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IL PATTO DELLA BAGUETTE. CHIACCHIERE INUTILI E SALVINI ANCORA SOTTO ATTACCO

Un flop il vertice di Parigi tra Conte e Macron. Manifestazioni d'intenti ma senza uno straccio di calendario

Era troppo bello per essere vero: un premier italiano che, finalmente, si presenta davanti al pavone straniero di turno e gliele canta in gloria, facendo valere le proprie ragioni, ovvero quelle dell’Italia. A Parigi, ieri, avremmo voluto vedere tutto questo e invece niente.

Quello che la cronaca consegna di questa inutile perdita di tempo che è stato il bilaterale tra Italia e Francia in tema di migranti, solo sorrisi, pacche sulle spalle e l’ennesimo presidente del Consiglio appecoronato al cospetto di questo “ducetto” d’oltralpe.

Quello che si è sentito in conferenza stampa è stato quanto di più vuoto, in termini programmatici, che la chiacchiera politica potesse consegnare. “Faremo…”, “Bisogna…”, Occorre…”: manifestazioni di intenti che non conoscono il verbo calendarizzare.

Il “patto della baguette” siglato (si fa per dire) dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e dal leader francese, Emmanuel Macron, parte dall’ovvietà che in fatto di migranti, l’Europa è stata assente e che l’Italia, tra il 2015 e 2016, mentre a Bruxelles dormivano, ha subito un vero e proprio assalto. E qui arriva la prima sciabolata. Dice il francese:  “L’Italia ha avuto arrivi massicci di migranti. Nell’ultimo anno però si sono ridotti del 77%. E se l’Italia nei 4 primi mesi ha ricevuto 18.000 domande d’asilo, la Francia ne ha avute 26.000”. Come a dire, “che vi lamentate a fare che ora, rispetto a noi, state una bellezza?”. Seconda sciabolata francese, la messa in discussione dell’intesa tra Roma, Vienna e Berlino in fatto di gestione del problema immigrazione, difesa dal Ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini. “Questa formula in passato non ha mai portato fortuna”, dice Macron rivangando fatti vecchi di 80 anni. Succede, quando non si hanno argomenti. E quale sarebbe, secondo l’inquilino dell’Eliseo, la formula vincente? Ma ovviamente l’Europa! La stessa Istituzione che del problema, negli ultimi anni, se n’è bellamente fregata. Ora sì che siamo in buone mani, grazie al colpo di genio francese! E sempre a proposito dell’intesa, “Se i Paesi si mettono d’accordo è a livello dei leader, finora non abbiamo ancora cambiato le Costituzioni”. Ovvero, “caro Salvini, per me sei irrilevante. Contiamo io, il tuo premier, il leader austriaco e quello tedesco”.

E Conte? Ben se n’è guardatp dal polverizzare il suo interlocutore, difendendo il suo Ministro degli Interni. Al contrario, ne ha condiviso le parole inutili e vuote, perché senza uno straccio di date, sono inutili e vuote. “Con Macron – ha detto Conte – proponiamo un cambio di paradigma, rafforzare a livello europeo il rapporto con Paesi di origine e di transito dei migranti. Dobbiamo evitare viaggi della morte creando centri europei nei Paesi di partenza e transito per velocizzare l’identificazione dei migranti. Il concetto di Stato di primo ingresso va rivisto: chi mette piede in Italia mette piede in Europa”. Per quanto riguarda il regolamento di Dublino: “L’Italia è contraria e sta preparando una proposta propria che non vede l’ora di condividere con gli altri partner per formalizzarla alla prossima presidenza UE austriaca”. D’accordo, sì ma quando?!

Il minimo che potesse capitare a fronte dell’ennesimo schiaffo francese e l’assenza della difesa d’ufficio da parte di Conte, che Salvini reagisse: “Non prendo lezioni dalla Francia. Macron passi dalle parole ai fatti”.

Mentre proseguono gli sbarchi sulle coste italiane, la coppia Conte-Macron si dà appuntamento per il prossimo autunno a Roma. Certo, che fretta c’è?! Tanto, il problema è ancora tutto italiano. Come ricorda il professorino dell’Eliseo, se un barcone entra in acque territoriali italiane, è l’Italia che se ne deve occupare. Al francese piace vincere facile: è ovvio che le prime acque territoriali sono le nostre e non le sue!

In conclusione, dopo il “patto della baguette” a Parigi, restiamo in attesa di quello del  “cacio e pepe” a Roma. Che amarezza…

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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