Politica

LA VIA DELLA SETA DIVIDE IL GOVERNO

Emergono divisioni anche all'interno della Lega. L'Unione Europea è nettamente contraria

Un nuovo terreno di scontro sta per delinearsi all’interno dell’alleanza di Governo. Dopo la TAV che ha fatto sfiorare la crisi dell’Esecutivo gialloverde, ora la diaspora si sviluppa sulla ‘Via della Seta’, ovvero l’asse commerciale con Pechino.

Il Movimento Cinque Stelle guarda con favore e caldeggia la firma dell’accordo commerciale. La Lega è di parere diverso: non apertamente contraria ma quantomeno perplessa.

Il Segretario del Carroccio, Matteo Salvini ha infatti dichiarato: “Se si tratta di colonizzare l’Italia e le sue imprese da parte di potenze straniere, allora no”. Salvini ha sottolineato che non si tratta di pregiudizi nei confronti della Cina ma occorre impiegare “molta prudenza”. “Siamo favorevoli al sostegno e all’apertura dei mercati per le nostre imprese. Altre però sono le valutazioni, sempre attente, che occorre fare in settori strategici per il nostro Paese come telecomunicazioni e infrastrutture”, ha detto ancora il Ministro dell’Interno.

Stavolta però, le divisioni si sviluppano anche all’interno del Carroccio: una sfumatura che non è certo passata inosservata ai pentastellati che rilevano: “Sorprende la spaccatura della Lega sulla Via della Seta”, ricordando che ad esprimere parere positivo sia stato proprio un leghista, il Sottosegretario al MISE, Michele Geraci. “Questa frattura interna fa male alle nostre imprese e al Made in Italy – sottolineano dal M5S -. Stiamo lavorando perché le imprese ci chiedono uno sforzo per portare l’Italia nel mercato cinese e non subirlo”.

Nel merito ha parlato anche il Capo politico dei pentastellati, nonché Vicepremier e Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. La Via della Seta, per Di Maio, “non è assolutamente l’occasione per noi per stabilire nuove alleanze a livello mondiale e geopolitico, ma il modo per dire che dobbiamo riequilibrare le esportazioni di più sul nostro lato, un rapporto ora sbilanciato sulla Cina”.

Nella vicenda è intervenuto anche il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che ha tentato di ridimensionare le nascenti nuove tensioni. “Si sta facendo credo una gran confusione su questo accordo, che non è un accordo, è un Memorandum of understanding”, ha affermato Tria ricordando che “si ribadiscono i principi di cooperazione economico e commerciali presenti in tutti i documenti europei, nessuna regola commerciale ed economica viene cambiata”. Un cambiamento delle regole  commerciali “non sarebbe nelle possibilità italiane, visto che è una competenza europea; credo che si stia facendo un po’ una tempesta in un bicchier d’acqua”.

Sulla stessa linea del titolare dell’Economia, anche il premier Giuseppe Conte. Il Capo del Governo ha sottolineato che si tratta di un Memorandum foriero della possibilità di “rappresentare un’opportunità per l’Italia e per la UE e l’occasione per introdurre i nostri criteri e standard di sostenibilità finanziaria, economica e ambientale”. Rispondendo in qualche modo ai timori espressi dal presidente americano Donald Trump, Palazzo Chigi sottolinea che l’accordo è squisitamente economico e commerciale e quindi, non “ridisegna il quadro dei rapporti politici e la collocazione euro-atlantica del nostro Paese”. Rispondendo alla Lega, la presidenza del Consiglio dice: “Poniamo massima attenzione alla difesa dei nostri interessi nazionali, alla protezione delle infrastrutture strategiche, incluse quelle delle telecomunicazioni, e quindi alla sicurezza cibernetica”.

Intanto a Bruxelles c’è tensione per la possibile apertura dell’Italia nei confronti di Pechino. Come riferisce ‘Il Corriere della Sera’, la Cina è vista dall’UE come “un avversario sistemico che ha modelli di governance diversi” rispetto a quelli impiegati nel proscenio internazionale. Le politiche commerciali cinese, secondo l’Unione Europea, costringono il Continente a “difendere i propri principi e valori”. Da Bruxelles ci sia augura che l’Unione Europea sia concretamente compatta per poter favorire accordi con la Cina”per rafforzare le proprie politiche” e tutelare “la propria base industriale”.

Al momento, con buona pace dei dissidenti e dei perplessi, la linea del Governo italiano pare essere quella di siglare l’accordo con Pechino.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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