Storia

La battaglia di Scannagallo: definitiva sconfitta per la Repubblica di Siena

Cosimo de’ Medici vince la guerra e getta le basi per la nascita del Granducato di Toscana

Vedremo ora le vicende relative ad una importante battaglia rinascimentale che va ad inserirsi nella contesa tra Francia e Spagna per il controllo della penisola ed in particolare della Toscana, terra di importanza strategica per il collegamento con l’Italia meridionale e sede di importanti interessi commerciali e finanziari; la battaglia di nostro interesse è parte di quel conflitto che va sotto il nome di Guerra di Siena, ed il suo esito ebbe poi conseguenze cruciali per le vicende d’Italia dei secoli successivi.

Per Guerra di Siena si intende un conflitto svoltosi in Italia tra il 1552 ed il 1559 per il controllo della Repubblica di Siena; la città toscana costituiva difatti un ghiotto terreno di conquista per Firenze, particolarmente dopo l’arrivo al potere di Cosimo de’ Medici (figlio del grande condottiero Giovanni dalle Bande Nere) succeduto ad Alessandro de’ Medici morto assassinato. Tra i più acerrimi rivali dei Medici era la famiglia Strozzi, tant’è che Filippo Strozzi cercò di rovesciare il governo mediceo con l’appoggio della Francia, venendo però fatto prigioniero dopo la disastrosa battaglia di Montemurlo (2 agosto 1537); filippo Strozzi morì poi suicida in prigionia. La lotta contro i Medici verrà poi portata avanti dal figlio di Filippo, ossia quel Piero Strozzi che sarà protagonista della battaglia delle cui vicende andremo ora a trattare. La diatriba tra fiorentini e senesi, come abbiamo detto, si va poi ad inserire nella lotta tra la Spagna alleata di Cosimo (che aveva sposato la figlia di Don pero de Toledo, viceré spagnolo di Napoli) e la Francia che appoggiava gli Strozzi.

Il casus belli va ricercato nel tentativo spagnolo (ricordiamo che siamo nell’epoca in cui il regno di Spagna era “fuso” con il Sacro Romano Impero sul cui trono regnava Carlo V) di instaurare un protettorato su Siena; i senesi però mal digerivano la presenza spagnola, fino ad arrivare a ribellarsi dando vita alla rivolta che scoppiò il 26 luglio del 1552, con tanto di alleanza militare con la Francia acerrima nemica dell’imperatore. La reazione di Carlo V non si fece attendere ed un esercito ispano-fiorentino venne inviato ad assediare Siena (l’imperatore voleva avere il controllo della Toscana essendo molto interessato ad avere “buoni rapporti” con le famiglie di banchieri toscani), mentre altri reparti invadevano la Maremma e la Val di Chiana; capo delle operazioni per gli imperiali era il capitano di ventura Gian Giacomo Medici (in questo caso non si tratta dei Medici di Firenze ma dei Medici di Milano, che con i più famosi omonimi fiorentini vantavano una lontana parentela) marchese di Marignano. Comandante delle forze senesi (sarebbe da dire franco-senesi, ma i rinforzi francesi promessi non arrivarono mai nel numero promesso) era Piero Strozzi il quale organizzò una sortita fuori le mura di Siena, che lo portò ad uscire dalla città e ad attaccare con audaci colpi di mano le fortezze nemiche nella zona collezionando numerosi e clamorosi successi a partire dal luglio del 1554.

Le forze in campo vedevano a disposizione dello Strozzi 14.000 fanti e 1.000 cavalieri, in gran parte mercenari di varie nazionalità, poco disciplinate dato che la Repubblica di Siena tardava nel pagamento degli stipendi date le difficoltà economiche in cui versava, ed una piccola aliquota di francesi. Il Marignano disponeva anch’egli di 14.000 fanti e 1.000 cavalieri tra fiorentini ed imperiali (spagnoli e tedeschi). I due eserciti si ritrovarono verso la fine di luglio del 1554 in una vallata attraversata dal torrente Scannagallo, poco distante dalla località di Marciano in Val di Chiana.

Inizialmente i due contendenti si diedero a fortificare le relative posizioni in attesa del momento favorevole per muovere all’attacco, ma l’esercito dello Strozzi si trovava in territorio nemico ed il vettovagliamento dei soldati era estremamente difficile. La situazione era in fase di stallo ed il passare del tempo giocava a favore delle forze del Marignano, ragione per cui lo Strozzi decise di ritirare il proprio esercito nelle prime ore del mattino del 2 agosto del 1554; decisione quanto mai azzardata, perché la manovra di sganciamento da un nemico posto a così breve distanza, per di più eseguita in pieno giorno alla vista dell’avversario, rendeva lo schieramento senese quanto mai vulnerabile ad un attacco generale delle forze del Marignano. E difatti le forze fiorentino-imperiali non si fecero beffare, e le grida di allarme originate dai movimenti in campo nemico cominciarono a riecheggiare nel campo opposto ai senesi. Resosi conto del grave errore commesso, lo Strozzi fece fare dietrofront ai propri uomini ordinando la carica contro le forze nemiche, ma ormai la frittata era fatta: l’esercito senese venne travolto e lo stesso Strozzi venne disarcionato e, gravemente ferito, portato via a braccia dai suoi ufficiali.

L’indomani dello scontro l’espetto del campo di battaglia mostrò quanto schiacciante fosse stata la sconfitta senese: 4.000 corpi giacevano senza vita sul terreno dello scontro, mentre altri 4.000 erano i feriti e i prigionieri, oltre ad un centinaio di bandiere cadute in mano nemica. I fiorentino-imperiali lamentarono poco più di 200 morti.

L’entità della sconfitta rese nulle le speranze senesi di poter resistere e rompere l’assedio: il 17 aprile del 1555 Siena si arrese e Cosimo divenne padrone della Toscana (anche se formalmente il territorio senese divenne imperiale e Cosimo era vassallo dell’imperatore). Per la cronaca, lo Strozzi ed i suoi fedelissimi continuarono a resistere sotto le insegne della “Repubblica di Siena riparata in Montalcino” con la protezione francese, fino alla resa definitiva nel 1559. Cosimo de’ Medici divenne poi primo granduca di Toscana nel 1569 trasmettendo il titolo ai suoi successori fino a quando il testimone passò agli Asburgo-Lorena nel 1737, il tutto fino all’annessione dell’ormai ex-Granducato di Toscana al Regno d’Italia nel 1860.

Marco Ammendola

Nell’immagine, la Battaglia di Marciano in Val di Chiana del Vasari

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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