Mondo

LO HANNO FREGATO!

I toni trionfalistici di Conte a Bruxelles, ridimensionati dalla verità: sui migranti il premier torna a mani semivuote

“L’Italia non è più sola”, aveva affermato alle prime luci dell’alba di ieri, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, commentando l’esito del vertice europeo di Bruxelles. A ricondurlo alla realtà, il primo commento non entusiasta del suo vice, il Ministro degli Interni, Matteo Salvini che ha parlato di soddisfazione al 70%: dieci punti in meno di quelli espressi da Conte che si dava all’80.

Come se non bastasse, sono arrivate anche le parole del presidente francese, Emmanuel Macron che, in merito ai centri di accoglienza ha detto: “Vanno fatti nei Paesi di primo ingresso, sta a loro dire se sono candidati ad aprirli”. E la Francia, geograficamente parlando, notoriamente non è tra questi.

Conte, sulle prime, aveva ipotizzato che le parole del francese fossero imputabili alla stanchezza. Tutt’altro: Macron sapeva perfettamente quello che stava dicendo. Per chiarire meglio le idee al premier italiano, ha sottolineato: “Le regole di diritto internazionale e di soccorso in mare sono chiare: è il Paese sicuro più vicino che deve essere scelto come porto di approdo. Le nostre regole di responsabilità sono altrettanto chiare: si tratta del Paese di primo approdo nell’Ue. In nessun caso questi principi sono rimessi in discussione dall’accordo”. “La responsabilità di aprire centri per immigrati – ha proseguito Macron – “è dei Paesi di primo ingresso; sta a loro dire se sono candidati ad aprirli”. E’ fuor di dubbio che “la Francia non è un Paese di primo arrivo. Alcuni volevano spingere a questo. Ho rifiutato”, ha concluso il francese. Più chiaro di così…

Macron insomma, conferma che la grana dei migranti è e resta appannaggio esclusivo di Italia, Spagna e Malta, con tutto quello che ne consegue nel merito gestionale.

In buona sostanza, Conte si è fatto fregare dalla “Premiata Ditta Macron & Merkel”. Il premier torna a Roma con le mani semivuote mentre gli sbarchi continueranno e l’Italia dovrà continuare a sostenerne i costi. Tutto resta esattamente come prima con tendenza al peggioramento.

E la riforma del Trattato di Dublino? A Bruxelles si è parlato anche di questo ed in maniera così approfondita da meritare ampio spazio nel documento finale: si farà “quanto prima” che tradotto dal politichese significa, aspetta e spera.

Antonio Marino

Mostra Altro

Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
Pulsante per tornare all'inizio