Politica

NEL PD FINISCE A “TARALLUCCI E VINO”. Martina fa pace con Renzi che si riprende il Partito

Il Segretario reggente incassa il voto unanime alla sua relazione. I Dem ora sperano nella grosse koalition

Lo scontro tra il Segretario reggente del Partito Democratico, Maurizio Martina ed il suo predecessore e mentore, Matteo Renzi, si è risolto nella Direzione del Partito senza spargimenti di sangue. Martina ha incassato il voto favorevole ed unanime alla sua relazione che lo manterrà alla guida dei Dem almeno sino all’Assemblea nazionale. La sua polizza assicurativa è data dalla chiusura di porte e finestre al Movimento Cinque Stelle ed alle prospettive di un governo alla tedesca: grosse koalition. Più che altro, capire con chi.

Cosa non si fa per durare! Dopo aver attaccato Renzi per le sue posizioni avverse ad accordi di governo con Lega e M5s, Martina si è allineato con chi ancora evidentemente conta nei Dem ed ha espresso la sua contrarietà a questi accordi. I renziani hanno ovviamente esultato. E’ il prezzo che il reggente paga per poter guidare il PD: almeno per ora.

Scissione scongiurata dunque, almeno per ora. Franceschini ne parla come  “un segnale per il popolo del PD, frastornato e stordito”.

Martina, va detto con onestà intellettuale, ha preso atto delle sconfitte elettorali subite dal Partito Democratico, senza cercare giustificazioni alla ‘Renzi style’. Un bagno d’umiltà apprezzato dalle minoranze guidate da Gianni Cuperlo, Andrea Orlando e Michele Emiliano.

Il dibattito sul documento di Martina ha visto Guerini chiedere di inserire integrazioni rilevanti sotto il profilo della tempistica del Congresso. Cuperlo ed Orlando hanno espresso criticità verso quanto affermato da Renzi in tv: critiche date più che altro dal salvare la faccia degli oppositori duri e puri, ma senza alcuna rilevanza dibattimentale. La minoranza Dem espressa da Franceschini, non ha voluto comunque precludere ad un confronto con Di Maio & Co., pur riconoscendo che “da domenica un accordo con M5s non è più all’ordine del giorno”. Quello che le urne di marzo hanno consegnato, è di fatto un sistema tripolare e se i Dem rigetteranno il confronto con il M5s, va da sé che questi cercheranno un interlocutore nel Centrodestra: un’eventualità che a Franceschini è assolutamente chiara, insieme alle conseguenze di subire un altro bagno di sangue alle prossime Amministrative, così come è stato in Molise ed in Friuli. Anche Franceschini dunque, ha messo la coda in mezzo alle gambe al cospetto di un Matteo Renzi, tutt’altro che politicamente deceduto.

Il documento di Guerini scompare così di scena e l’accordo lo si trova sulla relazione di Martina, ovvero di Renzi. Ora, nel Partito Democratico sono tutti felici e contenti: Martina che tirerà a campare, gestito da Renzi, sino al Congresso previsto entro maggio e le minoranze che, in un’ottica di governo del Presidente oppure istituzionale, dicono grazie al cielo per aver evitato un’altra frammentazione.

Finisce così, “a tarallucci e vino” con Renzi che di fatto si riprende il Partito Democratico mentre l’Italia, dopo due mesi dalle elezioni, non ha ancora un governo.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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