Calcio Serie A

Inter, si cambia: via Spalletti, il timone passa ad Antonio Conte

La Curva Nord sembra però non aver gradito la decisione di Corso Vittorio Emanuele

Dopo le dimissioni di Gattuso dalla panchina del Milan, anche sull’altra sponda del Naviglio si cambia pelle; Luciano Spalletti infatti non è più l’allenatore dell’Inter e il timone della squadra nerazzurra passa nelle mani di Antonio Conte, che nel capoluogo lombardo ritrova Giuseppe Marotta, suo riferimento dirigenziale già ai tempi della Juventus.

La notizia della separazione tra l’allenatore di Certaldo e la società nerazzurra (formalmente un esonero) non arriva certo come un fulmine a ciel sereno, né desta sorpresa l’approdo a Milano di Conte, il cui nome veniva già da tempo accostato all’Inter. L’avventura di Spalletti alla guida del club si conclude così dopo due anni complicati, culminati però entrambe le volte con il sudato ingresso in Champions League; dopo sei anni di latitanza, grazie al tecnico toscano i nerazzurri hanno infatti assaporato nuovamente l’atmosfera dell’Europa che conta, uscendo però già all’altezza dei gironi in un mare di rimpianti, incarnato dall’amarissimo pareggio interno contro il PSV Eindhoven.

L’altalena nerazzurra ha da quel momento assunto oscillazioni sempre più evidenti, con risvolti anche estranei al campo (si pensi al caso Icardi) che hanno reso via via meno solida la posizione di Spalletti, regolarmente messo in discussione eppure capace di restare aggrappato al quarto posto, benché meno serenamente di quanto i presupposti autorizzassero ad attendersi. Colpito poi nell’animo dalla morte del fratello, il tecnico si è discretamente eclissato accettando un destino già scritto, consapevole che il suo ruolo nella Milano nerazzurra avesse raggiunto il punto di saturazione.

Con le grane legate al fair play finanziario ormai prossime alla definitiva risoluzione, la scelta di Antonio Conte appare indirizzata ad un innalzamento dell’asticella delle ambizioni nerazzurre; il distacco da Juventus e Napoli va colmato con urgenza, ma è quanto meno certo che all’ingaggio di un tecnico indubbiamente vincente non possa non fare seguito un ampliamento, soprattutto tecnico, della rosa da proporre ai nastri di partenza a fine agosto. Il primo nome sulla lista sembra essere ormai da tempo quello di Nicolò Barella; il rapporto ormai logoro con l’ex capitano Mauro Icardi, poi, non potrà che condurre ad un cambiamento del primo riferimento offensivo.

Non si può poi tacere circa la reazione dei tifosi, non proprio indifferenti al passato juventino di Conte e alle controversie calcistico-giudiziarie che lo hanno coinvolto; in un messaggio di benvenuto fin troppo tagliente e ispirato da un atteggiamento dai toni moraleggianti, la curva non ha esitato a prendere le distanze dal recente passato del tecnico leccese, sottolineando con un approccio forse troppo calcato come, nella sostanza, per lui vada ad iniziare un cammino nuovo, all’interno di una società che dichiara prioritari i valori morali rispetto al principio secondo cui “vincere è l’unica cosa che conta”.

Sarà ovviamente il campo a dire l’ultima parola; non vi è dubbio infatti che in caso di vittorie sul terreno verde, ogni possibile burrasca verrà quasi magicamente prosciugata e la lente di ingrandimento sul tecnico come d’incanto risulterà molto meno severa. Perché, se è vero che vincere non è l’unica cosa che conta, è altresì vero che in casa Inter si vuole tornare a vincere; e non a caso, si è puntato su Antonio Conte, artefice non solo di tre scudetti alla Juventus, ma anche della conquista di una Premier League nella stagione d’esordio con il Chelsea.

Gigi Bria

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Gigi Bria

Le cose migliori arrivano per caso. Per caso, ormai dieci anni fa, iniziai ad insegnare diritto ed economia politica in una scuola superiore di Milano. Sempre per caso, qualche anno fa, mi fu proposto di scrivere. Ho visto "La Voce" quando era ancora un embrione; ora è il giovane figlio di cui mi prendo cura ogni giorno parlando di sport e dirigendone la relativa redazione. Seguo il mondo del calcio, confidando di riuscire a non far mai trasparire la mia pur blanda fede calcistica.

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