Storia

L’Invincibile Armata: sfuma il sogno spagnolo di invadere l’Inghilterra

I pochi chilometri della Manica salvano gli inglesi dalla dominazione spagnola

Il Mediterraneo, centro delle rotte commerciali che univano l’Europa con i mercati asiatici, era stato per secoli il fulcro degli interessi delle grandi nazioni d’Europa; ma con la scoperta del Nuovo Mondo la situazione strategica e geo-politica cambiò radicalmente: ora i traffici commerciali si erano spostato sull’Oceano Atlantico, il Mediterraneo aveva perso d’importanza e le vecchie potenze, Venezia in testa, cominciarono ad entrare in una fase di declino; le nazioni che si affacciavano sull’Atlantico, che fino ad allora avevano giocato un ruolo marginale, divennero il centro del nuovo sistema economico del vecchio continente. Si aprì cosi la sfida che vide scontrarsi sui mari la Spagna, la Francia, il Portogallo, l’Inghilterra e i Paesi Bassi.

Sul finire del ‘500 la potenza egemone a livello mondiale era la Spagna, con i suoi immensi possedimenti coloniali che andavano dalle Americhe alle Filippine, dai quali una immensa ricchezza finiva nelle casse del reame; lo storico rivale, il Portogallo, era stato occupato (1580) e la vittoria conseguita a Lepanto (1571) aveva eliminato il pericolo turco. Per il re di Spagna, il cattolicissimo Filippo II, rimaneva un’unica preoccupazione, ovvero lo stato di perenne agitazione delle protestanti province olandesi, che allora erano sotto la corona spagnola. Il fatto era che i ribelli olandesi erano sostenuti dall’Inghilterra, la quale oltre a fornite aiuto militare sul campo, aveva dato vita alla guerra “corsara” contro le navi spagnole nei mari caraibici. Per Filippo la situazione era divenuta intollerabile, per cui la corona e le autorità spagnole decisero fosse giunto il momento di dare una dura lezione agli inglesi e alla loro regina Elisabetta I.

L’azione decisa dagli spagnoli doveva essere risolutiva una volta per tutte, per cui si decise l’invasione dell’Inghilterra; il piano prevedeva che la flotta spagnola, nominata Invincibile Armata, ottenesse il controllo del canale della Manica, dopodiché l’esercito sarebbe stato traghettato dai Paesi Bassi fin sulle coste inglesi. A tale scopo il comandante dell’armata delle Fiandre, il duca di Parma Alessandro Farnese, aveva radunato una forza di 30.000 fanti e 5.000 cavalieri; dal canto suo l’Inghilterra non era preparata a fronteggiare una tale forza d’invasione, essendo il suo esercito permanente decisamente insufficiente. Riguardo le contrapposte forze navali invece, la situazione era decisamente favorevole agli inglesi, disponendo questi di 172 tra navi da guerra e mercantili armati, al comando di Francis Drake; gli spagnoli, comandati dal duca Medina Sidonia, contrapponevano una flotta di 130 unità, delle quali però solo 70 erano armate, mentre le altre erano navi da trasporto destinate al traghettamento delle truppe attraverso la Manica. In termini numerici gli inglesi erano quindi superiori agli spagnoli, ma il divario era ulteriormente accentuato dalla tipologia di armamento: la flotta inglese disponeva di 1.972 cannoni di grosso calibro, contro i 2.600 degli spagnoli, dei quali però solo 1.124 erano adatti a colpire le imbarcazioni nemiche, mentre gli altri erano specifici per il tiro antiuomo, per cui erano efficaci solo in fase di abbordaggio. La differente tipologia di armamento delle due flotte rispecchierà quindi il diverso tipo di scontro ricercato nelle battaglie: gli inglesi cercheranno il contatto balistico a distanza, mentre gli spagnoli faranno di tutto per serrare le distanze e giungere allo scontro diretto.

La flotta spagnola giunse nel canale della Manica nella notte tra il 20 ed il 21 luglio del 1588, venendo intercettata dalla squadra inglese, che si lasciò superare per poi attaccare le unità spagnole alle spalle, causando loro gravi danni; nei successivi scontri del 23 e del 25 vi furono altri scontri, ma la flotta spagnola riuscì a proseguire fin quando gli inglesi la attaccarono mentre era alla fonda presso Calais il giorno 29, con una tattica che avrà per gli spagnoli effetti devastanti: gli inglesi incendiarono otto delle loro imbarcazioni e le lanciarono contro la squadra spagnola, le cui unità furono prese dal panico e finirono nello scompiglio speronandosi a vicenda; le poche navi spagnole scampate divennero facili prede isolate per le unità inglesi, che le annientarono bersagliandole a distanza con le loro potenti artiglierie. Delle 130 navi che componevano la flotta spagnola, solo 36 riuscirono a fuggire e a fare ritorno in patria; gli inglesi non perdettero nemmeno una nave.

Fu così sventata l’invasione spagnola dell’Inghilterra, cosa che avrebbe significato la fine della nascente potenza marittima inglese, ovvero ciò che di lì a poco avrebbe fatto dell’Inghilterra la dominatrice incontrastata dei sette mari. Bisogna poi considerare che l’eventuale invasione dell’Inghilterra da parte delle forze di Filippo II avrebbe significato l’arrivo dell’Inquisizione spagnola nel paese protestante per eccellenza, e non è difficile immaginare cosa questo avrebbe comportato.

Poco più di due secoli più tardi qualcun altro avrebbe tentato di invadere l’Inghilterra, ma anche questa volta avrebbe fallito: così come lo erano stati per Filippo II, gli inglesi sarebbero stati la spina nel fianco anche di Napoleone. E andando lungo la linea del tempo vi sarà un ulteriore tentativo di piegare gli inglesi, quando i tedeschi di Hitler cercheranno di occupare le isole britanniche; ma anche questa volta i pochi chilometri di mare che separano l’Inghilterra dal continente impediranno che un esercito di invasione potesse posare piede sul suolo inglese.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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