Storia

La battaglia di Stamford Bridge: l’ultimo ruggito sassone

I sassoni battono gli invasori norvegesi prima della disfatta finale

Nella famosa battaglia di Hastings, combattuta il 14 ottobre del 1066 tra i normanni di Guglielmo ed i sassoni Aroldo, si decisero le sorti della Britannia: l’isola divenne dominio dei nuovi padroni sassoni e la sua storia cambiò per sempre. Uno dei fattori determinanti la sconfitta sassone fu il fatto che l’esercito di Aroldo fosse stato impegnato poche settimane prima nel respingere l’armata norvegese di Harald III; l’esercito sassone era quindi già molto provato dalla battaglia che aveva dovuto sostenere contro i norvegesi, nonché dalla marcia che aveva dovuto intraprendere fino ad Hastings per tentare di fermare l’invasore normanno. Lo scontro tra sassoni e norvegesi precedente Hastings è passato alla storia come la battaglia di Stamford Bridge. Vediamone lo svolgimento.

Abbiamo detto che l’anno è il 1066, lo stesso di Hastings, ma siamo qualche settimana prima, nel mese di settembre. Sulla costa orientale dell’isola, nella regione dello Yorkshire, sbarcò l’esercito norvegese guidato da re Harald, giunto a reclamare il possesso della corona inglese; Harald aveva come alleato il fratello di Aroldo, il traditore Totsig, che contestava la corna del fratello. Per i norvegesi la campagna era iniziata nel migliore dei modi sconfiggendo le truppe dell’esercito sassone del nord nello scontro di Fulford. Conseguita questa rapida vittoria e presa la città di York, Harald decise di far bivaccare il suo esercito sulle sponde del fiume Derwent; era il 25 settembre, e i norvegesi si stavano godendo un meritato riposo dopo aver incassato la prima vittoria della campagna. Intanto Arold stava marciando a tappe forzate dal sud dell’isola alla testa del suo esercito per fermare l’invasore. In realtà i norvegesi sapevano dell’arrivo delle forze sassoni, ma avevano calcolato che per giungere a destinazione avrebbero impiegato molti più giorni di quelli che furono effettivamente impiegati dalle forze di Arold. E difatti i 7.000 norvegesi, presi a godersi il riposo convinti di non correre alcun rischio, si videro piombare addosso l’intero esercito sassone (anch’esso di 7.000 effettivi) essendo del tutto impreparati.

I norvegesi si trovavano in una situazione tattica pessima, essendo divisi sulle due sponde del fiume: quelli che bivaccavano sulla sponda ovest furono investiti in pieno dall’attacco sassone. Harald ordinò di impegnare i sassoni cercando nel contempo di sganciarsi da essi per radunarsi al resto dell’esercito sulla sponda est. I norvegesi si organizzarono per respingere l’urto sassone realizzando un muro di scudi, dando vita ad un duro scontro a colpi di spade ed asce; inizialmente riuscirono a respingere l’assalto nemico, ma subirono gravi perdite dovute al fatto che combattevano senza protezioni, dato che la maggior parte di loro, colti alla sprovvista dall’improvviso arrivo dei sassoni, non ebbero il tempo di indossare la cotta di maglia. A quel punto i norvegesi non poterono fare altro che sganciarsi e raggiungere il ponte sul fiume per passare sulla sponda opposta. E qui entrò in scena un personaggio che ha del leggendario.

Mentre i norvegesi passavano il ponte (a fatica dato che esso consentiva il passaggio di soli due uomini alla volta), uno di loro si fermò per contrastare da solo i sassoni inseguitori. Si trattava di un guerriero dalle proporzioni gigantesche, che rimase fermo sul ponte deciso a fermare da solo il nemico (essendo il ponte molto stretto la cosa risultava fattibile). Il norvegese impugnava con due mani una grande ascia e sferzava colpi micidiali contro ogni nemico che si faceva sotto; ne nacquero un serie di duelli in cui perirono ben 40 avversari del gigante. Il tutto durò circa un ora.

I sassoni riuscirono ad eliminare l’inconveniente facendo arrivare una barca esattamente sotto il punto in cui si era posizionato il granitico norvegese, ed un soldato sassone fece passare una lancia sotto la sponda del ponte ferendo gravemente il norvegese ad una gamba; piegato dalla ferita, il prode fu assalito dalla massa dei nemici e sopraffatto.

Che l’impresa del coraggioso guerriero sia vera o leggendaria, resta il fatto che i norvegesi riuscirono in qualche modo ad organizzarsi sulla sponda est del fiume, ma nel furioso scontro con i sassoni furono sconfitti. Nella battaglia trovarono la morte il re Harald ed il traditore Totsig.

A Stamford Bridge ebbe fine l’epoca vichinga in terra inglese, essendo riusciti i sassoni a sconfiggere l’esercito invasore; ma le fortune di re Arold durarono ben poco. Difatti egli dovette nuovamente far marciare il suo esercito verso il sud dell’isola per affrontare la nuova minaccia ma, come sappiamo, ad Hastings i sassoni furono sconfitti; e la futura Inghilterra ebbe un nuovo re nel normanno Guglielmo il conquistatore.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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