Politica

La Casellati mandata al macello

Il suo mandato è fallito ancor prima di nascere

“La festa appena cominciata è già finita”, intonava Sergio Endrigo al Festival di Sanremo del 1968. E’ questo l’amaro destino al quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha mandato incontro la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Il mandato esplorativo conferitole, si è già schiantato contro i partiti.

Il primo giro di consultazioni condotto dalla seconda Carica dello Stato, non ha minimamente scalfito le posizioni delle forze politiche manifestate sin d’ora.

Il Movimento Cinque Stelle non ha variato di un solo millimetro la propria posizione: “Salvini decida entro questa settimana se è pronto a siglare un contratto di governo alla tedesca M5s-Lega, l’unico possibile”. Diversamente, è già pronto l’accordo con il Partito Democratico. Alle parole del M5s replica Salvini che afferma: “Non mollo FI, rispetto il voto: il secondo arrivato alle elezioni non può imporre le regole. Perché Di Maio non fa un passo a lato sulla premiership come me?”. Di Maio, dal canto suo avanza la proposta di mettere al voto dei gruppi pentastellati e chiede ai suoi: “Vi prendete Berlusconi, vi prendete Meloni e Di Maio fa un passo indietro?”. Una domanda che viene accolta da una fragorosa risata.

Sul fronte leghista si registra la proposta del leghista Giorgetti che invita Di Maio ed i suoi a mettere da parte “almeno uno dei due veti” posti dal M5s, quasi a voler aprire uno spiraglio nella trattativa.

Alla malcapitata Casellati che, con ogni probabilità dovrà presentarsi al Capo dello Stato con le pive nel sacco, non resterà altro che prendere atto della sconfitta: non per colpa sua ma per la situazione che una legge elettorale che definire delirante è ancora un eufemismo, ha creato.

A questo punto, a Mattarella potrà giocare ancora un’altra carta politica: dare il mandato al presidente della Camera, Roberto Fico ma con un obiettivo diverso e alternativo all’accordo tra il Centrodestra e la Lega. Comunque, sempre con i giorni contati. Nel caso di ulteriore fallimento, non gli resterà altra opportunità se non quella di intercettare una figura terza.

Serpeggia il malumore nel Centrodestra con Salvini che vorrebbe provare fino in fondo se esistono le condizioni per un accordo con il M5s ed anticipa che si recherà al secondo giro di consultazioni con un Centrodestra unito, ammonendo che in caso di ulteriore fallimento, non c’è altra alternativa che il voto. A favorire la distensione del clima, interviene anche il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi che dismette l’elmetto da trincea ed afferma: “Da parte nostra non sono mai stati messi dei veti verso il M5s”. Ciononostante, Di Maio evita il confronto con Forza Italia, prediligendo quello con la Lega e dice: “Non capisco perché io non possa porre veti su Berlusconi e Salvini li ponga sul Pd”.

In questa buriana, il Partito Democratico volteggia sui destini dell’accordo Lega- Forza Italia ed attende che questo si sciolga come neve al sole, nonostante le parole del Segretario del Carroccio il quale afferma che non prescinderà da Berlusconi. Nel merito interviene Matteo Renzi che afferma, nel caso in cui dovesse saltare l’accordo tra Lega e Forza Italia e Fico essere incaricato di un ulteriore mandato esplorativo, il PD è pronto al dialogo a condizione che si rispetti il loro programma: Jobs act e reddito di inclusione.

Difficile pensare che l’asse di governo ‘Lega-M5s’ possa tenere, a causa dei numeri in Aula: a questo punto si aprirebbe uno scenario che vedrebbe un accordo tra il Movimento Cinque Stelle ed il Pd, così come la possibilità che Mattarella possa scegliere una figura terza al mondo dei partiti, con il compito di dar vita ad un ‘Governo del Presidente’.

Serve ricordare che nella storia della democrazia italiana, su otto casi verificatisi, ebbe successo solo Amintore Fanfani. Ma erano altri anni, altra politica.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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