Cronaca

Le bufale ai tempi del Coronavirus

Quando anche durante una pandemia è la disinformazione a regnare sovrana

C’è un’amara verità che, soprattutto in questi ultimi giorni e alla luce dei dati diffusi dalla Protezione Civile, si evince dal web: nonostante la pandemia, le morti e la sanità al collasso, la disinformazione regna sovrana. Stando a quanto emerge da una lista stilata da NewsGuard (pubbicata in Italia, Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti), i burloni che bazzicano negli antri di una rete ancora poco controllata continuano a diffondere false notizie e teorie complottiste riguardo il Covid-19.

Prima tra queste in ordine temporale è certamente la teoria che vede Il virus sottratto da un laboratorio canadese da spie cinesi. Una delle prime bufale diffuse in rete, in quanto PolitiFact, FactCheck.org, e la Canadian Broadcasting Corp (Cbc) hanno fatto sapere che non ci sono prove a sostegno di questa tesi e che, quindi, è da considerarsi falsa. Probabilmente, le uniche prove a sostegno di questa affermazione facevano riferimento al fatto che due scienziati cinesi fossero stati allontanati da un laboratorio nel luglio del 2019, notizia data dalla  Cbc. Tuttavia, la Public Health Agency of Canada (Phac) ci ha tenuto a specificare alla Cbc che era stato richiesto loro un allontanamento a causa di un’indagine su una presunta “violazione del regolamento” e “una questione amministrativa” che nulla avevano a che vedere con la questione Covid-19.

Un’altra bufala che ha scosso il mondo online è quella secondo cui il virus del Covid-19 presenterebbe ‘sequenze simili all’Hiv’, lasciando intendere che si tratti di un virus costruito artificialmente. Il tutto è nato da una ricerca pubblicata sul sito BioRxiv.org, che presenta un sistema decisamente singolare: gli utenti hanno la possibilità di presentare studi scientifici prima di superare la fase peer-review, precedente alla pubblicazione. Ma, anche questa volta, è stato messo un punto grazie ad un articolo chiarificatore pubblicato nel febbraio 2020 sul sito di fact-checking HealthFeedback.org, che parla di una somiglianza tra il nuovo ceppo di coronavirus e l’HIV: “è stato realizzato utilizzando sequenze estremamente brevi, una pratica che spesso genera falsi positivi”. Grazie a quest’affermazione, il popolo web ha capito che gli autori della precedente ricerca non hanno notato che le stesse sequenze si trovano anche in molti altri organismi. Due giorni dopo, gli autori hanno ritirato dal sito l’articolo della discordia.

Ma se la disinformazione si fosse fermata qui, allora avremmo potuto gridare al miracolo. Invece, la fitta nebbia di confusione generale non si è diradata, arrivando anche a farci credere che la pandemia di Covid-19 era stata prevista in una simulazione. Nell’ottobre del 2019 il Johns Hopkins Center for Health Security di Baltimore e la Gates Foundation hanno effettuato un’esercitazione così detta Event 201 in preparazione a una pandemia. Questo con un dettaglio da non sottovalutare: lo scenario dell’esercitazione era quello di un virus con caratteristiche diverse rispetto al Covid-19, come il fatto di aver avuto origine in allevamenti di suini in Brasile, non in Cina.

E in questo marasma, era inverosimile che non fosse coinvolto in qualche teoria complotti sta anche Bill Gates, che, lo ricordiamo, rispettando la sua fama di filantropo ha donato finanziamenti al Pirbright Insistute, con sede nel Regno Unito. La donazione, a nome della Bill and Melinda Gates Foundation, era destinata ad un brevetto che copriva un ceppo diverso di coronavirus che colpisce i polli, non gli esseri umani.

NewsGuard ha voluto chiarire che:

Simili teorie del complotto sono state promosse da vari siti di disinformazione durante i primi focolai della malattia” ricordando come “Anche il virus dell’Ebola era stato ritenuto un’arma biologica”.

Un punto curioso è che da anni si ritiene che la tecnologia sia un’arma di controllo di massa e che le radiazioni dei dispositivi elettronici siano dannose per la salute, ma nessuno avrebbe mai immaginato una notizia del genere: “La tecnologia dei telefoni cellulari 5G è collegata alla pandemia di coronavirus”. Anche in questo caso la notizia viene considerata una bufala, perché non ci sono prove a sostegno della tesi, secondo quanto pubblicato dalla Reuters e da FullFact.org. In un articolo pubblicato dalla BBC nell’aprile 2020, il Dr. Simon Clarke, professore di microbiologia all’Università di Reading, ha parlato di queste affermazioni come di “spazzatura completa”.

E, naturalmente, non sono mancate le bufale sui presunti rimedi per curare il Covid-19:

“L’argento colloidale può curare il Covid-19”– stando alle parole dello statunitense National Center for Complementary and Integrative Health, l’uso di integratori alimentari d’argento colloidale non è raccomandato per alcuna malattia o condizione, in quanto potrebbe causare un disturbo chiamata argiria, un’alterazione grigio-bluastra permanente di pelle, unghie e gengive.

 “La Miracle Mineral Solution può curare il Covid-19” – si tratta di un agente sbiancante che, in realtà, NON può affatto curare il Covid-19, né  qualsiasi altra malattia. Tutt’altro: la sua ingestione porterebbe a gravi effetti collaterali come vomito e insufficienza epatica acuta, secondo quanto diffuso la Food and Drug Administration degli Stati Uniti.

Bufala: “L’aglio può curare il Covid-19” – In questo caso è intervenuta l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha chiarito “L’aglio è un alimento sano che può avere alcune proprietà antimicrobiche. Tuttavia, non ci sono prove in relazione all’epidemia del 2020 che il consumo di aglio abbia protetto le persone dal nuovo ceppo di coronavirus”.

Insomma, la triste realtà è che neanche una pandemia può fermare la tendenza delle bufale che, da anni, continua a minare la credibilità di giornali, siti web e blog d’informazione.

Carlotta Casolaro

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Redazione La Voce

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