Storia

La Magna Charta: nel giugno del 1215 gli albori dello Stato di diritto

Il documento che stabilì nero su bianco i limiti del potere sovrano

Nell’ultimo articolo abbiamo parlato del conflitto che vide Filippo II fondare il nucleo di quella che di li a poco sarebbe divenuta la nazione francese, dopo aver sconfitto nella battaglia di Bouvines (27 luglio 1214) l’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone IV, alleato del re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra (fratello del famoso Riccardo Cuor di Leone). Giovanni Senzaterra sarà poi colui che concederà (in realtà gli fu praticamente estorta) la Magna Charta, un documento giuridico fondamentale considerato la prima tappa del percorso che porterà a quello che oggi chiamiamo “Stato di diritto”; vediamo quindi come si arrivò alla concessione della Charta e perché quel documento è così importante ancora oggi.

E’ il 15 giugno del 1215 ed il re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra (fratello, come abbiamo detto, di Riccardo Cuor di Leone, di cui fu il successore), è costretto dai baroni inglesi a concedere la “Magna Charta Libertatum”, ossia un documento solenne col quale vengono posti dei limiti al potere sovrano e riconosciuti una serie di libertà e privilegi per i feudatari (i baroni appunto), ma anche alla Chiesa e agli uomini liberi (escludendo quindi i servi della gleba, ossia la quasi totalità della popolazione).

Il tutto ebbe inizio quando il sovrano violò una serie di principi del rapporto che legava i feudatari al monarca, imponendo una serie di tasse gravose per finanziare la campagna militare che gli inglesi stavano conducendo in Francia. Il fatto era che il re pur regnando “per grazia divina”, era legato ai propri vassalli da un vincolo di tipo contrattuale che gli imponeva una serie di obblighi verso i vassalli stessi. La Magna Charta era dunque un tentativo da parte dei baroni di costringere il re a rientrare nella legalità rispettando i vincoli del rapporto feudale. Quando il re venne meno ai propri obblighi, i baroni si ribellarono armi alla mano e lo costrinsero ad incontrarli presso Runnymede, una località sul Tamigi; dato che lo scontro militare lo avrebbe molto probabilmente visto soccombere, Giovanni Senzaterra decise di concedere quanto richiesto dai baroni.

E’ senz’altro vero, come abbiamo già sottolineato, che la Magna Charta stabiliva l’inviolabilità dei diritti solo per nobili ed alto clero, ma essa aveva comunque il pregio di riconoscere per la prima volta i diritti individuali rispetto ad ogni arbitrio di potere. Difatti la Charta sanciva la cessione da parte del sovrano di un’aliquota del potere giudiziario da egli detenuto, ossia la possibilità per il re di giudicare i colpevoli ed imporre le pene; ora le condanne sarebbero state decise da un tribunale composto da persone di pari ceto rispetto all’imputato. Inoltre veniva sancita l’impossibilità per il re di imporre nuove tasse senza l’assenso di un consiglio costituito da nobili e clero (nucleo primigenio della futura Camera dei Lords).

In realtà la vita della Magna Charta fu molto tribolata fin dall’inizio, dato che Giovanni Senzaterra cercò già dopo poche settimane di rimangiarsi la parola ed abolire il documento, ma i baroni si ribellarono e ne scaturì una guerra civile; il re morì poco dopo ed il suo successore, Enrico III, pensò bene di dichiarare il documento di nuovo valido.

Ma come fu scritta la Magna Charta? Ed esiste ancora fisicamente? Il documento fu redatto in latino (ovviamente a mano) utilizzando una penna d’oca su una pergamena che riportava il sigillo reale che ne determinava la validità; conteneva 63 articoli per un totale di 3.550 parole e ne furono fatte tredici copie inviate agli sceriffi delle varie contee del regno, quattro delle quali sono giunte fino ai giorni nostri. Da notare poi che di quei 63 articoli a tutt’oggi ne sono ancora in vigore 3: quello che sancisce la libertà della Chiesa d’Inghilterra,  quello che conferma le libertà di Londra ed altre città, e quella che stabilisce il principio per cui nessun uomo può essere imprigionato senza prima essere stato sottoposto ad un regolare processo.

In verità la Magna Charta non era e non aveva la pretesa di essere un’affermazione di alti principi scritti nero su bianco, ma era molto più semplicemente un gesto di riappacificazione tra un monarca e i suoi baroni, andando a stabilire un duraturo equilibrio di poteri tra il sovrano e l’aristocrazia, ed affermando che anche il re era soggetto alla legge non essendone al di sopra, ovvero, i sudditi erano sottoposti alla sua autorità ma non al suo arbitrio.

Da allora, da quel lontano giugno del 1215, la Magna Charta rappresenta un elemento fondante del moderno stato di diritto e, di conseguenza, della stessa democrazia.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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