Storia

Pisa dominatrice dei mari: l’epopea della gloriosa repubblica marinara

Abilità commerciale ed astuzia politica nella storia di una città che fu grande

Dopo esserci occupati di Amalfi, continuiamo la rassegna delle repubbliche marinare ripercorrendo le vicende che resero potente sul mare un’altra città italiana, ovvero Pisa.

Non esistono notizie certe che permettano di attribuire la paternità della fondazione di Pisa, che si colloca senz’altro intorno al VII secolo a.C.: secondo alcuni le origini della città sono greche, secondo altri liguri. Certo è che Pisa conobbe un periodo di grande fioritura commerciale fin dai tempi in cui fu sotto dominio etrusco, epoca in cui gettò le basi per quella storia di grande intraprendenza commerciale marittima che ne farà una delle repubbliche marinare più importanti. Naturalmente alla fase etrusca seguì quella romana, e con la fine dell’Impero Romano d’Occidente Pisa divenne bizantina, riuscendo anche a resistere all’invasione longobarda nel VI secolo, rimanendo sotto dominio di bisanzio; naturalmente l’essere città dell’Impero d’Oriente in un territorio longobardo precludeva la possibilità di contatti con l’interno, motivo per cui i pisani dovettero necessariamente rivolgere le loro attenzioni al mare, realizzando quindi un percorso di trasformazione in repubblica del mare del tutto simile a quanto accadde per Amalfi.

Il ruolo di baluardo bizantino in terra longobarda era però oltremodo difficile per la città, ragione per cui Pisa, approfittando della lontananza geografica con Costantinopoli, arrivò ad un accordo con i longobardi, i quali in cambio di una forte autonomia fecero di Pisa una loro importantissima base navale nel Tirreno. Giunse poi l’epoca del dominio dei franchi, vincitori sui longobardi, e quindi della storia di Pisa come città del Sacro Romano Impero. In questa fase Pisa ebbe un ruolo di privilegio, essendo la città dominata da casate in stretto rapporto con la corte imperiale, ossia quei Gualandi, Sismondi e Lanfranchi citati da Dante nel Canto XXXIII. In questa fase Pisa si barcamenò nelle lotte tra papi ed imperatori schierandosi con l’una o con l’altra parte a seconda della convenienza del momento, riuscendo abilmente a trarre vantaggi dalla situazione politica contingente, continuando nel contempo ad arricchirsi sia nei commerci marittimi, sia portando a casa ricchi bottini ottenuti dalle incursioni anti-saracene contro le coste della Sardegna e delle Baleari, portate avanti da una flotta agguerrita ed aggressiva.

Sul finire dell’XI secolo, grazie alla potenza economica ed al conseguente peso politico, Pisa divenne repubblica autonoma. Continuando a crescere come potenza marittima, la repubblica marinara trovo una ghiotta occasione di ulteriore arricchimento nell’impresa della Prima Crociata (1096-1099), partecipando con la sua potente flotta a diversi assedi; Pisa si impose quindi come potenza marittima al pari di Amalfi, Genova e Venezia, le città che da quel momento in poi le avrebbero conteso il dominio dei mari.

Nel XII secolo prese piede quel contrasto militare originato da rivalità commerciali che contrappose Pisa a Genova; le due città infatti si contendevano il controllo della Sardegna e della Corsica, e si realizzò quindi un botta e risposta fatto di diverse operazioni di assedio ed incursione a danno delle rispettive installazioni portuali. La lotta ebbe poi una tregua quando si delineò la minaccia dei normanni, che si erano stabilmente impadroniti del meridione d’Italia; le due rivali si trovarono poi schierate dalla stessa parte quando decisero di appoggiare il Barbarossa durante la sua discesa nella penisola. Terminata questa fase, le due storiche rivali ripresero a guerreggiare, per poi ritrovarsi alleate durante la Terza Crociata (1189-1192), ed a dichiararsi nuovamente guerra, particolarmente per il controllo della strategica città siciliana di Siracusa. Arrivò quindi la Quarta Crociata (1204), alla quale Pisa e Genova non parteciparono essendo impegnate a combattere tra loro; e come spesso accade, tra i due litiganti il terzo gode: fu la sola Venezia a rispondere alle richieste di appoggio logistico delle potenze europee impegnate nell’impresa militare, e questa occasione fu abilmente sfruttata dalla Serenissima per creare il suo vasto e secolare impero marittimo.

Arrivò poi l’epoca dell’imperatore di Federico II di Svevia, periodo nel quale le città italiane dovettero decidere da che parte stare: Pisa confermò la propria scelta Ghibellina mentre Genova, manco a dirlo, si schierò con la fazioneGuelfa. Alla morte dell’imperatore, la causa ghibellina ebbe un tracollo e lo schieramento guelfo si rivelò sempre più come il vincente nella secolare disputa.

Per Pisa fu l’inizio del declino, accelerato a metà del XII secolo dall’ennesima guerra contro l’eterna rivale ligure; ma questa volta anche Firenze e Lucca presero parte alla contesa schierandosi a favore di Genova.

Si arrivò poi allo scontro finale, quando alla battaglia navale della Meloria (di fronte al porto di Livorno), la flotta pisana fu sbaragliata da quella genovese in forte superiorità numerica: solo poche galee si salvarono dalla rovinosa sconfitta, i pisani contarono cinquemila morti, e ben undicimila furono catturati e deportati a Genova da prigionieri (da qui il modo di dire “Chi vuol vedere Pisa vada a Genova”); molti prigionieri pisani morirono nel luogo di detenzione, in quello che ancora oggi è un quartiere di Genova che si chiama proprio Campopisano; di questi pochissimi tornarono in patria dopo ben tredici anni di prigionia. A questo punto Pisa non poté fare altro che accettare le durissime condizioni di pace: Genova impose ai pisani la cessione della Corsica, di gran parte della Sardegna, di numerose isole dell’arcipelago toscano, nonché la rinuncia a molte rotte commerciali con l’oriente. Fu la fine della potenza marittima pisana: da qual momento in poi le navi di Pisa si sarebbero limitate a solcare le sole rotte del Tirreno settentrionale. Nei secoli successivi Pisa verrà sottomessa a Lucca, alla Milano dei Visconti, ed infine all’odiata Firenze.

In ultimo una curiosità. Durante una delle tante guerre che videro Pisa contrapporsi alla storica rivale Genova, quest’ultima catturò le catene del porto di Pisa, che furono poi portate in patria dai genovesi come trofeo di guerra; nel 1860, al compimento dell’Unità d’Italia, Genova restituì a Pisa quelle catene, attestando con quel gesto la fratellanza delle due antiche rivali ora unite nell’appartenenza alla comune Patria italiana.

Marco Ammendola

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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