Cronaca

Mattarella ricorda Don Diana a 25 anni dall’omicidio

Il Capo dello Stato: "La cultura di morte non prevarrà sul desiderio di una società più giusta e più ricca di opportunità"

Roma, 19 marzo – Sono trascorsi 25 anni dall’assassinio di Don Peppe Diana, il prete anti-camorra barbaramente trucidato all’interno della sua chiesa.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha ricordato il sacerdote con queste parole:

“A venticinque anni dal barbaro e vigliacco omicidio di don Giuseppe Diana, desidero esprimere il ricordo riconoscente degli italiani e, insieme, la mia personale vicinanza alla comunità che ha avuto il privilegio di conoscere e apprezzare la testimonianza di questo uomo giusto, coraggioso, dedito al bene comune, disposto a pagare di persona pur di contrastare l’ingiustizia e la violenza organizzata.

Don Giuseppe è nato a Casal di Principe e tra la sua gente ha continuato a operare, con lena instancabile e con animo sempre aperto alla speranza, affinché si spezzasse il giogo criminale e potessero aprirsi ai giovani nuove opportunità di crescita personale e di riscatto sociale. I camorristi l’hanno ucciso nella sacrestia della chiesa, prima della messa. Pensavano di far tacere una voce scomoda, di cancellare la reazione civile alla sopraffazione, di annientare una forza educativa che costruiva libertà: ma gli assassini hanno soltanto mostrato, una volta di più, l’abisso che separa l’umanità di chi cerca il bene dalla disumanità della camorra e delle mafie.

Il martirio di don Diana rende oggi ancor più solenni le sue parole: “Per amore del mio popolo non tacerò”. Per amore di noi stessi e del nostro Paese sentiamo il dovere di raccogliere e trasmettere il testimone di quanti ci hanno insegnato a non piegare la testa davanti alle minacce, di non rinunciare mai alla dignità della vita, di non cedere all’illegalità e al sopruso.

La camorra è una forma di terrorismo che sradicheremo. La cultura di morte non prevarrà sul desiderio di una società più giusta e più ricca di opportunità. Questo giorno di memoria è un giorno di impegno e di responsabilità. La Repubblica non lascerà sole le comunità, come quella di don Giuseppe Diana, che hanno subìto ferite così profonde. Le istituzioni devono rispondere alla domanda di giustizia che sale dalle numerose vittime innocenti, dalle famiglie, dalle persone a cui il crimine organizzato continua a rubare il futuro. Ma tutta la società civile, a partire da ciascuno di noi, è chiamata a fare la propria parte, seguendo la strada indicata da persone come don Giuseppe”.

La Voce

Fonte: Presidenza della Repubblica italiana

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Redazione La Voce

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