Storia

Paolo Sarpi, il frate intellettuale che sfidò la Chiesa

Un paladino della modernità nell’Italia della Controriforma

Pietro Sarpi nacque a Venezia il 14 agosto del 1552 e, una volta presi gli ordini nei Servi di Maria, acquisì il nome di Paolo; durante la sua esistenza si interessò a vari campi del sapere, dalla matematica all’astronomia, dalla letteratura all’anatomia, dalla teologia alla storia, divenendo in ciascuna disciplina un erudito. Crebbe intellettualmente negli anni della Controriforma e del Concilio di Trento, ovvero la risposta repressiva ed ultraconservatrice della Chiesa Cattolica posta innanzi al dilagare del protestantesimo in Europa. E fin da subito (1573) Sarpi divenne oggetto dell’interesse dell’Inquisizione a causa della denuncia di un confratello per il fatto che il nostro monaco studioso avesse commentato in maniera non proprio ortodossa il contenuto dei primi libri dell’Antico Testamento; ma le argomentazioni di Sarpi erano talmente inconfutabili che gli inquisitori si trovarono costretti a dargli ragione.

Intanto Sarpi saliva nella gerarchia ecclesiastica venendo così in contatto con personaggi illustri della sua epoca, tra i quali Giordano Bruno e Galileo Galilei. Ma la posizione raggiunta all’interno del suo Ordine gli creò delle inimicizie, tanto che fu nuovamente denunciato all’Inquisizione, venendo però nuovamente prosciolto dalle accuse.

Intanto i rapporti diplomatici tra la Serenissima Repubblica e la Santa Sede si facevano sempre più tesi data l’invadenza dell’autorità ecclesiastica nelle questioni della Repubblica; ne conseguì una serie di provvedimenti governativi atti a contenere lo strapotere della Chiesa nei territori veneziani, come la limitazione delle competenze del foro ecclesiastico (il tribunale che sottraeva gli uomini di chiesa alla giustizia ordinaria, anche per reati gravi), e forti limitazioni al patrimonio immobiliare delle Chiesa, già allora enorme (la storia si ripete, oggi la Chiesa Cattolica è proprietaria del venti percento degli immobili in Italia!). Ovviamente la Chiesa reagì e la Serenissima incaricò Sarpi di prendere la difesa giuridica dei provvedimenti adottati, sulla base del modernissimo concetto per cui la Chiesa dovesse occuparsi delle questioni spirituali e non di quelle laiche e della vita civile, ritenute di competenza esclusiva dello Stato (1606). Durissima fu la reazione del pontefice Paolo V che scomunicò l’intero consiglio veneziano.

Il braccio di ferro tra la Chiesa e Venezia andò avanti ed anche Sarpi fu colpito da scomunica con tanto di convocazione da parte dell’Inquisizione romana, alla quale Sarpi non rispose. La reazione della Chiesa fu a dir poco delinquenziale, arrivando addirittura a mandare dei sicari a tentare di uccidere Sarpi, il quale il 5 ottobre del 1607 fu aggredito e accoltellato prendendo due stilettate al collo ed una alla faccia, rimanendogli il coltello conficcato tra l’orecchio destro ed il naso dopo avergli attraversato la faccia. Sarpi fu medicato e rimase vivo non avendo le pugnalate leso organi vitali.

Sarpi rimase sempre interlocutore privilegiato dello Stato veneziano, il quale rimase una sorta di isola felice in quell’Italia assoggettata al potere ecclesiastico, dove nessuno poteva esprimere opinioni anche solo vagamente contrarie alla dottrina ufficiale e dove pubblicare scritti su un qualunque argomento non gradito all’autorità ecclesiastica volva dire finire davanti al tribunale dell’Inquisizione. Non è un caso che il territorio della Serenissima abbia ospitato illustri uomini di pensiero libero come Giordano Bruno e Galileo Galilei, che trovarono appoggio nella classe dirigente veneziana colta e di moderne vedute, in uno Stato che aveva come centro culturale la prestigiosissima università di Padova, ove anche il Galilei insegnò e dove lo stesso Sarpi si laureò in teologia.

Come abbiamo detto in apertura, Sarpi fu anche uomo di scienza e amico di Galileo Galilei, il quale soleva chiamarlo “maestro”; e quando nel 1616 lo scienziato pisano subì la prima condanna dell’Inquisizione, il Sarpi scrisse: «Verrà il giorno, e ne sono quasi certo, che gli uomini, da studi resi migliori, deploreranno la disgrazia di Galileo e l’ingiustizia resa a sì grande uomo». E quel grande uomo e grande scienziato si ispirò moltissimo agli insegnamenti di Sarpi per realizzare quegli studi che lo porteranno a divenire il padre della scienza come la intendiamo oggi; tale era la considerazione di Galileo verso Sarpi, che arrivò a scrivere “posso senza iperbole alcuna affermare che niuno l’avanza in Europa in cognizione di queste scienze…”. Ma quando Galileo pubblicò il Sidereus Nuncius, l’opera con la quale lo scienziato comunicava all’umanità le proprie scoperte in campo astronomico, non poté fare menzione del contributo dell’amico e maestro Sarpi, essendo questi personaggio troppo inviso all’autorità ecclesiastica.

Come letterato e studioso di storia Sarpi fu autore di una “Istoria del Concilio di Trento” che, manco a dirlo, nel 1619 fu messa all’Indice dei libri proibiti, che per la cronaca è stato soppresso dalla Chiesa Cattolica solo nel 1966 (non è un errore di battitura, l’anno è proprio il milleNOVECENTOsessanatasei!).

Paolo Sarpi morì il 15 gennaio del 1623, e si narrano diverse versioni dei suoi ultimi giorni di vita, alcune delle quali lo dipingono come un uomo di fede che si stava avvicinando alla dottrina protestante. Oggi in tutte le grandi città d’Italia vi sono piazze e vie intitolate a Paolo Sarpi, e ciò è senz’altro un bene.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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