al di là della deriva plebiscitaria; le politiche del lavoro e di contrasto alla povertà e alle diseguaglianze rispettando “gli equilibri di finanza pubblica”.
Con Martina si è schierata l’ala dialogante del Pd composta dai sindaci di Milano Sala, di Bologna Merola, il sindaco di Palermo Orlando e dall’ex sindaco di Torino Fassino. E dai presidenti delle Regioni Piemonte e Lazio Chiamparino e Zingaretti. Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera ha invece sottolineato che “deciderà la direzione e che il risultato non è scontato: le differenze restano tante”. Contrario, come previsto, Matteo Orfini che su Facebook ha detto di “essere contrario all’accordo, impegnandosi tuttavia a convocare al più presto la direzione del Pd”.
Dalla parte dei cinquestelle, Di Maio sembra aver accettato la condizione del Pd espressa da Martina ed ha dichiarato: “Tramonta del tutto l’idea di un governo di centrodestra, e dopo 50 giorni l’idea di un progetto con la Lega si chiude qui. Salvini si è condannato all’irrilevanza”, aggiungendo: “Abbiamo apprezzato le parole di Martina: vanno nella direzione di una apertura. Noi ci siamo sui temi, per firmare un contratto di governo per il cambiamento di questo Paese, senza rinunciare ai nostri valori e alle nostre battaglie, dal reddito di cittadinanza alla lotta alla corruzione”.
E ancora: “Abbiamo detto al presidente Fico che manteniamo la linea delle elezioni, di insistenza sui temi per il cambiamento del paese e abbiamo detto che non rinunciamo ai nostri valori e alle nostre battaglie politiche”. Poi un monito a tutte le forze politiche coinvolte in queste consultazioni: “M5s e Lega, M5s e Pd e qualsiasi partito sono e resteranno alternativi – ha dichiarato Di Maio – e questo patto deve essere segno di rispetto dei nostri elettori e degli elettori dei partiti. Ma nessuna forza politica può fare da sola, nessuno può dare un governo a questo Paese da solo. Per questo abbiamo ribadito la disponibilità a un confronto con il Pd.” Ma “se fallisce questo percorso per noi si deve tornare al voto non sosterremo nessun altro governo, tecnico, di scopo o del presidente”, ha concluso Di Maio.
La replica di Matteo Salvini alle parole del leader 5 Stelle è arrivata quasi immediatamente: “Di Maio mi accusa di essere irrilevante? Forse voleva dire “coerente” e leale, visto che lavoro da 40 giorni per formare un governo fedele al voto degli italiani. Amoreggiare con Renzi e con il Pd pur di andare al potere mi sembra invece irrispettoso nei confronti degli italiani e dei propri elettori. Se vuole smettere di polemizzare e aiutarmi a ricostruire questo Paese io come leader del centrodestra sono pronto”.
Beatrice Spreafico