Politica

IL MINISTRO DEL LAVORO…NERO

Le accuse di un ex dipendente dell'impresa edile dei Di Maio. Il Vicepremier: "Non mi risulta" ma Renzi e Boschi attaccano duro

In queste ore, il Ministro del Lavoro e Vicepremier, Luigi Di Maio, si ritrova con un’altra gatta da pelare: quella del lavoro nero. Non si tratta di una vertenza alla quale il suo Dicastero è chiamato a dirimere, ma niente meno che l’impresa edile di famiglia.

Il colpo d’obice è partito dalla trasmissione televisiva ‘Le Iene’, dove Salvatore Pizzo, cittadino di Pomigliano d’Arco, paese d’origine di Di Maio, dichiara di aver lavorato in nero nell’impresa edile gestita dal padre del Ministro del Lavoro e di essersi fatto male durante questa fase della sua vita. Stando a quanto dichiarato da Pizzo, Antonio Di Maio, padre del Vicepremier, lo avrebbe ammonito circa il denunciare che l’infortunio se l’era procurato sul lavoro, proprio perché in nero; diversamente, sarebbero stati guai.

Pizzo ha sottolineato che le sue prestazioni di lavoro in nero sono durate due anni, tra il 2009 ed il 2010 e che lo stipendio gli veniva corrisposto proprio da Antonio Di Maio. Dal 2012, la proprietà dell’impresa edile che sino a quel momento era detenuta dalla madre del Ministro, Paolina Esposito, è stata acquisita da Luigi Di Maio e dalla sorella, Rosalba in ragione del 50%, tramite la Armida S.r.l.

L’ex dipendente della ditta dei Di Maio ha aggiunto tra lo sconforto e l’irritazione: “Di Maio ribadisce in campagna elettorale che viene da una famiglia onesta… Lo venisse a dire in faccia a me che tutta questa onestà sulla mia pelle non l’ho notata”.

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Luigi Di Maio, raggiunto dall’inviato de ‘Le Iene’, è letteralmente cascato dal pero: Io non gestisco direttamente l’azienda. E tra il 2009 e il 2010 non ero socio. A me questa cosa non risulta ma il fatto è grave, verificherò”, ha affermato il Ministro aggiungendo: “Io e mio padre per anni non ci siamo neanche parlati, non c’è stato un bel rapporto, adesso è migliorato un po’. Non sapevo di lavoratori in nero. A me non risulta ma il fatto è grave, non mi ricordo di questo operaio ma ce ne sono stati tanti. A quell’epoca avevo 24-25 anni, io nell’azienda di famiglia ho aiutato mio padre come operaio ma non gestivo le cose di famiglia. Devo verificare questa cosa, verifichiamo tutto assolutamente”. “Se è andata così – ha detto ancora Di Maio – mi dispiace per quella persona. Sono sempre andato avanti nella convinzione che nella mia famiglia si rispettassero le regole, se è successo qualcosa sul luogo di lavoro con mio padre questa persona ha il dovere di dirlo, non solo a voi ma a tutte le autorità. Gli chiederò spiegazioni e vi farò sapere”.

Il Vicepremier è poi tornato sulla vicenda dal suo profilo Facebook, annunciando che consegnerà a ‘Le Iene’ “i documenti su questa vicenda in particolare, che intanto ho chiesto di procurare a mio padre, e faremo tutte le verifiche che servono su quanto raccontato da Salvatore nel servizio”. “Come sapete, in tutti questi anni, alle Iene abbiamo sempre dato il massimo della disponibilità, non abbiamo chiesto di non mandare in onda servizi, a differenza di altri; non abbiamo mai chiesto alcun trattamento di favore e quando ci hanno rivelato qualcosa di importante li abbiamo ringraziati”.

La vicenda, com’era ovvio, ha scatenato la polemica politica che ha contrapposto l’ex premier, Matteo Renzi insieme all’ex Ministro, Maria Elena Boschi contro il Vicepremier Di Maio. Renzi e Boschi non hanno dimenticato gli attacchi subiti dal Movimento Cinque Stelle in relazione ai casi CONSIP e Banca Etruria: ora, pretendono le scuse dal Vicepremier.

