Politica

IL PREZZO DELLA RESA

Il fatto che la Manovra finanziaria presentata dal Governo Conte alla Commissione Europea, sia piaciuta a Moscovici, Juncker e Dombrovskis, dovrebbe far insorgere il legittimo dubbio che si tratti di un bagno di sangue per gli italiani, oltre alla certificazione di tante chiacchiere spese al vento dall’Esecutivo gialloverde. Ed effettivamente è così.

Una raffica di tagli, nuove imposte e congelamento delle risorse ai quali si aggiungono i tempi allungati per il Reddito di Cittadinanza e la ‘Quota 100’. La prima botta è quantificabile in ragione di 10 miliardi di euro solo per il 2019. Ma non è tutto: l’Unione Europea, non fidandosi delle parole di Conte & Co., ci farà le pulci anche per il 2020 ed il 2021. La polizza assicurativa per l’Europa è rappresentata dal mantenimento delle clausole di salvaguardia sull’IVA. Qualora le casse dello Stato non permetteranno di reperire le risorse adeguate ai voleri di Bruxelles, il conto da pagare sarà di 19 miliardi ottenibili solo dall’aumentare l’IVA stessa.

Abbiamo parlato di tagli: l’Unione Europea ne pretende in ragione di 4 miliardi. Dove tagliare se non sugli investimenti? La mannaia colpirà il Fondo per l’utilizzo dei fondi europei destinati al dissesto, dal quale saranno asportati 700 milioni: unica deroga, il Ponte Morandi e le alluvioni, Un’altra rasoiata da 800 milioni andrà a colpire la quota nazionale per il finanziamento delle Politiche Comunitarie. Un’altra mazzata alle Ferrovie dello Stato alle quali saranno portati via 600 milioni. Meno 800 milioni al Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale; meno 75 milioni al Fondo per lo sviluppo del capitale immateriale, produttività e competitività. 76 milioni saranno recuperati dalle ‘pensioni d’oro’ e 253 milioni saranno ottenuti dal non adeguare gli assegni all’inflazione.

Parlando poi di nuove tasse, 150 milioni arriveranno dalla web tax che andrà a colpire in prima istanza le grandi società attive nella Rete. 450 milioni proverranno dall’aumento delle tasse sui giochi.

Per recuperar denaro, l’Esecutivo si venderà i ‘gioielli di famiglia’, ovvero gli immobili di proprietà, ritenendo di poter incassare 950 milioni. Ai centri per l’impiego, nel 2019 andranno 150 milioni in meno rispetto a quanto era stato promesso. Coloro i quali fanno investimenti in beni strumentali, maturando così un credito di imposta, contribuiranno per 204 milioni. Sarà inoltre facoltà di alcune regioni, abrogare il credito d’imposta derivante dall’IRAP, appannaggio di quelle aziende che assumono a tempo indeterminato; da questa mossa, si potranno ottenere 113 milioni. 118 milioni arriveranno dal taglio alle agevolazioni sull’IRES, cosa della quale beneficiano gli enti non commerciali. Inoltre, congelamento delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione, con un risparmio di 100 milioni.

I due “cavalli di battaglia” di Salvini e Di Maio, il Reddito di Cittadinanza e la ‘Quota 100’, avranno un ridimensionamento delle risorse: il primo, di 2,7 miliardi ed il secondo, di 1,9 miliardi. Ciò significa che in cassa rimarranno per il Reddito, 7,1 miliardi e per le pensioni, 4 miliardi.

Per poter dare il via alle misure della Manovra, il Governo ha messo da parte 2 miliardi di euro che non sarà possibile toccare se non quando il controllo dei conti che sarà fatto a luglio, dirà che le cose stanno andando nella giusta direzione, verso gli obiettivi di programma. Deficit e debito quindi, dovranno sorridere al futuro.

Per quanto afferente alle clausole di salvaguardia sull’IVA, il Paese ha dovuto dire addio alla parziale sterilizzazione che aveva previsto per il 2020 e 2021 e quindi, addio a 5,5 miliardi per il 2020 e 4 per il 2021. L’Europa non transige ed esige: garanzie di 19,2 miliardi per il 2020 e di 19,6 miliardi per il 2021. Godiamoci quindi quanto ottenuto per il 2019, con il disinnesco delle clausole sull’imposta e sulle accise.

A questo si aggiunge la figuraccia fatta su deficit e PIL. Dapprima, il deficit che doveva essere del 2,4% per tre anni, divenuto poi 2,04% che in pratica significa 2%. Addio alla stima del PIL a +1,5% per il 2019: ridimensionato ad 1%. Altro che impatto espansivo dello 0,6%! Non si andrà oltre lo 0,4%. L’Esecutivo, nella sue più fosche previsioni, aveva supposto un peggioramento possibile dello 0,8%, arrivando quindi dallo 0,9% all’1,7%. Niente da fare: non ci si potrà muovere dallo 0,9%.

Questi sono i risultati del “Governo del cambiamento”. I sovranisti non hanno nulla da dire in merito?! E dal balcone di Palazzo Chigi, come mai non si affaccia nessuno a festeggiare questo successone? Forse perché la forza della vergogna ha cementato le finestre di quel Palazzo che tanti Governi non all’altezza ha visto, ma mai come quello adesso in carica.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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