Politica

L’EUROPA DICE NO ALLA MANOVRA E CI PREPARA LA PURGA

L'UE ci colpirà con la procedura d'infrazione per il debito eccessivo e l'OCSE dice che siamo pericolosi

Come volevasi dimostrare: la Commissione Europea ha bocciato senza indugio alcuno la Manovra finanziaria presentata dal Governo gialloverde. Motivo, l’eccesso di debito ed il fatto di aver del tutto ignorato gli avvertimenti formulati dall’Ecofin lo scorso 13 luglio. La violazione delle regole di Bilancio è stata ritenuta “particolarmente grave”.

Una decisione piuttosto scontata, considerando che il piano di Bilancio che l’Esecutivo aveva inviato a Bruxelles il 13 novembre scorso, non cambiava di una sola virgola il punto nevralgico, ovvero saldi e deficit al 2,4%. La diretta conseguenza conduce alla procedura d’infrazione che l’Europa avvierà nei confronti dell’Italia, probabilmente entro dicembre, le cui conseguenze si traducono in un bagno di sangue per i conti pubblici e quindi, per le tasche degli italiani.

Al Commissario Moscovici non è parso vero ricambiare le “gentilezze” che nei giorni scorsi gli erano state riservate dal Vicepremier e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Salvini non è un eroe, per niente. Nessuna istituzione prevede le stime fatte. E non è serio”, ha affermato l’esponente UE aggiungendo come ultima stilettata: “Lo Spread sale quando parla il Governo italiano”.

Duro anche il parere del vicepresidente della Commissione Dombrovskis che ha dichiarato: “Con quello che il Governo italiano ha messo sul tavolo, vediamo un rischio che il Paese cammini come un sonnambulo verso l’instabilità”. Secondo Dombrovskis, la Manovra “porterà nuova austerity e avrà un impatto negativo sulla crescita, dato che non contiene misure significative per rafforzare il potenziale di crescita, anzi, possibilmente il contrario”.

A rincarare la dose ci si è messo anche l’OCSE che senza mezzi termini ha definito l’Italia un rischio per l’Europa. A affermarlo, la capoeconomista Laurence Boone a Parigi, nel corso della presentazione dell’Economic Outlook 2018. La Boone, parlando poi dell’aumento dello Spread, ha detto che questo rappresenta un pericolo relativo per gli altri Paesi membri.

Tuttavia, l’Europa non ha chiuso la porta al dialogo che adesso ritiene, come detto da Moscovici, “più importante che mai”. Se vi fossero risultati costruttivi, potrebbero tornare utili a congelare la procedura d’infrazione, oltre che a tenere sotto controllo i Mercati. Di questo, la Commissione Europea se ne fa garante e questo è dimostrato dal fatto che ieri, lo Spread ha chiuso a 309 punti base: in sensibile calo rispetto ai giorni scorsi. Il problema però, è che Roma non intende, almeno al momento, prescindere dalle sue posizioni: la Manovra non si tocca, dicono da Palazzo Chigi. Salvini ha detto che si va avanti su “diritto al lavoro, alla salute e allo studio, meno tasse e più sicurezza”. E non ha mancato neanche di fare ironia: “La lettera? Aspetto quella di Babbo Natale”. Salvini all’Europa ha chiesto “rispetto per il popolo italiano visto che paghiamo ogni anno almeno 5 miliardi in più di quello che ci torna indietro”. Di Maio invece ha provato a svolgere un ruolo da mediatore e riferendosi all’UE ha detto: “Vogliamo la stessa cosa: ridurre il debito. E l’Unione Europea si convincerà che, per raggiungere l’obiettivo, abbiamo scelto l’unica strada che funziona: aiutare le famiglie e le imprese, creare nuove opportunità di lavoro per i giovani”.

Nella querelle è intervenuto anche il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria che, forse galvanizzato dalla chiusura di ieri dello Spread ha detto che “la divergenza” sul deficit è “contenuta”; si tratta di “decimali”. Tria ha aggiunto che i piani del Governo mantengono “il totale controllo dei conti pubblici, nei limiti della moderata politica espansiva”, elemento indispensabile per neutralizzare il rallentamento dell’economia. Il Ministro ha rinnovato il suo impegno per quanto riguarda il calo del debito.

Al di là delle manifestazioni di pensiero e di intenti, certo è che oggi, Roma e Bruxelles sulla Manovra parlano due lingue completamente diverse. Il Governo vede possibile la crescita dell’1,5% per il 2019 e quindi, fine dell’austerity. L’UE di contro, ritiene che l’impatto sul PIL sarà assolutamente negativo e l’austerity si rinnoverà. Difficile quindi trovare un punto d’incontro, partendo da posizioni così distanti.

Adesso, una carta importante è quella che si andrà a giocare sabato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una cena con il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker. Conte intende spiegare a Juncker il motivo per il quale “andiamo avanti, convinti che questa sia la strada migliore anche per ridurre il debito”. Prima però, dovrà passare dalle “forche caudine” delle opposizioni che lo attendono alla Camera per riferire.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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