In un post pubblicato sul suo profilo Facebook, Renzi scrive: “Quando ho visto il servizio delle Iene, mi sono imposto di non dire nulla. Di fare il signore, come sempre. Sono anche convinto che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli e questo lo dico da sempre, a differenza di Di Maio che se ne è accorto adesso. Ma qui, all’una di notte, non riesco a far finta di nulla. Non ce la faccio”. “Rivedo il fango gettato addosso a mio padre – prosegue il post dell’ex premier -. Rivedo la sua vita distrutta dalla campagna d’odio del M5s e della Lega. Rivedo mio padre che trova le scuse per non uscire di casa perché non vuole incrociare gli sguardi dopo che i media lo presentano come già colpevole. Rivedo mio padre sul letto d’ospedale dopo l’operazione al cuore. Rivedo mio padre che non si ferma all’Autogrill o resta in macchina per non essere riconosciuto. Rivedo mio padre preoccupato per cosa diranno a scuola i compagni di classe dei nipoti. Rivedo un uomo onesto schiacciato dall’aggressione social coordinata da professionisti del linciaggio mediatico”. Ed aggiunge: “Sono certo che Di Maio figlio sia il capo del partito che è il principale responsabile dello sdoganamento dell’odio. Hanno educato, stimolato e spronato a detestare chi provava sinceramente a fare qualcosa di utile. Hanno ucciso la civiltà del confronto. Hanno insegnato a odiare. Non dobbiamo ripagarli con la stessa moneta”. E chiede le scuse di Di Maio: “Ma prima di fare post contriti su Facebook chiedano almeno perdono alla mia famiglia per tutta la violenza verbale di questi anni. Se Di Maio vuole essere credibile nelle sue spiegazioni prima di tutto si scusi con mio padre e con le persone che ha contribuito a rovinare. Troverà il coraggio di farlo?”

Non è da meno la Boschi che, sempre su Facebook, pubblica un video, rivolgendosi ad Antonio Di Maio, ovvero al “padre del Ministro del lavoro nero e della disoccupazione di questo Paese”. “Caro signor Di Maio – dice la Boschi – le auguro di non vivere mai quello che suo figlio e gli amici di suo figlio hanno fatto vivere a mio padre e alla mia famiglia. Io le auguro di dormire sonni tranquilli, di non sapere mai cos’è il sentimento di odio che è stato scaricato addosso a me e ai miei, di non sapere mai cos’è il fango dell’ingiustizia che ti può essere gettato contro. Perché, caro signor Di Maio, il fango fa schifo come la campagna di Fake news su cui il M5s ha fondato il proprio consenso”.

Se nella precedente legislatura fu il Movimento Cinque Stelle a chiedere che Renzi desse conto della vicenda CONSIP, rispondendo alle famose domande formulate sul blog, dando vita all’hashtag, #RenziConfessa e l’ex parlamentare grillino Di Battista attaccava sarcastico la Boschi, dicendo che aveva “un conflitto d’interessi grande non come una casa, come una banca”, ora le parti si sono invertite. Il Partito Democratico ha infatti chiesto che Di Maio riferisca in Aula sulla vicenda del lavoro nero.

Immediata la replica del Movimento Cinque Stelle. In una Nota diffusa dal portavoce, Francesco Silvestri, si legge: “Renzi e la Boschi sostengono che ‘abbiamo buttato fango’ su di loro ma purtroppo abbiamo detto e raccontato solo la verità”. “Parlano le carte dei magistrati: il padre di Renzi – e il suo braccio destro, Lotti – sono tutt’ora indagati nell’inchiesta Consip – prosegue la Nota -. Il Pd ha partorito ministri come la Boschi e il suo vergognoso ‘salva banche’, un decreto che potremmo definire ‘salva papa”, dato che evitò il fallimento di Banca Etruria. Di tutt’altra natura, invece, è il servizio delle Iene sul padre Di Maio. Parliamo di una vecchia vicenda avvenuta tra il 2009 e il 2010, in cui non c’entra in alcun modo il lavoro di questo Governo e del Ministro Luigi Di Maio che all’epoca aveva solo 24 anni e non ricopriva alcuna carica pubblica. E’ impensabile paragonare le vicende”.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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