La "Sophia"

La confusione e la costante ricerca del punto di riferimento nella nostra vita

Quando il punto di riferimento si sgretola e lo sguardo punta verso il cielo

Oggi voglio dare fiducia e nuovi punti di riferimento attraverso la lettura di questo articolo.

Proprio in questi giorni ho notato come molte persone siano confuse, non sanno cosa gli stia capitando, non sanno cosa pianificare e cosa aspetta loro successivamente.

È proprio per questo che intendo riflettere insieme ad ognuno di voi perché è così semplice che la confusione e il caos prenda il sopravvento totale dentro di noi.

Fuori c’è un’aria di stallo, il sole si è mostrato proprio in questi giorni per donare linfa vitale alla terra e a tutti i suoi abitanti in questo momento così difficile. Credo che alzare gli occhi al cielo e rendersi conto del sole che splende in un momento come questo sia importante.

Comprendo che ognuno di noi stia combattendo la propria battaglia ed è proprio per questo che non esiste attualmente un unico modo di agire. Spesso vedo persone che si arrabbiano tanto perché non tutti agiscono come loro ritengono giusto in questo momento.
Ma un unico piano di azione non è possibile per l’umanità.

Perché non è possibile?

In questo momento tutta l’umanità è interpellata a mettersi in discussione ma non ancora come un’unica entità. Per agire insieme andando in un’unica direzione è necessario avere un obiettivo comune e seguire un unico punto di riferimento. Il punto di riferimento determina il nostro modo di agire.

Nella vita di ognuno di noi però abbiamo punti di riferimento differenti. C’è chi fa riferimento al proprio lavoro, chi alla famiglia, chi al proprio sogno e chi al governo.
Sarà il nostro punto di riferimento a spingerci ad agire in un modo piuttosto che in un altro, ad arrabbiarci o a rimanere calmi, a perdere le speranze o credere in un nuovo inizio.

Ecco che ognuno agisce in base ai propri interessi generando così una grande confusione e caos.

C’è un punto di riferimento comune a tutti però ed è quello che possiamo trovare alzando lo sguardo verso il cielo.

Spesso durante il giorno mi fermo e alzo lo sguardo verso il cielo; per me è una vera e propria terapia.

Proprio in questi giorni mentre fissavo il cielo mi sono chiesta: “Non è strano che in questo momento è ancora più semplice comprendere cosa prova l’altro?” È come se portassimo dentro di noi non solo ciò che proviamo, ma anche ciò che prova l’altro; anche se la sua sensazione non ci coinvolge direttamente. In qualche modo siamo interpellati anche per ciò che prova l’altro.
Attenzione non intendo dire che dobbiamo farci carico delle responsabilità degli altri ma che ci è chiesto di rielaborare dentro di noi anche le sensazioni degli altri.

In questo momento è impossibile non percepire cosa provano le persone intorno a noi, in qualche modo anche se non ci sentiamo coinvolti nelle loro faccende è anche affare nostro.

Cosa intendo dire?

Spesso mi capita, ascoltando la voce degli altri, di cominciare a elaborare le loro sensazioni dentro di me in riferimento alla mia vita. Ad esempio: vedo una persona arrabbiata per una specifica cosa e io comincio a chiedermi se anche io mi arrabbierei o quando mi arrabbio. Cosa deve succedere a me per arrabbiarmi? In questo modo mi rendo conto che ciò che capita all’altro può riguardare anche me.

In questo periodo particolare sento fortemente accentuato questo processo perché adesso come umanità ci è chiesto di vedere anche l’altro, di vedere anche una pianta e un animale. Non possiamo facilmente chiudere gli occhi come sempre, è quasi impossibile, in questo momento, non essere coinvolti in ciò che capita intorno a noi.

Un unico salto evolutivo ci accomuna in questo momento e ciò che stiamo passando riguarda tutti noi.

Un unico cielo incontra il nostro sguardo e così un unico punto di riferimento è alla nostra portata.

So che poco fa ho detto che non c’è un’unica strada per tutti ma intendevo che non c’è un’unica via che può essere imposta da noi Esseri umani. Quando imponiamo delle vie succede sempre il caos, nascono incomprensioni e guerre.

È per questo che dobbiamo alzare lo sguardo verso il cielo perché pur essendo uno, esso riserva una strada per ognuno di noi.

Il mondo divino, l’universo, ognuno lo chiami come meglio gli risuona, pur essendo Uno ha la capacità di conoscere la via per tutta la terra.

Noi non abbiamo la medesima capacità, dobbiamo fare esercizio e imparare innanzitutto che le sensazioni degli altri possono essere anche nostre.

Per questo alziamo gli occhi e puntiamo lo sguardo più spesso verso il cielo.

Sophia Molitor 

Mi trovate anche su lasophia_lavoce durante la settimana con delle riflessioni.

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