Storia

La peste di Giustiniano: tanti morti da non sapere dove seppellirli

La terribile epidemia che mise in ginocchio l'Impero Romano d'Oriente

Parlando di peste la prima cosa che balza alla mente è la terribile epidemia del ‘300, quella che tra il 1347 ed il 1352 causò 25 milioni di vittime in Europa, ed alla quale abbiamo dedicato un articolo in passato. Vedremo ora un’altra epidemia di quel temutissimo morbo, quella che flagellò il bacino del Mediterraneo durante il regno dell’imperatore d’oriente Giustiniano (527-565), sovrano dal quale l’epidemia prese il nome.

Anche in questo caso la peste giunse dalla Asia (ma secondo alcuni studi originò in Etiopia), percorrendo le vie del commercio e giungendo dapprima in Egitto, per poi raggiungere la capitale Costantinopoli nel 541 passando attraverso la Palestina, diffondendo quindi nei Balcani e di qui in tutto l’Impero d’Oriente; dall’Egitto partivano infatti le merci destinate alla capitale, particolarmente le navi cariche di granaglie, cibo preferito dei ratti, i quali ospitano la pulce che passando dai roditori all’uomo veicola il batterio responsabile della malattia. A Costantinopoli il morbo si diffuse rapidamente, dato l’affollamento della capitale, i cui abitanti dovevano senz’altro essere già terrorizzati prima che l’epidemia divenisse manifesta, dato che il suo avvicinarsi era seguito con trepidazione via via che le notizie giungevano dalle provincie dell’impero. Dobbiamo tener presente che la Costantinopoli dell’epoca era una metropoli di 500.000 persone, il cui livello medio di igiene era senz’altro superiore a quello delle città europee della metà del 14° secolo, ma il sovraffollamento della città giocò senz’altro un ruolo cruciale nel favorire la diffusione del morbo. E difatti i dati che ci sono giunti dai cronisti dell’epoca sono a dir poco agghiaccianti: una volta che l’epidemia cominciò a diffondere, si arrivarono a contare mediamente 5.000 morti al giorno (ma con picchi di 10-12.000).

Date le impressionanti cifre in gioco, non stupisce come le autorità si trovasseroin crisi nel dover affrontare il problema di rimuovere l’impressionante quantità di cadaveri presenti in città: ne venivano portati fuori dalle mura a migliaia, venendo seppelliti in grandi fosse comuni che potevano contenere fino a 7.000 corpi ciascuna. Per far si che una fossa potesse accogliere quanti più corpi possibile, gli addetti al macabro serviziosaltavano sui corpi posti in superficie al fine di pressarli, andando a schiacciare gli strati di corpi sottostanti. Un’immagine davvero raccapricciante.

Ma i morti erano moltissimi e le fosse che vennero scavate ancora non bastavano a seppellirli tutti. Fu presa allora la drastica decisione di stiparli nelle torri delle fortificazioni del quartiere di Sycae (oggi distretto dell’area metropolitana di Istanbul), che poi furono sigillate; il problema era però che quando il vento soffiava da quella zona verso la città, l’odore (è il caso di dirlo) pestilenziale ammorbava l’aria rendendo ancora più penosa la vita dei già terrorizzati cittadini.

Ma dato che ancora non bastava e si continuavano ad accumulare cadaveri insepolti, si decise di lanciarli dalle mura che si affacciavano sul mare, col risultato che gli scogli sottostanti si ricoprivano di cadaveri che in parte venivano poi trascinati via dalle onde del mare.

Durante il picco dell’epidemia, ossia tra il 541 ed il 542, a Costantinopoli perirono circa 200.000 persone, ossia il 40% della popolazione; complessivamente nell’impero la percentuale di vittime in rapporto alla popolazione fu del 15%, senz’altro sottostimata se si considera che la malattia ebbe dei ritorni ogni 15 anni circa per i successivi due secoli, scomparendo definitivamente solo attorno al 700.

Ovviamente la terribile epidemia ebbe conseguenze economiche e sociali importanti, a cominciare dalla scarsità di manodopera sia per le attività commerciali che nelle campagne; ma altrettanto importanti furono le conseguenze politico-militari di lungo periodo per l’Impero Romano d’Oriente. Difatti l’epidemia indebolì l’apparato statale nel suo complesso e quindi anche il potenziale bellico, tanto che le invasioni dei popoli arabi nella prima metà del 600 avvennero anche per tale motivo (oltre all’impegno militare dei romani d’oriente contro i persiani), mentre in altre circostanze sarebbero state facilmente respinte; stesso discorso per la penetrazione delle popolazioni slave nei territori balcanici dell’Impero.

Dopo l’epidemia dell’epoca di Giustiniano, la peste risparmierà l’Europa per molti secoli, ripresentandosi massicciamente in quel 1347 che vide l’inizio della più terribile epidemia nella storia del Vecchio Continente, quella che portò alla morte 25 milioni di persone, vale a dire un terzo della popolazione europea.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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