Cronaca

‘MONDO DI MEZZO’: PER LA CASSAZIONE NON E’ MAFIA

L'Alta Corte ribalta la sentenza d'appello. Processo da rifare per 17 persone

Roma, 23 ottobre – La Corte di Cassazione ha escluso la matrice mafiosa nel procedimento processuale che riguarda ‘Mondo di Mezzo’, meglio noto come ‘Mafia Capitale’. Ribaltata così la sentenza della Corte d’Appello che aveva riconosciuto la legittimità dell’applicazione dell’Articolo 416 bis del Codice Penale. Nella decisione assunta dalla Cassazione, molte delle accuse imputate a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati sono decadute.

Erano 32 le posizioni al vaglio della Sesta Sezione Penale. Di queste, 17 erano state condannate in appello con l’aggravante mafiosa oppure per concorso esterno o per associazione a delinquere di stampo mafioso. Quanto deciso dall’Alta Corte comporta dunque un nuovo processo d’appello per queste 17 persone e comunque relativo solo ad alcuni dei reati contestati. Tra questi, spiccano i nomi di Luca Gramazio, ex capogruppo PDL alla Regione Lazio, e Franco Panzironi, ex ad dell’AMA. Per quanto riguarda Buzzi e Carminati, la sentenza emessa in primo grado non aveva riconosciuto l’aggravante mafiosa. Ora, Buzzi è stato assolto dalle accuse di turbativa d’asta e corruzione. Per Carminati invece, decade l’accusa di intestazione fittizia di beni.

Il fatto che la Cassazione non abbia riconosciuto l’aggravante mafiosa, ha comportato anche l’annullamento di alcuni risarcimenti alle parti civili tra le quali, anche alcune associazioni antimafia.

L’Avvocato Cesare Placanica, difensore di Carminati, ha dichiarato: “Sono soddisfattissimo come avvocato e cittadino”. “La Corte di Cassazione ha detto che a Roma non c’è mafia”, ha aggiunto il legale. A chi gli chiedeva se questa sentenza fosse da intendersi come una vittoria per Carminati, Placanica ha risposto: “Ridurre i processi a vittorie e sconfitte è una cosa che non va bene perché dà una carica impropria ai processi che si fanno per stabilire se uno è colpevole o innocente”. Placanica non ha gradito molto la presenza del Sindaco di Roma, Virginia Raggi e quella del presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra. Nel merito ha affermato: “La difesa sociale si arresta alle porte del processo, ecco perché sembra un fatto senza senso che un politico venga al processo. Il processo è una cosa delicata dove si stabilisce se uno ha commesso un reato oppure no. Introdurre la difesa sociale nel processo porta distorsioni”.

Ed è proprio la Raggi a commentare la sentenza della Cassazione: “Questa sentenza conferma comunque il sodalizio criminale. È stata scritta una pagina molto buia della storia di questa città. Lavoriamo insieme ai romani per risorgere dalle macerie che ci hanno lasciato, seguendo un percorso di legalità e diritti. Una cosa voglio dire ai cittadini onesti: andiamo avanti a testa alta”.

Tornando sul fronte della difesa, l’avvocato Alessandro Diddi, difensore di Salvatore Buzzi, ha dichiarato: “Buzzi su mia indicazione aveva ammesso alcune delle contestazioni. A Roma c’era un sistema marcio e corrotto e la sentenza di primo grado l’ha riconosciuto. La procura ha provato a sostenere la mafia. La Cassazione ha detto quello che avevamo sostenuto fin dall’inizio”.

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