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La dolce storia di una nonna gamer e della Nintendo che viene in suo soccorso

Soprannominata “nonna Tetris”, a 95 anni si dilettava con il famoso gioco per tenere allenato e sveglio il suo cervello nonostante i limiti posti dall’età

Oggi, cari amici lettori, non vi parlerò degli upgrade che i colossi della tecnologia apportano ai loro prodotti o dei nuovi e sempre più fantasiosi cyber attacchi e di come proteggersi da essi. Oggi vorrei avere la vostra attenzione su una vicenda avvenuta in Giappone 4/5 anni fa circa, ma resa pubblica on line solo in questi giorni dalla figlia della protagonista. Quando questa storia è arrivata alla mia attenzione, non ho potuto fare a meno di provare un senso di tenerezza e di commozione.

Siamo a Chiba, città a sud-est di Tokyo, e la Sig.ra Tsuasaka, ormai nonna, per combattere l’invecchiamento cerebrale dovuto alla sua età, gioca ogni giorno a Tetrsis col suo Game Boy di prima serie. Questo, fino al 2015/2016 quando nonna Tsuasaka, ora 95 enne, conosciuta da tutto il vicinato e soprannominata “nonna Tetris”, si ammala gravemente. Durante il periodo che l’avrebbe portata alla guarigione, mentre si dilettava come sempre con il suo gioco preferito, il Game Boy si ruppe lasciando la nonna triste oltre che ammalata. La figlia Kumiko, per far tornare alla nonna il buon umore spento sia per la malattia che per l’impossibilità di giocare un’altra partita, gira in lungo e in largo per trovare qualche rivenditore che avesse nel suo magazzino un pezzo di ricambio, senza però alcun risultato, anche per l’anzianità del prodotto.

Per pura fortuna, uno dei nipoti consigliò a Kumiko di rivolgersi direttamente alla Nintendo, elogiando con la parola giapponese “kami”, che significa divino, il servizio clienti offerto dalla casa produttrice. La figlia allora, munitasi di carta e penna, scrisse una lettera a Nintendo riportando tutta la vicenda e inviando in allegato il Game Boy rotto. La risposta della Nintendo non si fece attendere a lungo: nella lettera di risposta, l’azienda ringraziava la gamer affezionata ad un gioco ed una piattaforma storici nella storia videoludica e in allegato, fece avere un Game Boy nuovo di zecca e forse, uno degli ultimi apparecchi giacenti in magazzino, senza far mancare i migliori auguri per una serena guarigione dell’anziana.

Purtroppo, nonna Tetris è venuta a mancare in questi giorni alla veneranda età di 99 anni e, a quanto dice la figlia Kumiko, “aveva ancora la voglia e la capacità di giocare un’altra partita”.

Solo in questi giorni, dopo la perdita della madre, Kumiko ha deciso di pubblicare online tutta la storia insieme alla lettera scritta a Nintendo e quella ricevuta. Inutile dire che la storia è diventata virale nel web con ben 200mila like e 68mila tweet, grazie anche alla condivisione dell’utente Twitter @SITM_K ed alla pubblicazione sulla rivista di videogiochi Asahi Shimbun. Anche in rete, nonna Tsuasaka viene conosciuta con il nickname di “Nonna Tetris” per ricordare una nonna che di passione per il gaming ne aveva da vendere, nonostante fosse nata e cresciuta in un’epoca e mentalità diverse.

Kumiko, oggi 70enne, nel rivivere l’intero trascorso rileggendolo prima di pubblicarlo, si è accorta sorridendo che aveva frainteso le parole del nipotino: “kami” in giapponese vuol dire divino ma anche carta e fu proprio per questo che Kumiko prese e scrisse la famosa lettera a Nintendo. Kumiko ringrazia nel sentire tutta la solidarietà ed i commenti sui social che definiscono il tutto come commovente.

Infine Nintendo ha ancora una volta dimostrato che il suo Customer Care non ha rivali. La fama della casa produttrice è infatti alle stelle anche sulle sue pagine social dove sono apparsi commenti come: “Avevo sentito della natura celestiale del suo servizio clienti, ma questo è davvero stupefacente!”; “Ho sempre apprezzato l’azienda, ma ora la amo a un altro livello!” ed anche: “Nient’altro che elogi per una società che invia il suo ultimo Game Boy a un cliente dal magazzino”. Kumiko ha scritto: “Credo che mia madre stia ringraziando da lassù”.

Questa è una storia molto toccante, cari amici lettori, perché ci fa vedere alcune delle sfaccettature dell’essere umano che stanno scomparendo. Riempie di speranza per un domani migliore, sapere che ancora oggi ci sono persone che non guardano solo al profitto o a fare delle opere di bene per mera visibilità; questo è un bene perché significa che il cosiddetto “lato umano” esiste e rimane dentro noi. Siamo sempre noi a decidere se dar ascolto o no a questo nostro aspetto; siamo sempre noi a decidere se tenerlo acceso o spegnerlo. Ma questa storia mi ha insegnato che per rendere felice una persona a noi cara, ricordarla e far sì che il suo ricordo in noi rimanga vivo, basta veramente poco, come regalare un Game Boy.

Dario Naghipour

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